Negli ultimi due anni la crisi ha divorato quasi 200 miliardi di euro (-2%) di ricchezza delle famiglie italiane, stimata a fine 2009 in 8.600 miliardi di euro. I patrimoni di ciascun nucleo, in media 350.000 euro 2 anni fa, sono così “dimagriti” di 7.000 euro. Il balzo dei rendimenti dei titoli pubblici, legato allo spread con i bund tedeschi, ha bruciato oltre 10 miliardi di euro. Per proteggere i beni, gli italiani scoprono fondi patrimoniali e trust: in 5 anni ne sono nati circa 30.000.

 È quanto emerge da una ricerca di Synergia Consulting Group, alleanza di 13 studi di dottori commercialisti con oltre 200 professionisti ubicati in varie regioni italiane. L’analisi si basa su dati delle più autorevoli fonti (Banca d’Italia, Istat, Unioncamere, ABI, Crif).

 L’indagine è stata presentata la scorsa settimana a Verona, al convegno annuale di Synergia Consulting Group, sulla difesa del patrimonio familiare. “Per proteggere i patrimoni familiari”, ha detto Giuseppe Capra di Synergia Consulting Group, “gli italiani ricorrono in misura crescente ai fondi patrimoniali e ai trust, istituti giuridici che, segregando i beni dalle aggressioni di eventuali creditori, permettono di costruire una sorta di cassaforte sui beni personali”.

 Negli ultimi 5 anni, secondo Synergia Consulting Group, sono stati creati oltre 30.000 fondi patrimoniali e trust. In totale le “casseforti” per proteggere i patrimoni familiari (fondi patrimoniali + trust) nella Penisola sono stimate in oltre 200.000. Le Regioni dove i fondi patrimoniali si diffondono di più sono Lombardia (circa il 20% dei nuovi istituti), Veneto (11%), Emilia Romagna (9%), Lazio (8%), Toscana (7%) e Campania (7%).

 Vari fattori hanno pesato sul calo della ricchezza. Innanzi tutto il calo dei prezzi degli immobili (circa il 3%), che rappresentano due terzi del “tesoro” familiare. Poi il recente crollo dei titoli di Stato (che ha contagiato le altre obbligazioni) e la caduta delle Borse. Si è poi ridotto il valore delle attività economiche (aziende, negozi, etc.). Infine c’è stato un incremento dei debiti. L’impatto della crisi è stato compensato solo in parte da nuovi risparmi e dalla rivalutazione di alcuni beni (oro e preziosi).

 Il boom di fondi patrimoniali e trust, rileva Synergia Consulting Group, è legato anche alla crescita di fallimenti e crediti inesigibili. Nel 2010 sono fallite più di 11.000 aziende (+ 20% sul 2009), toccando il record storico dalla riforma del diritto fallimentare del 2006. Lo scorso stesso anno le istanze di fallimento depositate hanno toccato il picco di 37.000. Nei primi 9 mesi del 2011 sono stati dichiarati oltre 8.500 fallimenti (+8,7% sullo stesso periodo del 2010). Le aree più colpite sono Lombardia (più di un quarto del totale), Lazio e Veneto.

 I settori più in difficoltà sono edilizia e commercio all’ingrosso. L’ascesa dei fallimenti è dovuta al crollo del fatturato, alla carenza di liquidità, alla difficoltà di incassare i crediti e alla minore competitività dovuta alla globalizzazione.

 Nonostante le difficoltà, tuttavia, continuano a crescere le società di capitale iscritte al Registro Imprese. Il parco è raddoppiato in 15 anni, passando da 710.000 a 1.351.000 a fine 2010. Quelle attive, tuttavia, sono solo 929.000.

 La crisi ha provocato anche l’esplosione delle sofferenze bancarie, balzate del 40% da luglio 2010 a luglio 2011 (+ 21 miliardi di euro). In totale i crediti non rimborsati alle banche a fine luglio 2011 ammontavano a 74,5 miliardi di euro.

 La separazione fra patrimonio personale e attività di impresa ha origini antiche. “Il Trust, per esempio, risale intorno al 1100, e veniva usato per aggirare le imposte feudali gravanti sulle successioni di immobili o altri beni”, ha spiegato Giuseppe Capra, “Ma il più ampio utilizzo nei secoli nasce dall’esperienza giuridica di Common Law. Il Trust veniva usato principalmente dai Crociati, in modo che la famiglia ne beneficiasse nel caso di mancato ritorno in patria”.

 In epoca più recente si è diffusa la pratica del fondo patrimoniale, oggi disciplinato in Italia dal codice civile (articoli 167-171). L’istituto nasce dalla riforma del diritto di famiglia del 1975 e ha sostituito il precedente schema del patrimonio familiare.

I due istituti hanno visto un diffuso utilizzo negli anni recenti in Italia, con la rapida evoluzione del contesto imprenditoriale e finanziario a partire dagli anni ‘70 e ’80.

In quel periodo erano le banche ad offrire agli imprenditori affidamenti e smobilizzi crediti, senza chiedere eccessive garanzie.

Oggi lo scenario è cambiato, con le banche che erogano poco credito e chiedono molte garanzie. La ricerca di credito può mettere a rischio i patrimoni familiari, se non segregati.