Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Crédit Agricole esclude una cessione delle attività italiane a Banco Bpm. «Quando si legge sulla stampa che potremmo vendere Crédit Agricole Italia in cambio di contanti o azioni Anima, pur rimanendo in minoranza, potete immaginare che non è qualcosa che vogliamo fare», ha tagliato corto la vicedirettrice generale della banque verte Clotilde L’Angevin durante la presentazione dei conti trimestrali del gruppo francese avvenuta ieri.
Nel settore finanziario, dove accuratezza predittiva e gestione del rischio sono fondamentali, i dati sintetici stanno emergendo come una risorsa strategica, alimentando un mercato che vale 310,5 milioni di dollari (2024) e che si stima crescerà con un Cagr del 35,2% fino a superare i 6,1 miliardi di dollari entro il 2034. Le istituzioni adottano sempre più modelli di machine learning per supportare decisioni critiche, ma l’efficacia di questi strumenti dipende in larga misura dalla disponibilità di dati adeguati. Generati artificialmente ma ispirati a dati reali, i dati sintetici consentono di superare molte delle limitazioni legate alla privacy, alla scarsità o alla qualità dei dati tradizionali, offrendo varianti utili per test, simulazioni e valutazioni. Nel settore Bfsi (Banking, Financial Services, Insurance) i casi d’uso si moltiplicano: antifrode, credit scoring, gestione dei sinistri e conformità normativa sono solo alcuni degli ambiti in cui l’impiego dei dati sintetici si sta rivelando decisivo.
Il baricentro della strategia di m&a di Unicredit è sempre di più oltre confine. La banca guidata dal ceo Andrea Orcel ha ottenuto l’autorizzazione della Bce a salire dal 9,9% fino al 29,9% di Alpha Bank, una delle principali banche greche, e ha già portato la propria partecipazione complessiva al 29,5%. L’operazione è realizzata a sconto rispetto ai prezzi di mercato (oggi sul mercato la quota acquistata vale poco più di 1,6 miliardi) e coperta da derivati per contenere i rischi al ribasso.  Unicredit aveva avviato la collaborazione con Alpha nel 2023, con una partnership strategica che includeva la fusione delle rispettive controllate in Romania e la nascita di una joint venture nei prodotti assicurativi e pensionistici, AlphaLife, controllata al 51% dal gruppo italiano
Da tempo sono in molti a chiedersi dove sta andando Unicredit nel risparmio gestito in una fase in cui le commissioni sono tornate a essere una voce di ricavi importante per compensare il calo del margine da interessi. La domanda è rimasta in sottofondo per mesi, ma è riemersa con forza nei giorni scorsi dopo la notizia che la banca guidata dal ceo Andrea Orcel starebbe accelerando la fine del suo accordo di distribuzione della durata di dieci anni (scadrà nel 2027) siglato con Amundi. Nel 2017 l’allora numero uno della banca, Jean Pierre Mustier, aveva venduto ai francesi la controllata dell’asset management Pioneer, e due anni dopo Fineco. Oggi Unicredit quindi non ha più una casa di gestione interna nè una rete di wealth manager. Ma con i tassi in calo lo scenario attuale impone un forte focus sulle commissioni del risparmio gestito: possedere una fabbrica prodotti permette quindi di aver un maggior controllo sui margini rispetto a un accordo di collocamento. Non a caso Intesa Sanpaolo si è tenuta sempre stretta le fabbriche prodotto e oggi ha un polo di gestione che è primo in Italia per masse. Per ora Orcel è partito con le assicurazioni vita in Italia, acquisendo prima dell’estate il controllo delle joint venture con Cnp Assurances e Allianz.
Il risparmio postale ha raggiunto i 320 miliardi di euro con circa 27 milioni di sottoscrittori. È quanto è emerso dai dati comunicati da Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti, che ieri hanno celebrato i 150 anni del risparmio postale alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’amministratore delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, ha ricordato che il risparmio medio degli italiani tra buoni e libretti postali è di 12 mila euro, con il risparmio postale collante tra le generazioni. «Ci sono 31 milioni di libretti per un valore di 94 miliardi di euro e 39 milioni di buoni per un valore di 230 miliardi», ha detto il numero uno del gruppo postale fornendo anche uno spaccato per regione. In testa c’è la Campania, con 4.880.811 libretti e 6.362.750 buoni fruttiferi postali, per un valore totale di oltre 46 miliardi.

