MARIANO MANGIA

Hanno un peso ancora limitato, il 2,6% dei premi lordi individuali contabilizzati nel primo semestre del 2011, ma le polizze individuali pensionistiche, o Pip, non sembrano conoscere flessioni. Nei primi sei mesi dell’anno hanno raccolto premi per complessivi 987 milioni di euro, con un incremento del 14% rispetto all’analogo periodo del 2010, mentre il mercato delle polizze individuali vita ha fatto registrare un calo del 23%.
Non male, se si pensa che la previdenza integrativa fatica a decollare. Non a caso, i Pip, sia quelli definiti “vecchi”, ossia stipulati prima del dicembre 2006, sia quelli “nuovi”, nati in conformità con il decreto legislativo 252/2005, sono gli strumenti di previdenza complementare che raccolgono più adesioni. Dal 2004 al settembre 2011, ad esempio, il numero di iscritti ai Pip è aumentato di oltre il 15% all’anno, mentre gli aderenti ai fondi pensione negoziali sono cresciuti dell’8% e quelli dei fondi pensione aperti meno dell’11%. Un po’ a sorpresa, i Pip attraggono non solo i lavoratori autonomi, ma anche i lavoratori dipendenti, che pure qualche motivo per preferire fondi pensione negoziali o fondi pensione aperti ad adesione collettiva l’avrebbero. A fine 2010, secondo le rilevazioni della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, su un totale di 1,7 milioni di aderenti, il dato è al netto di duplicazioni, ossia di lavoratori iscritti contemporaneamente a Pip vecchi e nuovi, ben 873.936 erano lavoratori dipendenti. 
Una parte dell’appeal dei Pip è da attribuire ai prodotti di ramo I, le polizze rivalutabili che prevedono l’investimento dei premi raccolti in fondi a gestione separata. Sono gestioni che offrono una garanzia di rimborso del capitale e di un rendimento minimo, spesso anche il consolidamento dei risultati, i rendimenti realizzati in ciascun anno sono definitivamente acquisiti, indipendentemente dall’andamento degli investimenti negli anni successivi. Ma, soprattutto, presentano un indubbio vantaggio, in questi anni di elevata volatilità dei mercati finanziari: la contabilizzazione dei titoli in portafoglio è effettuata al prezzo di acquisto e non ai prezzi di mercato, come è invece imposto ai fondi pensione negoziali e aperti e alle stesse polizze appartenenti al ramo III che investono in fondi interni, ovvero le unitlinked. Nel ramo I, il rendimento annuo è determinato esclusivamente dalle cedole interessi incassate e da eventuali utili o perdite effettivamente realizzati: il prezzo di mercato dei Btp in portafoglio, insomma, può rappresentare un problema per la compagnia assicurativa che presta le garanzie, non per il sottoscrittore, almeno finché il problema sarà la quotazione di mercato dei Btp e non la solvibilità dello stato italiano. Fino al 2008, il favore della clientela dei Pip andava ai più dinamici prodotti di ramo III, la crisi dei mercati finanziari ha decretato il sorpasso delle più prudenti polizze rivalutabili: a giugno 2011 i premi raccolti da questa tipologia di polizze costituivano il 58% del totale. 
Il canale distributivo, poi, gioca un ruolo rilevante nel collocamento dei Pip. A collocare le polizze a gestione separata, ramo I, sono soprattutto gli agenti assicurativi, con circa il 59% dei premi, seguiti dagli sportelli bancari e postali che contribuiscono per il 35% della raccolta. Per i prodotti di ramo III, invece, i promotori finanziari, che apportano solo il 4% di prodotti di ramo I, raccolgono ben il 78% dei premi; dagli sportelli bancari e postali arriva un 7% circa, mentre gli agenti sfiorano il 15%. Di previdenziale tra i prodotti assicurativi non ci sono, tuttavia, solo i Pip. Oltre alle polizze collettive previdenziali di ramo I, esiste anche un ramo VI, “le operazioni di gestione di fondi collettivi costituiti per l’erogazione di prestazioni in caso di morte, in caso di vita o in caso di cessazione o riduzione dell’attività lavorativa”. Possono ricorrere a queste gestioni i fondi pensione negoziali e quelli aperti, stipulando apposite convenzioni con le imprese assicuratrici. Nei primi sei mesi del 2011, i premi del ramo VI sono ammontati a 781,9 milioni di euro, poco meno del 2% della raccolta vita, e qui si registra un calo del 16,4% rispetto al primo semestre 2010; di questo importo, il 38,5% si riferisce a fondi aperti e il 61,5% a fondi negoziali con garanzia. 
Quanto ai patrimoni gestiti dalle compagnie, per i fondi pensione di tipo aperto siamo a circa 3,6 miliardi di euro, in contrazione del 2% rispetto al dato di fine 2010. Di poco inferiore, 3,2 miliardi, l’ammontare di risorse che i fondi pensione negoziali hanno affidato alle compagnie assicurative sotto forma di linea di gestione con garanzia, con un incremento dei primi sei mesi pari al 13%; ci sono, infine, non ricompresi nel ramo VI, 2,6 miliardi gestiti ancora su mandato di fondi negoziali, ma, in questo caso, senza la prestazione di garanzie.