di Gianluca Zapponini

I banchieri dell’Abi serrano le fila e provano a farsi sentire dall’European Banking Authority (Eba). Il comitato esecutivo riunitosi ieri a Milano ha affidato al presidente Giuseppe Mussari l’incarico a trattare con l’Autorità Bancaria Europea per cercare di ammorbidire il diktat con cui a fine ottobre è stato imposto al sistema bancario italiano di ricapitalizzare per 14,7 miliardi al fine di centrare entro giugno 2012 l’obiettivo di un core tier 1 al 9%.

 

Mussari, ha spiegato al termine della riunione il numero uno di Creval Miro Fiordi, dovrà «affrontare le tematiche delle richieste dell’Eba nelle sedi appropriate». «Siamo tutti d’accordo», ha aggiunto il presidente di CariFossano Giuseppe Ghisolfi, che a occuparsi della trattativa sia «direttamente» Mussari. L’obiettivo dell’Abi è rendere in sostanza più flessibile l’applicazione delle richieste giunte dall’Eba. Anche perché vanno considerati «gli impatti che questo provvedimento ha sui mercati», ha sottolineato Fiordi, ricordando però che «le decisioni dell’Eba sono ormai prese e la questione non riguarda solo l’impatto sulle banche e sul mercato, ma la qualità della valutazione sul debito sovrano italiano». La discesa in campo dell’Abi giunge al culmine di una serie di nette prese di posizione da parte del mondo bancario, che in particolare contesta i criteri di calcolo adottati dall’Eba per stimare i deficit patrimoniali. Qualche giorno fa il consigliere delegato di Banco Popolare Pier Francesco Saviotti ha definito addirittura «inaccettabile» l’intervento dell’Eba nei confronti degli istituti italiani. Nel dettaglio, le banche che, a detta dell’Authority, si trovano in una situazione di scarsa patrimonializzazione sono Unicredit, per cui è stata calcolata una ricapitalizzazione di 7,3 miliardi, Monte dei Paschi di Siena (3,1 miliardi), Banco Popolare (2,8 miliardi) eUbi Banca (1,4 miliardi).

In attesa di capire se le ragioni dell’Abi verranno prese in considerazione dall’Eba, Palazzo Altieri sempre ieri ha diffuso il bollettino mensile con i dati relativi a sofferenze e impieghi e tassi sui prestiti. A settembre le sofferenze lorde hanno toccato quota 102 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 100,2 miliardi di agosto. Le sofferenze al netto delle svalutazioni sono invece calate a 53,8 miliardi dai 54,4 miliardi del mese precedente, mentre il rapporto tra sofferenze nette e impieghi totali si è attestato al 2,78% (contro il 2,83% di agosto). Sul fronte degli impieghi l’Abi ha registrato un consolidamento dei prestiti delle banche italiane a famiglie e società non finanziarie. A ottobre infatti i finanziamenti sono aumentati del 5,3% su base annua, rimanendo sostanzialmente in linea con il trend di settembre (+5,4%). Cattive notizie invece per quanto riguarda i tassi sui mutui per l’acquisto di una casa, che a ottobre sono saliti al 3,57% dal 3,42% di settembre, registrando così il nuovo picco dell’anno. Stabile infine la raccolta, aumentata in ottobre del 2,8%. (riproduzione riservata)