Per evitare il tracollo, Dexia ricorre ai capitali di emergenza delle banche centrali. Bankitalia inclusa. Già perchè, in attesa che arrivino le garanzie pubbliche promesse da Francia, Belgio e Lussemburgo, l’istituto di credito, in piena crisi di liquidità, ha dovuto chiere l’aiuto dei Paesi in cui il gruppo ha le sue filiali ( Belgio, Francia, Spagna e Italia). Secondo fonti vicine all’istituto franco-belga, si tratterebbe di una misura eccezionale generata dal fatto che alcuni investitori a breve termine hanno espresso la volontà di non rifinanziare i propri crediti. Detta in altri termini, hanno chiesto il rientro. Dexia, per la quale nell’ottobre scorso Francia e Belgio hanno deciso lo smantellamento, non ha al momento però in pancia i denari necessari ad onorare i propri debiti. La situazione dovrebbe però cambiare a breve:, una volta ottenuto l’ok al piano di ottobre dall’Unione, con le garazie pubbliche di Belgio e Francia, Dexia dovrebbe essere in grado di restituire i capitali presi in prestito dalle banche centrali. «Lo sportello d’emergenza delle banche europee è decisamente caro – ha precisato un banchiere francese – e la decisione di ricorrervi mostra indirettamente quanto la situazione sia grave». Forse anche per mantenere la calma sui mercati, le banche centrali non hanno voluto commentare la notizia del rifinanziamento Dexia attraverso i loro fondi d’emergenza. «Si continuerà così (con il finanziamento delle banche centrali, ndr) finchè non arriveranno le garanzie pubbliche per 90 miliardi di euro sui prossimi dieci anni da parte di Francia, Belgio e Lussemburgo » ha aggiunto un analista. Nel dettaglio, Parigi dovrebbe impegnarsi a coprire una quota pari al 36,5%, mentre a Bruxelles spetterebbe la parte più importante pari al 60,5% e al Lussemburgo il 3 per cento. “Sono misure necessarie per evitare il collasso e per mantenere gli impegni di ottobre” aggiunge l’analista evidenziando come il mercato ha reagito bene (+27,88%). Anche se non si può trascurare che da inizio anno le azioni hanno lasciato sul terreno l’86 per cento.Intanto a Parigi s’infuoca la polemica sul ruolo di Dexia nel fornire strumeni di finanza strutturata agli enti locali. In un documento pubblicato dal giornale Liberation, in seguito all’audizione parlamentare dell’ex presidente, Pierre Richard (l’uomo che tento’ le nozze con il SanPaolo di Enrico Salza prima della fusione con Intesa), emerge chiaramente che la vendita di prodotti tossici agli enti locali non tenesse conto del possibile impatto dirompente che avrebbero potuto avere sui conti pubblici. Il giornale ha alzato il velo su piani di marketing aggressici con tanto di target definito a seconda della taglia dell’ente locale di riferimento. Un tema decisamente caldo in tempi di risanamento dei bilanci pubblici.