ASTE Torna l’allarme spread e con esso il rialzo record dei tassi in asta. Con il Tesoro che anche ieri si è ritrovato a vendere titoli a carissimo prezzo. Erano infatti circa 15 anni che non si vedevano rendimenti su questi livelli: 6,5% e 7,8%, nelle aste dei titoli italiani a 6 e 24 mesi. «Oltre a rendere più complicata la scelta dei tempi e dei modi in cui il Tesoro si deve presentare sul primario – commenta un trader – è ormai chiaro che l’Italia non sarà in grado di sostenere a lungo questi tassi per finanziarsi sui mercati. Basti pensare che prima della crisi questi livelli non si vedevano neanche sulla scadenza a 30 anni». Alcuni operatori sottolineano comunque gli aspetti positivi: l’asta è stata coperta (si è evitato il caso Bund), i livelli della domanda hanno evidenziato che qualche compratore c’è ancora e le aste spagnole e francesi non sono state molto più convincenti. Non mancano tuttavia le criticità. Dai rendimenti, al fatto che in giornata l’asta ha riacceso lo spread sopra 500 punti base. Secondo alcuni operatori è stato poi il collocamento del Ctz la macchia più brutta dell’asta: «È un titolo che il mercato ha mandato giù veramente a fatica. Si sono visti pochissimi compratori – dice un trader – e quelli che c’erano hanno voluto un rendimento pari a quasi l’8% per metterlo in portafoglio». La situazione viene unanimemente giudicata come molto complicata e anche le scelte di emissione del Tesoro vengono guardate per la prima volta con un certo scetticismo. Gli occhi sono ora tutti puntati a martedì quando il Tesoro offrirà sul mercato Btp fino 8 miliardi.