Molti sono italiani, ma anche portoghesi, irlandesi e greci 
 di Stefano Sansonetti  

In un periodo di crisi dilagante, con alcuni paesi che si trovano sull’orlo del collasso finanziario, c’è chi sembra scommettere molto sui titoli degli stati in difficoltà. Dalle parti del ministero dell’economia, per esempio, c’è la Sace che ha in pancia qualcosa come 5,3 miliardi di euro investiti in obbligazioni di stato.

 

La gran parte, ovvero circa 4 miliardi, sono investiti in bond di paesi spregiativamente definiti Pigs. L’acronimo, che normalmente è stato utilizzato per individuare Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, adesso rischia pericolosamente di coinvolgere anche l’Italia, i cui titoli di stato decennali viaggiano da giorni intorno a rendimenti superiori al 6%. E proprio in titoli italiani è investita la maggior parte dei 5,3 miliardi spalmati dalla Sace sul settore. La società, che assicura i crediti all’export e sostiene l’internazionalizzazione delle imprese, ed è guidata da Alessandro Castellano, ha la bellezza di 3 miliardi e 629 milioni di euro investiti in titoli nostrani.

Il massiccio livello di questo investimento potrebbe indurre a pensare che la società, in questi anni di grandi difficoltà economiche generali, abbia fornito un consistente aiuto al ministero da cui è controllata attraverso ingenti acquisti di obbligazioni pubbliche. Anzi, a stare all’ultimo bilancio approvato, chiuso il 31 dicembre del 2010, il «pacchetto italiano è cresciuto» in un anno di ben 260 milioni di euro: da 3,369 a 3,629 miliardi di euro

Ma anche altri titoli di stati «periferici» hanno subito un andamento crescente, così come viene descritto all’interno dei documenti contabili della società di Castellano.

 

Dal 2009 al 2010, per esempio, gli investimenti in titoli greci sono cresciuti da 144,8 a 219,2 milioni di euro, quelli in titoli irlandesi da 10,2 a 103 milioni, quelli in bond portoghesi da 5,2 a 18,8 milioni. L’unico arretramento si è registrato in riferimento alle obbligazioni di stato spagnole, che nel portafoglio Sace sono passate da 348,6 a 76,4 milioni.

Ora, va detto che dietro questi investimenti c’è una ratio precisa. La società, infatti, svolge un’attività di assicurazione delle imprese all’estero che negli anni si è velocemente sviluppata. A seguito dell’adozione di nuovi modelli di business e dell’ampliamento della gamma di prodotti e della rete distributiva si è passati dalle poche centinaia di imprese assicurate nel 2004 alle oltre 20 mila del 2010. E dai 14 miliardi di euro di operazioni assicurate nel 2004 si è passati ai 70 miliardi nel 2010. Nel frattempo sono anche cresciuti i dividendi incassati dal Tesoro, oggi guidato da Giulio Tremonti, che dal 2004 fino a oggi sono stati di 5,6 miliardi.

Registrati questi numeri, rimangono le due coordinate principali che ispirano gli investimenti: la diversificazione rispetto ai rischi assunti attraverso l’attività assicurativa e la protezione del capitale. Il punto, però, è che proprio per proteggere il capitale la Sace è tenuta a effettuare investimenti soltanto in titoli a basso rischio. In pratica la società controllata dal Tesoro si orienta solo verso titoli «investment grade». Ora, se i titoli greci ai tempi delle operazioni perfezionate dalla Sace potevano avere questa caratteristica, oggi di certo la hanno persa. Ma il rischio riguarda un po’ tutti gli investimenti in titoli periferici. Perché sarà anche vero che la società può effettuare solo operazioni «sicure», ma guardando la griglia dei bond governativi si vede subito che in un’ipotetica graduatoria di valore, dopo i titoli italiani ci sono quelli greci, seguiti dagli irlandesi e dagli spagnoli. Insomma, titoli di paesi non proprio in buona salute