Domani sarà in edicola (editore Feltrinelli) Confiteor, il librointervista che Cesare Geronzi ha concesso a Massimo Mucchetti e di cui MF-Milano Finanza ha anticipato alcuni temi in Orsi & Tori del numero in edicola. Pur non avendo ricevuto autorizzazione dall’editore Feltrinelli, MF-Milano Finanza pubblica qui di seguito, in quanto direttamente interessato, la parte di testo che chiarisce i rapporti fra Class Editori (la casa editrice che pubblica questo giornale) e Banca di Roma- Capitalia. La ricostruzione è sostanzialmente fedele. Meno la parte in cui Geronzi precisa che Mediocredito Centrale aveva i poteri di convertire in azioni le obbligazioni possedute in Euroclass Multimedia Holding. Aveva sì i poteri, ma le obbligazioni (residuo del collocamento in borsa) secondo gli accordi dovevano rimanere tali per non avere alcun diritto di voto (pur rappresentando una minoranza insignificante) in modo da non suscitare ingiustificate speculazioni. L’amministratore delegato di Mediocredito di allora, Mario Mauro, senza neppure avvertire la casa editrice né la capogruppo Capitalia procedette alla conversione senza mai spiegarne la ragione e senza alcun vantaggio economico, visto che sono azioni non quotate. Che Mauro volesse danneggiare la casa editrice e Capitalia, accendendo polemiche ingiustificate? * * * Sempre in quegli anni, la Banca di Roma è entrata anche in Class Editori, il gruppo controllato da Paolo Panerai, che edita i quotidiani MF e ItaliaOggi, il settimanale Milano Finanza e parecchi mensili di lifestyle. Va detto che in origine, nel 1994, la Banca di Roma International aveva sottoscritto obbligazioni convertibili in azioni di Class Editori al 7%, scadenza 1999, in vista della quotazione della società in borsa. Cosa che avvenne nel 1998. Tra gli azionisti di Class Editori trovammo la Finanziaria Bocconi, una società della celebre università milanese. Alla vigilia della quotazione una parte di quelle obbligazioni venne convertita. La Banca di Roma International divenne così azionista di Class all’8%. Ma poi vendette al collocamento. Nel 2001, tuttavia, compare nel bilancio del Mediocredito Centrale una partecipazione del 13,1 % nella società lussemburghese Euroclass Multimedia, proprietaria della maggioranza della società quotata Class Editori, a un valore di ben 89 milioni di euro. Quel pacchetto azio- nario costituiva allora la principale partecipazione del Mediocredito Centrale. Dopo il collocamento di Class in borsa, Panerai, la Bocconi e noi avevamo riunito in questa holding Euroclass, loro le azioni e noi le obbligazioni residue. In un’intervista a Prima Panerai racconta che al Mediocredito le obbligazioni aveva vendute la casa madre Banca di Roma allo scopo di realizzare un guadagno di 60-70 milioni di euro con cui sistemare il bilancio. Poi, l’amministratore delegato del Mediocredito, Mario Mauro, le ha convertite in azioni a sorpresa… Il Mediocredito aveva la sua autonomia. Altrimenti, che merchant bank sarebbe mai potuta essere! Ma Panerai sostiene che in tal modo si è creato il mito del legame tra il suo giornale e la banca. Un mito, a suo dire, non giustificato. Le obbligazioni non avevano diritto di voto nelle assemblee e non dovevano essere rese note all’opinione pubblica, mentre le azioni votano e vanno denunciate. Nell’intervista, l’editore di MF confessa di nutrire verso di lei un’amicizia personale paragonabile a quella di Scalfari per il banchiere Cingano… Non credo di essere un banchiere come Cingano, e Panerai, al di là delle sue indubbie qualità, è diverso da Scalfari. L’amicizia c’è stata, ma ha ricevuto un colpo frontale il giorno in cui, davanti agli insulti e alle manovre di Della Valle, quel giornalista non ha saputo prendere posizione. In precedenza, mi aveva criticato su Parmalat e sul passaggio alle Generali. Era suo diritto. Nessun problema. Nelle vicende del 2005 e nella mia presidenza di Mediobanca mi ha invece sostenuto. Ma in quell’ultima occasione, nella quale non si trattava di esercitare la giusta autonomia di giornalista, di reagire agli insulti un dovere di civiltà, l’equidistanza equivaleva salire sul carro di chi credeva potesse essere il vincitore. È stata una dura delusione. Panerai rivendica la sua libertà di giudizio. E fa bene. avendo scritto quel che da scrivere su casa Rcs MediaGroup, mi prendo la libertà di osservare che il rapporto tra Banca di Roma e Class Editori appare discutibile, tanto più se la banca non detiene nemmeno i titoli della società operativa, quotati e perciò facilmente negoziabili, ma partecipa alla holding di controllo non quotata. UniCredit, che ha acquisito quella partecipazione avendo assorbito Capitalia, non riesce a venderla, pur avendo detto di volerlo fare. O forse non vuole più farlo avendo trovato un suo perché per restare. Con il senno di poi, ammetto che quella partecipazione è stata un errore. Le banche possono certamente fare credito alle imprese editoriali, e talvolta quel credito è anche un aiuto come fu per Repubblica nel 1981. Non dovrebbero invece detenere le azioni di imprese editoriali né direttamente né con strumenti finanziari a termine. (…)