Quest’anno le famiglie italiane saranno più povere degli anni passati. Parola di Bankitalia. «Per le famiglie italiane siamo al quinto anno di riduzione del reddito reale che dal 2008 al 2011 era già sceso del 5% – sottolinea Salvatore Rossi, vicedirettore di Bankitalia – Quest’anno si profila una diminuzione anche più marcata di quella, del 2,5%, avutasi in occasione della recessione del 2009». Secondo il numero uno di Bankitalia il credito alle famiglie mostra segni di affanno, con i prestiti che si stanno lentamente contraendo e le nuove erogazioni sono molto più contenute degli anni scorsi con la decelerazione dei prestiti alle famiglie è divenuta negativa nel terzo trimestre di quest’anno. La crisi economica rende gli italiani finanziariamente più vulnerabili. In base ai dati snocciolati dall’indagine biennale di Bankitalia, nel 2010 il 3,6% delle famiglie italiane (poco meno di 900 mila nuclei) era gravata da un servizio del debito superiore al 30% del loro reddito. Tra queste le famiglie definite vulnerabili, cioè quelle del primo e del secondo quartile di reddito, erano pari all’1,4% del totale delle famiglie, le prime, e all’1% le seconde (circa 350mila e 250mila nuclei rispettivamente). Dati appesantiti non solo dalle già note difficoltà economiche ma anche dalla maggiore selettività delle banche nella valutazione della clientela. «I prestiti in essere – rileva l’alto dirigente di via Nazionale – si stanno lentamente contraendo e le nuove erogazioni sono molto più contenute che negli scorsi anni e la decelerazione dei prestiti è divenuta negativa nel terzo trimestre di quest’anno ». Rossi ha ricordato anche che secondo le stime Bankitalia «la decrescita dei mutui immobiliari proseguirà anche nei mesi prossimi, almeno fino ametà 2013».Il direttore generale della Banca d’Italia ha quindi sottolineato che in Italia il mercato del credito alle famiglie potrà tornare a espandersi, per colmare il divario che ancora lo separa da quello dei maggiori paesi avanzati, con il miglioramento delle condizioni economiche generali. Si è fatto sentire anche il Codacons. Secondo l’associazione dei consumatori fino a che le famiglie continueranno ad avere una riduzione del loro reddito reale, i consumi non potranno che scendere e l’Italia, conseguentemente, non sarà in grado di crescere ed uscire dal tunnel della crisi. Il Codacons chiede al governo di congelare le tariffe pubbliche dall’acqua ai rifiuti, dai pedaggi autostradali al canone Rai, dalla luce al gas. L’associazione dei consumatori ricorda che «non vi potrà essere crescita fino a che l’unica cosa che non viene più adeguata all’inflazione sono le retribuzioni ». Se dunque il governo si ostina a bloccare la rivalutazione delle pensioni e delle retribuzioni dei dipendenti pubblici allora dovrebbe coerentemente congelare anche tutti gli altri aumenti, dalle multe per le violazioni al codice della strada al canone Rai, che invece vengono regolarmente indicizzati.