Mario Draghi debutta all’Eurotower col botto. Il consiglio direttivo della Banca centrale europea, riunito per la prima volta sotto la sua presidenza, ha tagliato tutti i tassi dello 0,25%: quello fisso di rifinanziamento è stato portato all’1,25%, quello sui depositi è passato allo 0,50% e quello marginale al 2 per cento. Una sorpresa per molti ma, di certo, non per tutti. Quello che è sicuto che con la mossa espansiva della politica monetaria nella prima riunione del consiglio direttivo dell’Eurotower, Draghi ha incassato diversi «bravo. Persino i media tedeschi, che a dire il vero sull’uscente numero uno del Financial Stability Forum avevano già speso parole benevoli una volta che Berlino ha deciso di non presentare un suo candidato alla poltrona che è stata del francese Jean-Claude Trichet, hanno abbandonato la rigidità teutonica per esprimere il proprio entusiasmo: «Bravo presidente Draghi!» ha titolato il Financial Times Deutschland online. Insomma, sarà anche per la mossa dal sapore popolare che ha fatto, ma il nuovo leader della Bce ha superato alla grande il primo esame.
Ma come ha giustificato la scelta? Con trasparenza e semplicità, altro atteggiamento apprezzato dal mercato. Anche da parte di quello azionario, che ha festeggiato il blitz di Draghi con diffusi rialzi sulle Borse azionarie e con un allentamento delle tensioni, in mattinata violente, sul fronte di bond governativi (vedere pag.13). Senza nascondersi in delicati quanto fumosi giri di parole Draghi ha ammesso con chiarezza che esiste un problema di bassa crescita, dalle sembianze addirittura di una frenata che rischia tanto di far finire l’economia dell’Eurozona fuori dai binari dell’espansione per finire nel fossato di una recessione, seppur lieve. D’altronde è stato chiaro anche sul fronte dei prezzi al consumo, confermando che si tratta di una variabile fondamentale nelle scelte della Bce. SuperMario ha voluto rassicurare soprattutto l’ala più intransigente tra gli economisti tedeschi: l’inflazione non deve preoccupi anche se adesso è sensibilmente al di sopra di quella tetto ideale del 2%, obiettivo per mandato per l’Eurotower, infatti vi tornerà senz’altro nel corso del 2012 per effetto proprio del rallentamento in atto. «Alcuni rischi al ribasso si sono venuti materializzando – ha sottolineato Draghi – e la volatilità dei mercati rischia di pesare sulla crescita in questa fine di 2011 e oltre». Più in generale il numero uno della Bce ha ammonito che «i governi dell’Eurozona devono essere inflessibili sul rispetto degli impegni presi a livello comunitario per assicurare la stabilità finanziaria dell’Europa. I Paesi con deficit e debiti più elevati, ha aggiunto, devono essere pronti a varare misure di risanamento aggiuntivo». E così se il taglio di tassi poteva sembrare una mossa pro Italia, il chiarimento sui doveri dei governi ha tranquillizzato anche i malpensanti. Con una stoccata proprio a Roma: «La Bce non può contenere da sola gli spread sui Btp».
A ben vedere la mossa espansiva non è poi stata così a sorpresa Non Prima della riunione della Bce, gli analisti di Rbs hanno detto di non escludere una sforbiciata valutando la probabilità di un taglio dei tassi di interesse intorno al 60%. Gli analisti di Morgan Stanley addirittura avevano dato per certo un taglio dello 0,25% dei tassi di interesse. E qualche osservatori più distaccato come Michael Hewson, analista di CMC Markets, ha detto alla vigilia della riunione che di fronte a un deterioramento degli indicatori economici non si poteva escludere un taglio di un quarto di punto».
Insomma, il debutto di Draghi è stato un successo ma il difficile sarà confermarsi. Intanto il mercato deve anche prendere atto che il G20 di Cannes segnerà l’addio di SuperMario alla presidenza dell’Fsb. E come «regalo» di addop consegnerà ai grandi la lista delle G-Sifi, le istituzioni di importanza sistemica globale, che necessitano di una regolamentazione più accurata. In tutto sono 29, ma la lista non è chiusa: sarà rivista annualmente. Nomi italiani? Uno solo, per ora, ma pesante: Unicredit.