di Carlotta Scozzari

Utili netti a 1,16 miliardi di euro con un risultato operativo a 3,27. Questi i numeri relativi ai primi nove mesi del 2012 che, secondo le attese della media degli analisti, Generali si appresta ad approvare nel consiglio di amministrazione in calendario per oggi. Se la gestione dei nove mesi risulta ancora imputabile per la maggior parte all’ex amministratore delegato del Leone, Giovanni Perissinotto, uscito tumultuosamente all’inizio di giugno, l’andamento del terzo trimestre è invece interamente attribuibile al suo successore Mario Greco. Quest’ultimo, insediatosi nel quartier generale triestino soltanto ad agosto, ha già rivoluzionato l’organizzazione del gruppo, sostituendo alla direzione finanziaria Raffaele Agrusti con Alberto Minali e prendendo in mano le redini del cda come unico ad. Sergio Balbinot, infatti, è uscito dal board e ha assunto l’incarico – creato apposta per lui ma considerato dai più alla stregua di un demansionamento – di chief insurance officer. Tornando alle attese sui numeri che saranno approvati oggi dal cda, il consensus degli analisti si attende profitti pari in media a 1,164 miliardi; se così fosse si tratterebbe di un dato in crescita rispetto agli 825 milioni con cui la compagnia assicurativa aveva archiviato i primi nove mesi del 2011. I premi sono invece attesi stabili, mentre il risultato operativo, stando alle attese, dovrebbe posizionarsi a 3,269 miliardi. Il management del gruppo del Leone ha un target di utile operativo da raggiungere entro la fine dell’anno in corso compreso tra i 3,9 e i 4,5 miliardi.
Tuttavia, per conoscere quali saranno effettivamente i numeri dei nove mesi e del terzo trimestre del gruppo triestino bisognerà attendere domani, prima dell’apertura dei mercati. Sempre domani, ma alle 12.00, c’è attesa per la conference call con gli analisti alla quale prenderanno parte Greco e Minoli. Quest’ultimo appuntamento potrebbe fornire, tra l’altro, il pretesto per un aggiornamento sul dossier cessioni, che riguarda in particolare le attività statunitensi, valutate fino a 1 miliardo di dollari, e la controllata svizzera Bsi. Al centro dei riflettori c’è poi sempre il tema della joint venture con la ceca Ppf, man mano che si avvicina sempre di più la scadenza, prevista per il luglio del 2014, dell’opzione di vendita sul 49% in mano al socio nonché consigliere delle Generali, Petr Kellner. L’esercizio dell’opzione, che porterebbe la compagnia triestina al 100% della joint venture, potrebbe costare a Generali fino a 3 miliardi. Una zavorra che per il gruppo del Leone tende a farsi più pressante ogni volta che lo spread si allarga (non è comunque il caso degli ultimi tempi), essendo la compagnia fortemente esposta sui titoli di Stato (quelli in portafoglio alla fine di giugno superavano i 50 miliardi). In ogni caso, tanto il tema della dismissioni quanto quello della joint venture con Ppf dovrebbero essere contenuti nel nuovo piano industriale a cui Greco sta lavorando. In proposito, l’ad di Generali, proprio domani, potrebbe finalmente alzare il velo sulla data di presentazione del business plan, secondo indiscrezioni prevista per gennaio. Ieri, intanto, a Piazza Affari, all’interno di un mercato in deciso calo, le azioni del gruppo triestino hanno ceduto il 2,22 per cento.