La Germania vuole dare a Bruxelles il potere di bloccare le leggi di bilancio nazionali. I mercati sperano che in cambio Merkel possa cedere sulla Bce. Che continua gli acquisti di bond a passo lento 

di Francesco Ninfole

Le borse hanno preso il volo ieri dopo la conferma da Berlino di un piano accelerato per la modifica dei Trattati europei. Le nuove regole garantirebbero un controllo rafforzato sui conti pubblici dei Paesi. Ma soprattutto potrebbero essere la premessa per l’ok della Germania a misure finora bocciate, come gli Eurobond e un potenziamento della Bce (la mossa più gradita dagli operatori) o del fondo Efsf (che però è ora bloccato per le condizioni di mercato).

Le incertezze restano comunque alte: riguardano sia le modalità tecniche (si parla di cooperazione rafforzata tra alcuni Paesi) sia i contenuti delle modifiche ai Trattati. Così, mentre i listini azionari ieri hanno segnato significativi rialzi (Milano +4,6%), il mercato obbligazionario è rimasto ancora nervoso, con i rendimenti dei Btp ancora attorno al 7,2% e spread sul Bund a quota 493: livelli altissimi, seppure in lieve discesa rispetto a venerdì. Anche lo spread Francia-Germania è sceso ieri a 131 punti, mentre l’euro rispetto al dollaro è tornato quota 1,33. Le borse hanno apprezzato soprattutto l’urgenza manifestata da Berlino, dopo mesi di esitazioni. «Francia e Germania hanno una tabella di marcia ambiziosa», ha precisato ieri il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, che ha annunciato un cambiamento delle regole veloce, «in un tempo per alcuni sorprendentemente breve.
L’Europa non può aspettare in eterno». Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha aggiunto che la Germania «sta spingendo verso una maggiore integrazione fiscale, in modo che anche la Bce possa giocare un ruolo maggiore». Per ora, secondo Schaeuble, la Bce non può ancora agire da ultimo garante dei titoli: «Altrimenti nessun Paese europeo manterrebbe la tripla A». Secondo il ministro tedesco, che ha smentito piani per un bond emesso dai Paesi a tripla A, la cancelliera Angela Merkel proporrà di dare alla Commissione Ue il diritto di respingere le leggi finanziarie nazionali. Inoltre, per garantire che i Paesi aderenti mantengano il debito sotto il 60% del pil, la Germania chiederà di creare un fondo, finanziato con risorse dei singoli Paesi, per gestire la parte di indebitamento oltre la soglia.

Dunque, anche la Germania sembra ormai convinta che l’euro è arrivato a un punto di non ritorno. La consapevolezza è maturata dopo il contagio della crisi all’Italia e l’allontanamento degli investitori dalle aste dei Bund. Perciò ora si stringe il più possibile sui tempi: già oggi l’Eurogruppo esaminerà le proposte francesi e tedesche sulla governance economica. Venerdì 2 dicembre la cancelliera dovrebbe proporre alla Camera bassa le prime modifiche al Trattato. In ogni caso, la Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy dovrebbero annunciare le linee guida finali del nuovo Patto all’inizio della prossima settimana. Resta comunque decisivo il Consiglio Ue di venerdì 9 dicembre, quando verrà presentata la strategia per salvare l’euro. Ma, come riportato da DowJones, i capi di governo dei 27 Paesi Ue si incontreranno già l’8 dicembre per una cena di lavoro, in cui si discuterà anche della gestione coordinata del debito europeo. L’obiettivo è che le misure siano in vigore entro l’inizio del 2012.

Assicurato il governo tedesco sui conti pubblici, i leader europei si concentreranno su come sostenere i titoli di Stato con problemi di liquidità. L’ipotesi più gradita dai mercati sarebbe uno scudo illimitato della Bce. Oltre alle parole di Schaeuble, sull’argomento dalla Germania ieri si sono fatti sentire gli analisti di Deutsche Bank: «Più lo scenario economico peggiora, più diventa probabile che la Bce debba entrare in modo più aggressivo nel mercato, per affrontare l’indebolimento dei canali di trasmissione della politica monetaria». Ieri anche Joaquin Almunia, commissario Ue alla Concorrenza, ha osservato che «la Bce deve comportarsi come compratore di ultima istanza per contrastare la crisi». Anche gli Usa spingono per maggiori acquisti. Per il momento l’Eurotower si limita a interventi a passo lento, probabilmente troppo rispetto alla situazione dei mercati: la scorsa settimana la Bce ha comprato titoli di Stato per 8,58 miliardi, in lieve aumento dai 7,99 miliardi della settimana prima. Dal maggio 2010 gli acquisti hanno totalizzato 203,5 mld (che oggi saranno ritirati, in una delle consuete operazioni di sterilizzazione).

In queste ore si lavora poi sul fondo salva-stati Efsf. Se ne parlerà anche all’Eurogruppo. Ma ieri lo stesso presidente dell’Efsf, Klaus Regling, ha smorzato ogni entusiasmo sulla capacità del fondo di sostenere il debito: «Un aumento della potenza di fuoco del Fondo di 4-5 volte è impossibile allo stato attuale delle condizioni di mercato». (riproduzione riservata)