È sempre più diffusa la sensazione che a essere sotto attacco non siano solo in Paesi periferici, ma l’intera Eurozona. Negli ultimi giorni infatti sono decollati gli spread di molte triple A, e non solo della super indebitata Francia. Il contagio infatti si sta sempre più spostando verso il Centro e il Nord Europa. Ad essere colpite sono state infatti anche Belgio (lo spread ha superato i 300 punti per poi riposizionarsi venerdì di poco sotto), Austria (il differenziale è salito fino a quasi 200 punti per poi riallinearsi a 140) e perfino la stabile Olanda (anche se per ora rimane più defilata, sotto quota 100). Preoccupa il fatto, che fino a poco tempo, fa tali Paesi viaggiassero sui rendimenti simili a quelli della Germania, i cui titoli di Stato decennali sono presi a riferimento. Per Marc Ostwald strategist presso Monument Securities, Francia e Austria sono percepite come «vulnerabili». Più in particolare di Vienna preoccupa l’esposizione verso l’Italia e l’Est. Per non parlare poi del ritorno nel mirino della Spagna, sotto elezioni, con lo spread che ha toccato nuovi record oltre i 450 punti, superando a lungo venerdì 18 novembre anche il differenziale italiano, e dove il Tesoro ha recentemente collocato 3,158 miliardi di euro di titoli a 12 e 18 mesi con tassi di interesse al 5,022% e al 5,159%, oltre un punto percentuale in più rispetto a quanto riconosciuto nella precedente asta del 18 ottobre. Si tratta dei tassi più alti dal 1997. «L’Eurozona deve garantire qualcosa che possa calmare i mercati» ha ribadito Ostwald. Per l’esperto nessuna misura di austerità varata da Grecia, Italia, Spagna e Francia potrà essere sufficiente a meno che non vi sia un coinvolgimento da parte della Banca Centrale Europea che passi dall’acquisto di titoli di Stato. In realtà, con il costo del debito in rapido aumento e il rischio concreto di dover abbandonare una A, Parigi si sta muovendo su questa direzione. Ma Berlino frena