Vincent Bolloré, secondo azionista di Mediobanca, scende in campo in difesa di Alberto Nagel e Renato Pagliaro e si prepara a garantirne gli assetti qualora – cosa alquanto probabile – dovesse uscire di scena il socio francese Groupama. «Spero che l’amministratore delegato e il presidente restino in carica per molti anni, e li sosterrò – ha detto il finanziere Bretone detentore del 6% della merchant bank, a Milano in vista del consiglio di amministrazione di ieri di Generali. Un segnale forte e chiaro, specialmente a sostegno dell’operato di Nagel, la cui poltrona resta in bilico dopo il fascicolo aperto a suo carico dalla Procura di Milano per ipotesi di ostacolo all’attività di vigilanza nell’ambito dell’inchiesta su Premafin e Fonsai. «Siamo molto felici del nostro investimento», ha aggiunto Bolloré, poco curante della forte minusvalenza (la differenza tra il valore di carico dei suoi titoli e il prezzo di Borsa) potenziale che incombe sulle sue quote. «Mediobanca – ha sottolineato – è veramente una grande istituzione italiana che ha ben resistito alla crisi e la sua quotazione ha segnato una bella ripresa. Nagel e Pagliaro sono dirigenti di grande qualità e quindi io faccio parte degli elementi stabilizzatori di questa grande maison». Bolloré ha anche parlato di Groupama, la mutua assicurativa francese sodale del gruppo C degli azionisti Mediobanca (da lui capitanato), che stressata dalla crisi finanziaria potrebbe cedere il suo 5 per cento. «Se mai Groupama vorrà uscire da Mediobanca, faremo il nostro dovere. Acquisteremo la quota o la faremo acquistare; abbiamo un diritto di prelazione e lo faremo valere. Siamo noi che assicuriamo una parte della stabilità del patto con l’11% che deteniamo, ci siamo da oltre 10 anni. Sono molto contento dei miei investimenti in Italia, che sono di lungo termine, vedrete. Sicuramente fino al 2022 quando avrò 70 anni e mi ritirerò». Per il finanziere, «l’Italia è un grande modello: sarebbe molto positivo se si potesse fare in Francia la stessa politica che si fa qui, con grandi passi avanti e grandi sforzi». Entusiasmo non proprio condiviso da tutti i soci di Piazzetta Cuccia. A cominciare da Ennio Doris, che pur brindando ai conti della sua Mediolanum ha deciso di svalutare la propria partecipazione nella merchant bank. Nei primi nove mesi del 2011, stando ai conti approvati ieri dal cda, Mediolanum ha quasi quadruplicato l’utile netto, ma ha dovuto svalutare il 3,8% detenuto in Mediobanca, con un incidenza di 66 milioni sui risultati. I numeri (utile netto di gruppo di 291,5 milioni a +380% rispetto al risultato dello stesso periodo dell’anno scorso) «confermano l’eccellente andamento del business – si legge in una nota del gruppo – e sono stati positivamente influenzati dal forte aumento anno su anno dei ricavi ricorrenti, delle commissioni di performance e dei proventi da investimenti al fair value». Il banchiere socio di Silvio Berlusconi ha aggiunto: «Su Mediobanca mi aspetto un piano industriale che farà vedere sviluppi migliori di quello che si può prevedere; anche per Generali, a vantaggio delle nostre partecipazioni». Anche Doris ha espresso comunque «fiducia nel management» erede di Vincenzo Maranghi, che tra due settimane inizierà il confronto in cda sul piano di rilancio da consegnare nella primavera prossima.