Faro Moody’s sulla redditività delle banche italiane. Secondo l’agenzia di valutazione americana, le rilevanti svalutazioni operate da Unicredit nel terzo trimestre (che si è chiuso per Piazza Cordusio con un rosso di 10,6 miliardi a causa di 10,2 miliardi di svalutazioni) fanno emergere dubbi sulla redditività degli istituti di credito italiani, che hanno realizzato acquisizioni domestiche a prezzi elevati prima dello scoppio della crisi, in particolare nel 2007 e nel 2008. Quindi non soltanto Unicredit, ma anche Mps e il Banco Popolare. In particolare, all’interno del «weekly credit outlook» (l’analisi settimanale effettuata dalla società di rating statunitense), si legge che secondo Moody’s è «più difficile ottenere sinergie significative, specie dove sono state realizzate acquisizioni di istituti deboli in Italia, quali Capitalia da Unicredit (che sconta anche le acquisizioni effettuate in Kazakistan e Ucraina ndr), Antonveneta da Monte dei Paschi di Siena e Popolare Italiana dal Banco Popolare ». Tra le altre cose, Moody’s cita l’ambientemacro e regolamentare, che in Italia verosimilmente rimarrà difficile per un certo periodo di tempo. Inoltre, l’agenzia di rating fa riferimento a uno scenario economico negativo, caratterizzato da maggiori costi di raccolta, dubbi sui titoli di Stato, misure di austerità del governo e una più severa regolamentazione. Pochi giorni fa, Unicredit era entrata nel mirino di Moody’s. Lo scorso 16 novembre, infatti, l’agenzia di valutazione aveva messo sotto osservazione, per un possibile downgrade, il rating individuale C- di solidità finanziaria di Piazza Cordusio, oltre ai suoi rating di lungo termine A2, a quello di breve termine «Prime- 1», al rating sul debito senior e a quello sul debito junior. S.P.