Sempre più spesso si sente parlare di turismo sanitario come di un fenomeno in crescita, specie per l’odontoiatria. Ma quella di farsi curare in un paese straniero è davvero un’opportunità che piace agli Italiani?

La maggioranza degli intervistati (54%) dichiara in maniera netta che non lo farebbe mai mentre solo il 6% afferma di essersi affidato a questo tipo di soluzione. Il 17%, inoltre, non esclude a priori questa possibilità.

Questo è quanto rilevato dall’ultima indagine (condotta dall’istituto di ricerca Nextplora ad inizio febbraio 2012 su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, sesso ed area geografica) realizzata dall’Osservatorio Sanità di UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria, che ha voluto indagare se e come le abitudini degli italiani stiano cambiando in merito alla cura della propria salute.

Cosa preoccupa maggiormente dei viaggi all’estero per sottoporsi a visite e cure?

Sono in particolare tre i motivi che spingono gli italiani a tenersi lontani: il principale è che si ritiene che i minori costi delle prestazioni siano dovuti alla scarsa qualità dei materiali utilizzati (59%). Seguono i forti timori sul rispetto delle norme igieniche (50%) e, ultimo ma non di  minore importanza, gli italiani ritengono che i medici del nostro Paese siano migliori (44%).

Il forte risparmio rispetto ai costi delle stesse prestazioni in Italia, è il motivo per cui si prenderebbe in considerazione la possibilità di affidarsi ai medici fuori dai nostri confini (89%), in particolare nei paesi dell’Est Europa e soprattutto per le prestazioni odontoiatriche, che incidono maggiormente sui bilanci familiari.

Per quanto riguarda le soluzioni low cost nel nostro paese, il fenomeno è in crescita. Tuttavia si registra una dicotomia tra chi considera con favore le offerte di prestazioni mediche a basso costo proposte da portali dedicati agli acquisti di gruppo e chi le rifiuta nettamente.

Nello specifico, più di un italiano su tre (35%) dichiara di non fidarsi affatto di queste offerte, a cui si aggiunge un 15% di intervistati che dichiara apertamente di ritenerle di bassa qualità.

Di contro il 37% le considera un’opportunità in più che viene offerta e il 13% le ritiene addirittura l’unica soluzione per poter accedere a cure mediche a disposizione di molte famiglie, consapevoli di quanto le cure mediche, in particolare quelle dentistiche, incidano sempre di più sui bilanci domestici.

Secondo una recente indagine, circa il 18% degli italiani ha dovuto rinunciare per motivi economici a prestazioni  sanitarie come visite specialistiche e odontoiatria e nel decennio 2000-2010  la spesa sanitaria privata è aumentata del 25,5%.

Come garantire quindi qualità delle prestazioni e accessibilità alle stesse? Perché questo scenario possa migliorare occorre riuscire ad organizzare in modo efficiente la spesa sanitaria privata, che ad oggi in larga parte non è strutturata, in modo da garantire contestualmente qualità e contenimento dei costi.

UniSalute ha costruito un modello operativo in grado di poter sostenere nel tempo un’offerta di prestazioni sanitarie di qualità, tra cui anche quelle odontoiatriche. Il controllo del processo di  erogazione del servizio consente a UniSalute di mantenere bassi i costi e di effettuare monitoraggi puntuali sulla qualità dei servizi offerti, a garanzia dei propri clienti e per assicurare sostenibilità in un mercato in continua evoluzione.