Il 66% del risparmio degli immigrati resta in Italia, per fare fronte alle emergenze determinate dalla crisi (il 27%) e per motivi legati ad esigenze tipiche di chi sembra aver scelto di radicarsi e integrarsi nel nostro Paese (in particolare l’11% per l’educazione e il 10% per l’acquisto della casa).
È quanto emerge dall’ultima indagine dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei migranti, presentato nell’ambito del Forum CSR 2013. Tre le aree di studio: il lato dell’offerta col coinvolgimento delle banche italiane (pari al 74% del totale attivo del sistema, il 61% degli sportelli di sistema) e di BancoPosta; il lato della domanda con interviste e questionari ad un campione significativo di migranti di dieci nazionalità nelle città di Milano, Roma e Napoli; e l’imprenditoria tramite l’analisi delle imprese condotte da immigrati presenti in quattro territori campione (Milano, Bergamo, Brescia e Roma).
Secondo lo studio quasi 2 milioni il numero dei conti correnti presso banche e BancoPosta intestati a cittadini immigrati di 21 nazionalità (pari all’88% dei migranti residenti in Italia) considerate nell’indagine del CeSpi a dicembre 2011. Circa 2.264.900 i cittadini immigrati che hanno accesso diretto al conto corrente se si considerano i conti cointestati. Nell’indagine sono state ricomprese anche le carte con Iban e la carta PostePay offerta da BancoPosta, limitatamente ai clienti che non sono titolari di un conto corrente: pari a circa 580.900 il numero di cittadini immigrati titolari questi strumenti.