L’asta Btp presenta un conto salatissimo al Tesoro che, tuttavia, di fronte alle tensioni delle ultime settimane, tira un sospiro di sollievo per aver mantenuto la domanda e coperto l’offerta. Un punto fermo che ha rassicurato anche i mercati e quello italiano in particolare che, dopo le prime tensioni con lo spread oltre 500, è tornato nei ranghi dopo il collocamento (490), anche grazie alle voci di un salvataggio Bce-Fmi. Il Tesoro ha venduto complessivamente 7,5 miliardi di titoli contro un obiettivo massimo di 8 miliardi, riuscendo a piazzare fra gli investitori il massimo target che si era prefissato per il nuovo Btp a tre anni novembre 2014 (3,5 miliardi su una domanda di 5,2 miliardi) e per la riapertura del decennale marzo 2022 (2,5 miliardi a fronte di oltre 3,33). Il Btp fuori corso d’emissione settembre 2020 non ha raggiunto i 2 miliardi fermandosi a 1,5, ma con una domanda che comunque (visti i tassi) è arrivata a 2,3 miliardi. Tutto questo è avvenuto però a un costo altissimo per le casse del Tesoro. I rendimenti sono infatti schizzati a livelli che non si vedevano da 15 anni. Il tre anni ha pagato un 7,89%, a ottobre il tasso era fermo al 4,93%. Un rendimento talmente alto da attrarre molti investitori, anche retail, e scongiurare addirittura l’intervento della Bce. Quanto al 2020, lo yield è schizzato al 7,56% contro il 6,06% del mese scorso. «I tassi – ha detto Chiara Manenti, strategist di Intesa Sanpaolo – sono stati decisamente elevati, non sostenibili nel lungo termine». Con un calcolo approssimativo, un aumento teorico generalizzato di due punti percentuali dei rendimenti in asta comporterebbe un aggravio per le casse del Tesoro pari a 0,4 punti percentuali del Pil solo nel primo anno: 6,4 miliardi da mettere in conto per le prossime manovre. In conclusione, dalle sale operative, si segnala la necessità di «una svolta, di una inversione di tendenza che consenta di guardare con maggiore serenità ai prossimi appuntamenti sul mercato primario». Una volta archiviato questo pesante round di aste c’è bisogno che arrivi un segnale positivo già dai collocamenti in calendario per dicembre: «Questi rendimenti – dice un altro operatore – non sono sostenibili».