Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
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473,5 miliardi di euro. A tanto ammonta il valore monetario del lavoro di cura non retribuito in Italia, dedicato ai propri genitori, ai figli, ai fratelli e parenti di vario grado. A farsene carico sono soprattutto le donne, che impiegano il 71% delle 60,7 miliardi di ore destinate al lavoro di cura diretto e indiretto. La stima dell’apporto del lavoro di cura non retribuito al Pil italiano si aggira intorno al 26%. