Rinvio a giudizio per i sette funzionari appartenenti ai vertici delle agenzie di rating S&P e Fitch e archiviazione per i responsabili di Moody’s. Questo l’esito delle indagini avviate due anni fa dai Pm di Trani secondo cui le agenzie «fornivano intenzionalmente ai mercati finanziari un’informazione tendenziosa e distorta (come tale, anche falsata) in merito all’affidabilità creditizia italiana ed alle iniziative di risanamento e rilancio economico adottate dal Governo italiano, in modo da disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne, così, il loro valore». L’inchiesta dei Pm è scattata dopo l’esposto di Adusbef e Federconsumatori, che lamentavano il fatto che i cattivi giudizi espressi dalle agenzie di rating sui conti italiani comportassero un aumento dei tassi di interesse e quindi del costo per le casse pubbliche, e quindi per gli stessi cittadini. Operazioni, secondo i consumatori, intenzionali e volte a scatenare movimenti speculativi. L’accusa è di manipolazione del mercato continuata e pluriaggravata perché, per gli inquirenti, «in concorso fra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso e in tempi diversi ponevano in essere una serie di artifici tanto nell’elaborazione, quanto nella diffusione dei rating sul debito sovrano italiano concretamente idonei a provocare. In parallelo all’inchiesta di Trani, la Procura regionale del Lazio della Corte dei Conti ha aperto un’indagine stimando in 120 miliardi il danno erariale che sarebbe stato provocato dalle agenzie.