Clienti ancora in fuga dall’industria del risparmio gestito italiano, che a ottobre ha perso altri 5,8 miliardi di euro (dopo i -6 miliardi di settembre), portando il bilancio negativo da inizio anno a sfiorare un rosso di 23 miliardi. Queste le stime preliminari contenute nella mappa del risparmio gestito di Assogestioni, da cui si evidenzia un patrimonio stabile a 958,3 miliardi. Pesante il colpo per le banche che hanno accusato i principali deflussi. Nel dettaglio, i deflussi sono da imputare per 4,77 miliardi alle gestioni collettive e in particolare ai fondi aperti che da soli hanno accusato un saldo negativo di 5,1 miliardi. Altri 1,02 miliardi di deflussi sono poi legati alle gestioni di portafoglio. Sul fronte delle gestioni collettive sono i monetari e gli obbligazionari a subire le fuoriuscite più consistenti: in particolare i prodotti di liquidità raddoppiano il rosso poco sopra i 2miliardi. Il segno meno interessa tuttavia, come per settembre, tutte le categorie di fondi, anche se frenano in maniera decisa a -172 milioni, da oltre un miliardo, i riscatti sui prodotti azionari. Quanto alla nazionalità dei fondi, solo il 37,3% del patrimonio fa capo a fondi di diritto italiano, mentre quelli di diritto estero coprono il restante 62,7 per cento. Quanto alle banche, se a settembre era stata Unicredit ad accusare una raccolta netta particolarmente pesante, dalle tabelle di Assogestioni risulta che in ottobre anche Intesa e gli altri principali istituti di credito hanno registrato raccolte nette decisamente negative. In particolare, Ca’ de Sass ha segnato una raccolta netta negativa di 1,6 miliardi e Pioneer Investments (gruppo Unicredit) un deflusso di 1,7 miliardi, mentre il gruppo Generali, che si colloca per quota di mercato tra i due grandi gruppi bancari, ha contenuto i deflussi a 178 milioni, 148 dei quali dovuti a portafogli istituzionali.