Quanto abbiano influito il cambio di governo sui poteri forti di Piazza Affari è forse fin troppo presto per stabilirlo. Soprattutto per quella che è considerata la vera e propria cassaforte di Palazzo Mezzanotte, Generali, la cui capitalizzazione copre da sola l’importo stimato dei suoi beni immobiliari. Tuttavia, quel che appare in tutta la sua evidenza è che il governo Berlusconi ha iniziato a traballare in concomitanza con la defenestrazione, nella primavera del 2011, di Cesare Geronzi poi sostituito al vertice da Giovanni Perissinotto. E a pochi mesi dall’insediamento del Governo dei tecnici un altro ribaltone ha scosso la tranquilla Trieste. Inaspettatamente, la scorsa primavera, i grandi azionisti del Leone hanno contestato all’ad la mancata redditività del titolo e hanno chiamato al vertice Mario Greco. Greco a sua volta, in attesa di svelare finalmente il piano industriale annunciato a giugno (in agenda a Londra il 14 gennaio), è rimasto da solo al vertice dopo l’estromissione di Sergio Balbinot ex co ad e ora chief insurance officer con il compito di guidare le attività assicurative del gruppo. Altre sorprese potrebbero arrivare a breve, in concomitanza con le elezioni politiche di primavera e il nuovo Governo. A fine aprile, infatti, con l’approvazione del bilancio 2012, va in scadenza l’intero cda. E Generali rimane la preda più ambita di tutta Piazza Affari. Il colosso triestino intanto ha chiuso i primi nove mesi con utile netto in aumento del 37,3% con premi totali in progresso dell’1,8% a 51 miliardi, spinti dal ramo danni (+4,7%).