di Franco Adriano e Pierre de Nolac  

Sono davvero dirompenti le ipotesi relative al sistema previdenziali e alle norme sul lavoro che potrebbero trovare spazio nella manovra del governo il cui varo è previsto per lunedì 5 dicembre. Potrebbe aumentare, infatti, la soglia minima dei 40 anni di contributi, necessari per la pensione di anzianità, indipendentemente dall’età anagrafica: il governo sta valutando un innalzamento tra i 41 e i 43 anni di contributi.

Ma non è certo l’unica norme in bozza destinata a far discutere. C’è, per esempio, il blocco totale del recupero dell’inflazione per le pensioni per il 2012 e l’aumento di due punti delle aliquote per i lavoratori autonomi (ora al 20-21%, inferiore rispetto al 33% dei dipendenti). Sui licenziamenti, poi, fa fede quanto richiesto al presidente del consiglio, Mario Monti, dal commissario agli Affari economici, Olli Rehn: l’abolizione del «reintegro obbligatorio» e «l’introduzione di un’indennità di liquidazione legata allo stipendio percepito». L’entità dell’operazione? Secondo le ultime previsioni la manovra di Natale dovrebbe ridurre ulteriormente il deficit di 11 miliardi nel 2012 e di 17,4 miliardi nel 2013. Cui va aggiunto l’impatto dei maggiori interessi sul debito che il mercato continua a chiedere all’Italia per rifinanziare il suo debito pubblico.

Le altre ipotesi sul tavolo

Sul tavolo del Consiglio dei ministri di lunedì viene confermato il ritorno dell’Ici sulla prima casa nella nuova versione dell’Imu, ossia l’imposta municipale prevista dalla riforma del feedralismo fiscale. Verrebbe agganciata a una rivalutazione delle rendite catastali che dovrebbe attestarsi intorno al 15% del valore di mercato (valore 5 miliardi). Si valuta anche un nuovo aumento dell’Iva con un ritocco di un punto dell’aliquota ordinaria oggi al 21% e di quella agevolata al 10% che potrebbe garantire tra i 6 e gli 8 miliardi. Prevista anche una stretta sull’utilizzo del contante attraverso un abbassamento della soglia di tracciabilità a 300-500 euro. Se verrà introdotto il prelievo straordinario del 3% sopra i 300mila euro di reddito annuo, la misura riguarderà lo 0,08% dei contribuenti (pari a 34mila in numero assoluto).

Stretta sui vitalizi degli eletti

I presidenti di Senato e Camera Renato Schifani e Gianfranco Fini, dopo un in contro con i rispettivi collegi dei questori e il ministro del lavoro Elsa Fornero si sono impegnati a modificare i vitalizi dal 1° gennaio 2012 mediante l’introduzione del sistema di calcolo contributivo. La riforma varrà pro rata anche per gli attuali deputati e senatori. E se per la maggioranza dei comuni mortali occorrerà aspettare fin quasi a 70 anni, dagli onorevoli e senatori l’assegno verrà incassato a 65 anni per chi ha fatto una sola legislatura (ma già a 60 anni per chi ha più contributi). Ma mentre per la casta degli eletti si profila una stretta, non c’è riferimento alcuno a modifiche ai sistemi previdenziali privilegiati dei vertici e dei dipendenti degli organi costituzionali (fra cui Camera e Senato). Ben presto gli italiani normali saranno chiamati ad ulteriori sacrifici sulle loro pensioni. Ci sarà qualche migliaio di fortunati, nel cuore dello Stato, che ne resterà fuori?

I sottosegretari rispondono a…

Ieri i vice-ministri e sottosegretari hanno giurato. Il gioco di società, a Palazzo, è stato attribuire loro una paternità politica. Ecco le più ricorrenti. Grilli (Tremonti), Milone (La Russa), Zoppini (Alfano), Polillo (Cicchitto), Dassù (D’Alema), Martone (Sacconi), Cardinale (Schifani), Cecchi (Giro), Improta (Rutelli), Magri (Casini), Rossi Doria (Bassolino), Malinconico (Schifani), Peluffo (Ciampi), De Vincenti (Visco)