I rendimenti ripiegano ma restano a livelli di guardia, con il 10 anni che chiude al 6,89%. L’asta Bot a 12 mesi è stata interamente coperta, con un rendimento superiore al 6%. Un pasticcio di S&P affossa gli Oat francesi 

di Stefania Peveraro

L’ipotesi di un nuovo governo di larghe intese con Mario Monti a Palazzo Chigi ha messo un freno alla speculazione contro l’Italia sin da ieri mattina, con il Ftse Mib di Piazza Affari in recupero sino a un massimo guadagno di tre punti e mezzo (prima di chiudere con un rialzo dello 0,97%) e con il famigerato spread di rendimento tra Btp e Bund a 10 anni che si è ristretto via via a partire dai 567 punti fin sotto quota 500 con il record di sempre sul Mot sia per contratti sia per controvalore: 66.422 contratti per 2,083 miliardi.

La riuscita dell’asta Bot a 12 mesi ha contribuito a fare rientrare, almeno momentaneamente, l’allarme rosso: il Tesoro, pur in presenza di un rendimento in prevedibile ed enorme rialzo rispetto a quello spuntato nell’asta precedente, ha collocato l’ammontare massimo offerto di 5 miliardi di euro.

Nel dettaglio, i Bot annuali, dopo che mercoledì avevano toccato sul secondario l’8,4% di rendimento in denaro, sono stati collocati al 6,087%, il massimo segnato in asta dal settembre 1997, e ben 252 punti base al di sopra del 3,57% spuntato nell’ultima asta dello scorso ottobre. E la domanda è stata due volte superiore all’offerta, in aumento dal rapporto di 1,88 volte di ottobre. A comprare, secondo indiscrezioni raccolte nelle sale operative, sarebbero state prevalentemente le banche, mentre gli altri investitori istituzionali, fondi in primis, si sarebbero mossi con maggiore circospezione; di certo il miglioramento del rapporto bid-to-cover segnala un piccolo ritorno di fiducia che necessita ovviamente di conferme.

 

Nel frattempo lo stop alle vendite selvagge ieri c’è stato e il mercato ha registrato finalmente, dopo giorni di follia, una riduzione dei rendimenti dei governativi italiani su tutte le scadenze. In particolare, gli spread di rendimento tra Btp e Bund si sono ristretti in maniera significativa tra l’inizio della mattinata e il primo pomeriggio, per poi tornare a riallargarsi in prima serata, anche se certo a livelli meno drammatici di quelli toccati poche ore prima. Così, lo spread a due anni, che era partito ieri mattina da quota 704, si è ridotto alle 15 di ieri sino a 577 basis point per poi chiudere poco sopra quota 600; anche il differenziale a 5 anni ha seguito lo stesso schema, passando da un massimo a 689 punti base al minimo di 584 nel primo pomeriggio e risalire poi verso 600. Infine, il differenziale a 10 anni, partito dal 5,67%, è sceso sino a poco sotto i 500 punti per poi risalire e attestarsi in serata attorno a 510.

Detto questo, i livelli di rendimento di Bot, Btp e Cct restano estremamente elevati e la curva è praticamente invertita nel tratto fino a un anno e poi diventa piatta, con il Bot a 12 mesi che sul secondario ieri in serata offriva il 6,9%, il Btp a due anni che pagava il 6,4%, quello a 5 anni che offriva il 6,98% e il decennale che pagava il 6,89%. Rendimenti, quindi, ancora estremamente appetibili per gli investitori, che ora, in vista dell’attesa formalizzazione dell’incarico a Monti da parte del Quirinale, stanno incominciando a considerare l’ipotesi di rientro sui titoli italiani.

 

Non a caso proprio ieri MF-Milano Finanza ricordava che un importante banchiere italiano ha rivelato di aver ricevuto molte telefonate da ceo di banche internazionali e di hedge fund che chiedevano previsioni su quando si sarebbe risolta la crisi politica italiana, in modo da rientrare sugli asset tricolori ai minimi. Con Goldman Sachs in prima linea. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, infatti, la banca d’affari Usa negli ultimi giorni è stata uno dei maggiori responsabili del crollo delle quotazioni dei titoli italiani e sarà tra le prime a farne incetta a prezzi da saldo, almeno sino a quando lo spread decennale con i titoli tedeschi non si stabilizzerà di nuovo attorno ai 350 punti base, il livello che uno studio diffuso mercoledì dalla stessa Goldman indicava come punto di arrivo dai massimi segnati in questi giorni, nel caso in cui la crisi politica italiana si risolvesse con un esecutivo di larghe intese, cioè con «una sorta di governo di unità nazionale guidato da un outsider di ottima reputazione». L’identikit perfetto di Monti.

Intanto ieri la speculazione delle banche d’affari ha avuto buon gioco ad accanirsi contro gli Oat francesi: verso le 16 i sistemi di Standard&Poor’s hanno inviato un messaggio automatico sbagliato sulla perdita del rating tripla A della Francia. S&P ha impiegato ben due ore a comunicare l’errore e ha confermato la tripla A della Francia. Ma ormai il danno era stato fatto e in serata lo spread sui dieci anni contro Bund si aggirava ancora in area 170 punti base. (riproduzione riservata)