DANIELE AUTIERI

La partita tra gli Ordini e le compagnie assicurative è già in fase avanzata perché entro il 13 agosto prossimo tutti i professionisti italiani saranno obbligati a sottoscrivere un’assicurazione. Per rispondere all’articolo inserito nella manovra finanziaria, gli Ordini da un lato e le compagnie dall’altro stanno conducendo intense trattative per trovare la quadra che permetta ai professionisti di assicurarsi senza doverlo fare a costi troppo onerosi.
«In generale – spiega Roberto Manzato, direttore Vita e danni non auto dell’Ania – prima della sottoscrizione del contratto il professionista deve compilare un questionario per permettere all’assicuratore di valutare il rischio. Il tipo di responsabilità che viene assicurata riguarda solo la “colpa” e la “colpa grave” (una colpa con delle aggravanti), mai il dolo che per legge non è assicurabile».
Ad oggi un professionista paga in media dall’1 al 2% del suo fatturato annuo per l’assicurazione, ma l’ammontare del premio varia in modo significativo da professione a professione. I ginecologi, i primi nella classifica dei più tartassati, pagano anche 30mila euro all’anno; 9mila gli ortopedici; 3.500 euro gli avvocati; tra i 900 e i 1.300 euro gli architetti e fino a 3.400 euro gli ingegneri.
Per abbassare questi tetti sono scesi in campo massicciamente negli ultimi giorni i broker assicurativi, mediatori che rispondono a grandi gruppi internazionali e che mettono in collegamento i clienti con le compagnie assicurative.
«Entro la fine del 2011 – spiega Lucio Del Paggio, consigliere tesoriere del Consiglio Nazionale Forense – presenteremo al Consiglio un bando di gara per individuare un broker con il quale stipulare un accordo per tutti gli avvocati italiani».
«Del resto – continua Del Paggio – l’obbligatorietà dell’assicurazione è già riconosciuta nella riforma forense approvata in Senato. Adesso dobbiamo solo decidere se stipulare un accordo quadro come hanno fatto i commercialisti, oppure una copertura garantita dal Consiglio come i notai».
Notai e commercialisti hanno infatti seguito due strade diverse. I primi hanno stipulato già dal ’96 una convenzione con un pool assicurativo che comprende anche i Lloyd’s londinesi che costa circa 14 milioni l’anno, pagata dal Consiglio Nazionale del Notariato che di fatto copre tutti i 5mila iscritti all’Ordine. Una soluzione impraticabile con categorie più numerose come quella dei commercialisti (110mila iscritti) che dal marzo 2010 hanno fatto una gara e stretto un accordo con un’associazione temporanea di imprese guidata dal broker internazionale Aon.
«I broker vincitori – spiega Massimo Mellacina, consigliere dell’Ordine – hanno costruito una polizza base e ottenuto la copertura sul mercato dalla compagnia Chartis. In questo modo ogni singolo commercialista può assicurare tutte le attività, dalla consulenza ordinaria fino al controllo dei conti di una grande società, sottoscrivendo una polizza che parte da un premio minimo di 260 euro».
In 18 mesi già 5mila commercialisti hanno utilizzato l’accordo siglato dall’ordine, una strada seguita anche da molte professioni tecniche, come gli ingegneri, che hanno sottoscritto una convenzione quadro con Unipol il cui premio costa circa il 2% del fatturato annuo, o i chimici che hanno trovato un accordo con i Lloyd’s di Londra. Più complesso il caso dei medici, dove i rischi aumentano e spesso le compagnie assicurative richiedono premi altissimi.
«I medici – spiega Alessandro Gentiloni, avvocato dello studio Gentiloni Silveri esperto di controversie legali nel settore sanitario – sono chiamati a pagare premi fuori mercato, che possono superare i 15mila euro, quando uno stipendio di un ospedaliero non supera i 3.500. Non solo: in fase giudiziale le assicurazioni cercano sempre di imporre un loro legale, e se un medico ha un precedente giudiziario in molti casi non lo assicurano più».
«Spesso – continua Gentiloni – anche un’omessa visita (quando un medico sbaglia la diagnosi e non visita un paziente che in realtà accusa una patologia grave) può essere la ragione per non far valere la copertura». Un dato, questo, confermato anche dai numeri: dal 1999 al 2009 i premi per la responsabilità civile sanitaria sono cresciuti in media del 12,5% all’anno e crescono anche i sinistri denunciati all’Ania, addirittura del 255% rispetto al 1994. Delle due l’una: o è aumentata la propensione alla denuncia da parte dei cittadini, oppure la professionalità dei medici italiani è diminuita in modo sostanziale. Il risultato comunque è che nel 2009 le polizze sono costate al mondo sanitario 485 milioni di euro, il 40% dei quali versato dai singoli professionisti e il 60% dalle strutture ospedaliere.
Oltre all’interesse del singolo cittadino e alla stipula dell’assicurazione per garantire – come è scritto nella manovra finanziaria – una maggiore tutela del cliente, alle spalle si gioca un’enorme partita economica perché il tema dell’obbligatorietà interessa circa 2 milioni di professionisti italiani che saranno chiamati nei prossimi mesi a bussare alle porte delle compagnie assicurative. A loro toccherà pagare cifre ingenti ma anche stare con gli occhi aperti perché molte polizze non coprono tutti i rischi. È il caso, ad esempio, del rischio “postumo”, ossia quello che offre una copertura al professionista anche se la denuncia arriva anni dopo aver commesso l’errore. Altri problemi possono invece sorgere quando il professionista viene chiamato a rispondere per una cifra maggiore rispetto a quella assicurata.
Mancano pochi mesi per risolvere tutti i nodi rimasti in piedi anche se, va detto, la legge approvata nell’agosto scorso dal governo resta vaga perché, al di là della profusione di intenti, non indica massimale, garanzie o arco temporale della copertura assicurativa obbligatoria e si riduce quindi a un contenitore di buone intenzioni.