Per le giovani generazioni la scelta di una compagnia assicurativa dipende in buona parte dalla semplicità del pagamento. Al punto che rappresenta uno dei cinque fattori decisionali. Non solo. Questo criterio supera addirittura, e questo è per certi versi paradossale, aspetti come il processo di gestione dei sinistri che, in ambito assicurativo, è un elemento essenziale. Un’indagine realizzata dalla piattaforma tecnologico-finanziaria Adyen in collaborazione con EY sostiene che le modalità di pagamento non sono importanti soltanto per attirare e far propri nuovi clienti ma anche per la loro fidelizzazione, per la gestione del rischio e per la competitività delle compagnie rispetto alle insurtech emergenti, le società che hanno fatto dell’innovazione tecnologica la loro ragion d’essere.
In occasione del 13esimo Allianz Motor Day, il gruppo assicurativo ha stabilito le tre priorità strategiche che assicureranno una più rapida adozione della mobilità autonoma, garantendo in parallelo la tutela dei consumatori: applicazione di standard di collaudo uniformi in tutti i paesi europei per l’approvazione di veicoli autonomi, libero accesso ai dati relativi agli incidenti e riguardanti la sicurezza a bordo e una banca dati comune europea per gestire situazioni di traffico critiche e sfiorati incidenti. «Il futuro della mobilità sarà autonomo, ma la sicurezza deve sempre rimanere nelle mani dell’uomo», ha dichiarato nel suo intervento Klaus-Peter Roehler, membro del board of management di Allianz.
gea cambia nome, erogherà servizi tecnologici e innovazione, oltre che aiuti agli agricoltori, e si chiamerà AgeaIT. Inizia l’iter parlamentare del Collegato agricolo alla manovra di finanza pubblica, presentato a fine luglio dal ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, con una dotazione finanziaria superiore ad un miliardo di euro. L’atto è stato depositato come ddl n. 2670 dal titolo «Misure di consolidamento e sviluppo del settore agricolo». Le macchine agricole non immatricolate o prive del certificato di idoneità tecnica alla circolazione che operano in ambito aziendale non sono obbligate a sottoscrivere una polizza assicurativa, a condizione che siano coperte da una assicurazione per la responsabilità verso terzi. Infine, il disegno di legge Collegato agricolo prevede una norma che potenzia il ruolo dei CAA, consentendo ad essi di svolgere, a certe condizioni, le istruttorie delle istanze presentate dalle imprese agricole.

Il groviglio di interessi incrociati e di resistenze tra Crédit Agricole, UniCredit e BancoBpm non sembra ancora vicino al suo punto di scioglimento. Da una parte Crédit Agricole, azionista al 20% di BancoBpm (ma ormai prossima a salire al 25%), ribadisce la volontà di mantenere salda l’alleanza con Piazza Meda; dall’altra, lancia segnali di (cauta) apertura a UniCredit, con cui è in corso una delicata partita per il rinnovo della partnership nel risparmio gestito, mentre l’interesse della banca italiana per BancoBpm non appare del tutto sopito. Insomma, dopo aver dominato le cronache finanziarie sotto forma di Ops, la corsa su Bpm appare tutt’altro che chiusa, almeno a giudicare dai segnali in codice che i diversi protagonisti continuano a inviarsi. Un punto, però, è chiaro e imprescindibile: Crédit Agricole vuole contare in Italia. Dopo aver costruito, attraverso Crédit Agricole Italia, una realtà che nei primi mesi ha generato 1,2 miliardi di utili, l’attenzione del gruppo francese si concentra ora sul Banco, dove la presa si è fatta più salda negli ultimi mesi in ottica anti-UniCredit.
Legittimo il rimborso integrale delle ritenute subite da un fondo pensione israeliano su dividendi percepiti nel 2017 e nel 2018 da società italiane perché le norme domestiche che riservano un trattamento fiscale di sfavore verso Oicr esteri, anche extra-UE, percettori di dividendi, violano la libertà di circolazione dei capitali ai sensi dell’articolo 63 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. Così la Corte di giustizia tributaria di secondo grado dell’Abruzzo con la sentenza 218/1/2025.