Negli ultimi 10 anni i mercati finanziari hanno attraversato molte crisi. Dalla bolla internet al default Lehman fino all’allarme spread sui Btp. Con i pf vicini ai clienti 

di Paolo Martini*

Negli ultimi dieci anni sui mercati finanziari (e non solo) ne sono accadute di tutti i colori. Bolla internet, attacco alle Torri gemelle, guerre varie e soprattutto crisi finanziaria post fallimento Lehman Brothers che ancora oggi attanaglia la nostra economia. Sono successi fatti di una tale portata e gravità che nessuno poteva immaginare a fine anni 90. Durante questo periodo abbiamo anche assistito al fallimento di Cirio e Parmalat per restare in Italia e ancora agli scandali Enron, Fannie Mae, Freddie Mac e Madoff negli Stati Uniti. Negli ultimi anni, inoltre, abbiamo visto anche la crisi dell’Argentina oltreoceano ma anche, per parlare di Europa, a quella islandese, irlandese, greca, spagnola e italiana (di questi ultimi giorni). Sono cambiate le regole che governano l’economia mondiale e tutto è stato rimesso in discussione partendo dalle fondamenta dei principi che regolano l’economia e la finanza del mondo. Dopo aver visto Titoli di Stato diventare illiquidi, tutto può succedere. Stiamo quindi attraversando una fase nuova in cui molti hanno colpe. Quasi nessuno è riuscito a capire cosa stava per succedere. Molti economisti e analisti hanno sbagliato le previsioni in modo palese perché difendevano lo status quo (anche inconsciamente). Troppi banchieri hanno seguito il principio del facile guadagno gonfiando di debiti e derivati i conti delle aziende prima di scaricare sui risparmiatori prodotti strutturati. Si sono arricchiti in pochi a svantaggio di molti senza contare i comportamenti di speculatori che hanno aggravato la situazione delle borse mondiali. I governi hanno continuato ad operare secondo vecchie regole. In questo mare di negatività non è stato facile svolgere il lavoro di consulente. È quasi venuto giù il mondo e siamo stati (non siamo nemmeno sicuri di esserne usciti) vicino al baratro e questo non lo si può negare. Tanti bravi consulenti hanno lottato in questi anni e continuano a farlo cercando di aiutare i loro clienti a superare questo periodo. Lo hanno fatto mettendoci la faccia e con tutta l’energia possibile anche perché molto spesso i clienti sono parenti, amici e conoscenti. Non bisogna quindi sentirsi in colpa se in questi ultimi anni non sempre si è riusciti ad aiutare come avremmo voluto i nostri clienti. Le colpe sono di altri e non di chi cerca di aiutare gli investitori operando in un contesto difficile. Essere riusciti a proteggere i risparmiatori dai tanti scandali finanziari, stare vicino a loro nei momenti difficili fornendo loro spiegazioni su quanto stava accadendo, cercare le migliori soluzioni sui mercati senza accettare compromessi pericolosi, aver diversificato gli investimenti senza concentrare i rischi su pochi titoli, questo è il grande valore dato dai consulenti in questi ultimi anni. Se ci sono stati e ci sono dei segni meno sui rendiconti, come è normale che sia visto che tutto è sceso, non bisogna sentirsi in colpa perché proteggere il patrimonio e essere riusciti a limitare le perdite oggi è un valore che i clienti non possono non riconoscere. Verranno presto tempi migliori dove sarà più facile tornare a dare performance ai clienti ma, nel frattempo, molti hanno fatto quello che potevano, e anche di più. Bisogna guardare in faccia il cliente orgogliosi di quanto siamo riusciti a fare come industria. Sono altri quelli che devono sentirsi in colpa, banchieri, economisti e politici. I consulenti devono essere fieri del lavoro svolto e concentrarsi sul futuro che non potrà che essere più roseo.

*responsabile marketing e wealth management di Azimut