Nel 2010 in Piemonte gli infortuni sul lavoro denunciati hanno registrato un nuovo minimo storico, fermandosi a quota 60.014, con un calo del 3,6% rispetto all’anno precedente. Nello stesso anno, però, i casi mortali sono aumentati passando dai 56 casi del 2009, il dato più basso mai registrato, ai 75 del 2010. Prendendo in considerazione l’andamento di medio periodo, rispetto agli 85.600 infortuni denunciati nel 2000, il fenomeno infortunistico in Piemonte si è ridotto di quasi il 30% in un decennio, mentre nello stesso periodo i casi mortali, nonostante alcune oscillazioni in controtendenza, sono diminuiti di quasi il 40%. Questi alcuni dei dati principali contenuti nel Rapporto annuale regionale 2010, presentato a Torino nel corso del convegno “INAIL polo della salute e sicurezza: come cambia la tutela del lavoro in Piemonte”.

Quattro infortuni su dieci nel terziario. Il 41% degli infortuni denunciati è avvenuto nel settore terziario, nel quale sono concentrati circa il 60% degli occupati piemontesi, mentre percentuali progressivamente decrescenti hanno riguardato l’industria, soprattutto nel comparto metalmeccanico e nelle costruzioni, l’agricoltura e le attività pubbliche direttamente gestite dallo Stato, che sono assicurate all’INAIL con la forma particolare della gestione per conto. Il 53% dei casi mortali è invece avvenuto nell’industria e nelle costruzioni, a dimostrazione del fatto che, indipendentemente dalla distribuzione dell’occupazione, i casi di maggiore gravità tendono ancora a concentrarsi nei settori intrinsecamente più pericolosi.

Incidenti su strada causa del 60% delle morti. Nell’ambiente ordinario di lavoro (officina, ufficio, laboratorio, ecc.) è avvenuto l’81% degli infortuni denunciati nel 2010, cui si somma un 7% circa di eventi causati da incidenti stradali occorsi a lavoratori intenti alle proprie mansioni. Il restante 12% è rappresentato dagli infortuni in itinere, cioè quelli occorsi sul percorso casa-lavoro e viceversa. Il rischio-strada si dimostra, però, un potente moltiplicatore della gravità degli infortuni perché ben il 37% dei casi mortali ha riguardato lavoratori deceduti a causa di un incidente stradale avvenuto nello svolgimento delle proprie mansioni e poco meno del 23% sono gli infortuni mortali in itinere, mentre quelli avvenuti nell’ambiente ordinario di lavoro coprono il restante 40%.

L’identikit dell’infortunato medio: uomo, italiano e residente in provincia di Torino. Volendo tracciare un identikit dell’infortunato medio piemontese a partire dai dati infortunistici, si arriverebbe a concludere che si tratta di un uomo (sono infatti uomini il 65% degli infortunati), di nazionalità italiana (come l’85% delle vittime di infortuni) e residente in provincia di Torino (dove si è verificato il 48% degli infortuni). Questa visione, statisticamente ineccepibile, non evidenzia però alcuni aspetti rilevanti relativi sia alle lavoratrici che ai lavoratori stranieri.

Più infortuni per donne e stranieri. Negli ultimi anni gli infortuni occorsi alle lavoratrici sono in lento ma costante aumento. Questo dato è coerente con la diminuzione dell’occupazione nel settore industriale e l’aumento della stessa nel settore terziario, su cui tradizionalmente incide di più la manodopera femminile e in cui è minore la frequenza infortunistica. Alle lavoratrici, che sono circa il 45% degli occupati, sono quindi occorsi circa il 35% degli infortuni denunciati, che si riducono a poco meno del 10% di quelli mortali come se, oltre alle ragioni oggettive legate ai settori di occupazione tendenzialmente meno rischiosi, intervenissero anche fattori soggettivi a limitare l’esposizione delle donne agli infortuni dalle conseguenze più gravi. Gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri, invece, hanno ripreso a crescere dopo la battuta di arresto registrata nel 2009, quando forse la manodopera straniera ha subito – prima e più duramente di quella nazionale – gli effetti della crisi economica. Nel 2010 il 15% del totale degli infortuni denunciati (e ben il 23% di tutti i casi mortali) hanno coinvolto lavoratori stranieri, segno che la loro occupazione è tuttora concentrata nei settori più rischiosi dal punto di vista infortunistico, come quelli industriali o le costruzioni.

Malattie professionali stabili. L’altro aspetto rilevante del fenomeno infortunistico è rappresentato dalle malattie professionali, che in Piemonte si mantengono sostanzialmente stabili, anche nel 2010, intorno ai 2.000 nuovi casi denunciati. Nel settore agricolo, dove si verificano circa il 12% delle malattie denunciate e in cui le nuove tabelle hanno portato a un deciso incremento delle denunce, le malattie più frequenti, pari a circa il 90% del totale, sono quelle a carico degli apparati osteo-articolari e muscolo-scheletrici dei lavoratori. Nei settori dell’industria e dei servizi, pur essendovi un’incidenza piuttosto elevata delle malattie a carico degli apparati osteo-articolari e muscolo-scheletrici, si rilevano incidenze piuttosto forti sia delle sordità che delle patologie tumorali, che superano il 20% del totale, la metà delle quali riconducibili all’esposizione all’amianto dei lavoratori che le hanno contratte.

Fonte: INAIL