Diventa sempre più difficile fare le stime del volume del mercato legato alle merci falsificate: il web rende molto complesso il rintracciamento degli ordini che adesso ven­gono effettuati direttamente dal consumatore. Secondo una ricerca dell’Indicam, Istituto di Centromarca per la lotta alle contraffazioni, il sequestro di colli postali con dei prodotti contraffatti è aumentato di un 55% negli ul­timi 12 mesi, il che è indicativo di come il mercato dei “falsi” stia cambiando. Siamo di fronte a un nuovo mo­dello di business, che effettivamente funziona: la quota di vendite di merce contraffatta pesa tra un 7% e un 9% sull’intero commercio mondiale. Inoltre, il fenomeno re­gistrato rileva picchi di crescita elevati: 1.850% circa è in­fatti la stima dell’incremento mondiale della contraffazio­ne dei prodotti nel periodo che va dal 1994 e il 2011.

I dati proposti dall’Indicam ci dicono che stiamo parlan­do di un fenomeno di caratteristiche globali ma che riguar­da da vicino anche il nostro paese. La provenienza della me­tà dei prodotti falsificati è il Sud-Est asiatico, in particolare Cina, Corea e Taiwan, ma non solo. Nell’area mediterranea vengono fabbricati il 35% dei prodotti contraffati al mon­do, la cui destinazione è principalmente l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Specialmente significativo è il particolare ri­velato sulla base dei sequestri effettuati: il valore dei prodotti contraffatti in Europa è cresciuto di un 18%, fino a raggiun­gere il valore di 1,3 miliardi di euro. Una ricerca della Ocse calcola in 250 miliardi di dollari statunitensi i falsi che han­no attraversato le frontiere doganali, senza prendere in con­siderazione quelli che vengono fabbricati e consumati all’in­terno delle frontiere.

Per quanto riguarda l’Italia, dobbiamo rilevare che essa detiene la leadership in Europa sia nella produzione che nel consumo di merce falsificata. Il giro d’affari stimato nel paese derivato dalla fabbricazione di contraffazioni ammonta ad una cifra compre­sa tra i 3,7 e i 7,5 miliardi di euro nel 2011 e ben oltre la metà di questi falsi, il 60%, si riferisce a prodotti di moda e abbiglia­mento, seguiti dalla orologeria, i beni di consumo e la compo­nentistica. Ma non esiste soltanto un’industria della contraffa­zione in Italia che copre tutta la filiera produttiva, bensì una parte importante del giro d’affari dei falsi è data dal completa­mento di prodotti provenienti dall’estero.

Ma non dobbiamo tralasciare le conseguenze che que­sto mercato causa nei settori più colpiti, in particolare legate all’occupazione: sono 270 mila i posti di lavoro svaniti nell’ultimo decennio a livello mondiale a cau­sa della produzione di falsi. Particolarmente preoccu­pante è il dato che riguarda la Comunità Europea, dove si stima che siano 125.000 i posti di lavoro persi.

A preoccupare, in particolare, sono le cifre che segna­lano che un 28,6% dei falsi sequestrati sono merci di uso quotidiano come i medicinali: una categoria mer­ceologica potenzialmente nociva per la sicurezza e la salute di chi li consuma.

Fonte: ANRA Notizie