Le banche francesi si preparano alla battaglia e tentano di far cassa per rientrare nei paramentri di Basilea III. Ma soprattutto per avere un piano definito da consegnare all’Eliseo il prossimo 15 dicembre. Così mentre la scure di Moody’s si abbatte su 87 istituti di credito del Vecchio Continente, secondo quanto riferito dal quotidiano Financial Times, Société Générale è sul punto di cedere 600 milioni di prestiti immobiliari. Una decisione che, secondo fonti vicine alla banca guidata da Frédéric Oudéa, sarebbe dettata dalla volontà del management di ridurre la propria esposizione a un settore ritenuto ormai a elevata volatilità. L’operazione però non è indolore dal momento che la dismissione del portafoglio di crediti nel mattone potrebbe determinare una perdita del 50% dal momento che gli asset risalgono al 2007, cioè prima dello scoppio della bolla dei mutui subprime in Usa. Proprio Oltreoceano, tra l’altro, Société Générale starebbe tentando di piazzare anche un altro pacchetto di prestiti americani del valore di un centinaio di milioni di euro. La banca però non ha confermato le due operazioni benché rientrino perfettamente nella strategia del gruppo che a settembre ha annunciato di volersi disfare rapidamente di una serie di asset ritenuti non strategici per il futuro della banca. Un processo di dismissioni accelerato dall’avanzare della crisi finanziaria e dalla volontà del management di evitare il ricorso a capitali pubblici per rilanciare l’istituto di credito che è leader nei derivati e ancora paga lo scotto della maxitruffa da 4,9 miliardi perpetrata ai suoi danni nel 2008 dal trader Jerome Kiervel.
Ma Société Générale non è l’unica a far cassa. Anche Bnp Paribas, prima banca di Francia e seconda d’Europa dopo la spagnola Santander. Il gruppo vuole cedere il portafoglio di private equity da cui potrebbe incassare 700 milioni di dollari. Un asset cui pare siano interessati una cinquantina di fondi del settore. Insomma tempi duri soprattutto con il rischio per la Francia della perdita della tripla A con un effetto a catena anche su tutte le banche del Paese. Questo in Bnp lo sanno bene. E in particolare, ne è consapevole il presidente Michel Pébereau, che cederà il primo dicembre il proprio posto a Baudouin Prot permettendo l’ascesa di Jean-Laurent Bonnafé a direttore generale dell’istituto. Secondo indiscrezioni, riportate dalla stampa francese, Pébereau, unanimemente riconosciuto come uno dei migliori banchieri di Francia, pare addebiti parte dell’attuale situazione all’ex ministro Christine Lagarde, oggi a capo del Fondo monetario internazionale. La accusa di aver spinto agli inferi le banche del Vecchio Continente mettendone in discussione la solidità e chiedendo troppo in termini patrimoniali. Nel dettaglio Pébereau ritiene che la Lagarde, non capendo al volo in agosto la situazione dei mercati e delle banche francesi, abbia contribuito al ribasso dei corsi azionari e all’inasprimento delle regole con conseguente ristrutturazione. «Lascio una banca in buono stato di salute», ha dichiarato il banchiere, che tuttavia avrebbe auspicato per il pensionamento ben altro scenario. Quando Bonnafé prenderà le redini si troverà davanti una banca da ristrutturare con 1.369 posti da tagliare. Ma il manager 50enne, con 20 anni di esperienza alle spalle, non è nuovo alle ristrutturazioni. Sua è infatti la felice operazione di integrazione dell’italiana Bnl in Bnp.