L’appuntamento è per il 14 gennaio, a Londra, quando si alzerà finalmente il velo sul nuovo piano strategico di Generali Assicurazioni. Per ora il neo amministratore delegato, Mario Greco, insediato ad agosto, è stato occupato a risistemare l’assetto di comando della compagnia, riassegnando incarichi e poltrone. Così è stata semplificata la struttura, prevedendo un unico amministratore delegato (Greco appunto) al vertice, ed è stata creata una task force dei dieci manager più importanti del gruppo che si riunisce, puntuale, ogni lunedì. Tutto dovrebbe essere così più veloce e più snello. Da occupare ci sono però ancora due poltone di snodo, quella di responsabile delle strategie d’investimento (cio) e delle procedure operative (coo), per ora assegnate ad interim allo stesso Greco. Già da un po’ gli head hunter sono al lavoro per assegnare gli incarichi e a brevissimo, probabilmente già entro fine mese, sono attese le nomine. Così il capitolo del riordino della governance sarà completato, ma l’attenzione del mercato è ovviamente tutta concentrata sul piano strategico di gennaio dal quale si potrà finalmente sapere cosa vorranno fare Greco e i suoi uomini per riportare Generali tra i più grandi assicuratori mondiali e far contenti gli azionisti. I numeri del bilancio dei nove mesi, presentati al mercato venerdì 9, sono confortanti, specie sul fronte della solvibilità. Il risultato operativo complessivo a settembre è stato di 3,29 miliardi, in crescita del 9,4%, con premi totali di 51 miliardi, saliti del 4,7%. Mentre l’utile dei nove mesi si è attestato a 1,1 miliardi, in miglioramento del 37,3%. I premi, insomma, hanno tenuto e la compagnia sta concentrando gli sforzi per migliorare la profittabilità . Nel comparto Vita, per esempio, il gruppo ha deciso di non rinnovare contratti poco redditizi arrivati a scadenza, non solo in Italia, ma anche in Spagna e Francia. E per i prossimi mesi vuole proseguire la riduzione delle garanzie finanziarie presenti nei contratti Vita tradizionali, con un effetto positivo sul capitale richiesto a copertura di questi prodotti. La sfida sarà riuscire a mantenere alta la raccolta anche con polizze Vita meno attraenti agli occhi del risparmiatore in cerca di rendimenti alti e sicuri. Ma la priorità è aumentare la solvibilità e il patrimonio di Generali, come in parte già avvenuto in questi primi nove mesi, grazie anche al recupero di valore degli investimenti, specie quelli obbligazionari. Nei primi nove mesi del 2012 Generali ha registrato infatti svalutazioni per 894 milioni contro i 3,1 miliardi dell’anno precedente, quando avevano pesato soprattutto i cali di valore dei titoli greci e delle azioni Telco. Quest’anno la maggior parte delle svalutazioni è arrivata dal settore azionario, che ha pesato per 563 milioni (contro 773 milioni del 2011), mentre l’obbligazionario ha inciso per appena 184 milioni a dispetto addirittura degli 1,88 miliardi dell’anno scorso) e 41 milioni sono arrivati dall’immobiliare (21 milioni l’anno scorso). Tra le svalutazioni del terzo trimestre ci sono state per esempio le obbligazioni «Uni cashes, ovvero i bond convertibili che abbiamo acquistato da Unicredit», che hanno pesato per circa 35 milioni, ha spiegato il nuovo cfo Alberto Minali e complessivamente si può certamente affermare che l’andamento delle borse, e soprattutto dei corsi obbligazionari, hanno dato una mano a Greco per presentare conti in crescita, e soprattutto un indice di solvibilità (Solvency I) in evidente miglioramento (è salito al 140% rispetto al 117% della fine dello scorso anno). E includendo anche la cessione dell’israeliana Migdal, completata a fine ottobre, l’indice sarebbe salito fino al 145%. Così, anche se nel 2014 è previsto il riacquisto delle quote di Ppf Holding, joint venture dell’Europa dell’est per cui serviranno più di 2,5 miliardi di euro, sembra allontanarsi il pericolo di dover ricorrere presto a un aumento di capitale. «Non c’è alcuna ipotesi di aumento », ha chiarito Minali, aggiungendo che tra l’altro «non c’è alcun cambiamento negli accordi con Ppf, così come il downgrade di Moody’s (su Generali, ndr) non dà loro un diritto automatico a esercitare la put prima della scadenza del 2014». Ma nei numeri presentati venerdì 9 c’è ben poco della gestione di Greco, che si è insediato del resto solo il primo agosto con Minali arrivato il primo ottobre. Bisognerà aspettare almeno la chiusura del 2012 (su cui è si prevede un obiettivo di utile operativo di 4 miliardi) per fare un primo bilancio. Necessariamente parziale, considerando che «muovere Generali è come muovere una grande petroliera. Un gruppo con altissime potenzialità inespresse», ma per vedere gli effetti sulla gestione, «bisogna preparare molto prima le manovre», dicono i nuovi manager. Qualche input, anche in attesa del piano strategico però, è già arrivato: dalla dismissione degli asset non più centrali, tipo Bsi e le attività riassicurative Usa, su cui «il processo di vendita è in corso», (come ha assicurato Greco), alla ridefinizione della politica degli investimenti che ha comportato una riduzione del rischio. Da investire ci sono oggi 15 miliardi di euro di liquidità nel Vita e 3 miliardi nel Danni e nei prossimi mesi bisognerà decidere dove collocarli predilegendo bond corporate non finanziari e asset class decorrelate, escludendo per ora, azioni e immobiliare. E poi c’è da avviare la risistemazione delle controllate italiane, che rappresentano due terzi dei 50 miliardi di premi del gruppo. In ballo c’è la fusione tra Toro e Ina Assitalia in Generali, lasciando fuori Alleanza. Una riorganizzione che ha ovviamente lo scopo di ridurre i costi e creare sinergie, su cui il management è al lavoro ma che comunicherà al mercato soltanto a metà gennaio a Londra. (riproduzione riservata) Anna Messia