Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

Nel linguaggio assicurativo si chiama secondo pilastro. È quello che copre le prestazioni sanitarie, ma per il senatore di Fdi Francesco Zaffini, presidente della commissione previdenza e sanità, si tratta di qualcosa di più: una necessità per evitare che il sistema pubblico si pieghi sotto il peso di costi crescenti. Da qui l’urgenza di mettere mano alla sanità integrativa, trasformandola in un forza capace di sostenere il Servizio sanitario nazionale. Al Festival delle assicurazioni, Zaffini ha rilanciato il cantiere della riforma con un’immagine efficace: «Il welfare aziendale oggi chiude l’ombrello proprio quando comincia a piovere, cioè quando il lavoratore va in pensione e, vista l’età, è più soggetto a problemi». La riforma dovrà quindi costruire continuità assistenziale dopo il pensionamento, con una la prima fase a legislazione vigente per mettere ordine tra gli erogatori e una seconda, strutturale, che rafforzi il legame tra Stato e welfare aziendale.
A fine 2026 una polizia su due avrà una componete di intelligenza artificiale. Le previsioni sono dell’Italian Insurtech Association, l’associazione presieduta da Simone Ranucci Brandimarte emerse durante il secondo giorno dell’MF Festival delle Assicurazioni e delle Previdenza nel corso del quale si è discusso di come le nuove tecnologie stanno rivoluzionando le compagnie. Laura Grassi, head of Fintech & Insurtech Observatory del Politecnico di Milano ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di «avere dati attendibili da cui partire».
Il nuovo decreto sulle assicurazioni obbligatorie contro le catastrofi naturali segna una svolta per il sistema produttivo italiano: punta a garantire indennizzi più rapidi e a promuovere una cultura della prevenzione, riducendo la dipendenza dagli aiuti pubblici. Come ha spiegato Simona Andreazza (Ania), «solo il 7% delle imprese e delle abitazioni ha una copertura». Il nuovo sistema si fonda sulla riassicurazione pubblica tramite Sace, che potrà assorbire fino al 50% degli indennizzi, con un tetto di 5 miliardi l’anno. La norma, frutto di un negoziato tra istituzioni, imprese e assicuratori, nasce per accelerare i risarcimenti, ma presenta ancora limiti: restano escluse merci e alcune spese accessorie. Una scelta di equilibrio che, secondo gli operatori, dovrà essere rivista una volta consolidato il mercato. Intanto le compagnie si stanno muovendo con approcci diversi. Daniela D’Agostino (Unipol) ha ricordato come l’azienda ora inserisca un set informativo sugli eventi catastrofali nelle polizze multirischio: «Abbiamo introdotto questa sezione per rispondere concretamente ai bisogni di protezione delle imprese».

Sharing mobility a due velocità. Se da un lato cresce la domanda con oltre 50 milioni di noleggi nel 2024 e 60 milioni stimati per il 2025, dall’altro prosegue il calo dell’offerta con meno veicoli, servizi e operatori. Nel 2024, rispetto al 2022, i mezzi in sharing sono 96mila (-15%), il numero complessivo dei servizi è di 170 (-26%) e tra il 2022 e il 2025 gli operatori sono scesi a 35 (-24%). Numeri e tendenze della sharing mobility in Italia sono contenuti nel nono «Rapporto nazionale sulla sharing mobility» presentato in occasione della Conferenza nazionale della sharing mobility organizzata dall’Osservatorio nazionale del settore e promosso dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
Servizio sanitario nazionale in erosione. Un italiano su dieci rinuncia a curarsi per i costi troppo elevati. Solo negli ultimi tre anni la sanità pubblica ha perso 13,1 miliardi di euro, mentre 41,3 miliardi pesano sulle famiglie. Ulteriore campanello d’allarme è la cronica carenza di infermieri e medici di base. È quanto emerge dall’8° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale presentato l’8 ottobre 2025 da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.
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Il blocco dell’aumento di tre mesi nell’età e nei contributi per andare in pensione dal primo gennaio del 2027 non sarà per tutti. “Ci sono i più meritevoli e i meno meritevoli”, ha rivelato ieri sera il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione parlamentare sul Dpfp, il nuovo Documento di finanza pubblica. E quindi, lavoratori “precoci e usuranti possono avere un trattamento diverso”.
Il modello di riferimento è il trenitno-Alto Adige. È lì che il governo ha pescato l’idea di un fondo previdenziale complementare per i nuovi nati. Sulla scia della legge regionale che ha istituito “un incentivo all’iscrizione a forme di previdenza complementare di nuovi/e nati/e”, l’esecutivo punta a replicare il meccanismo su scala nazionale.
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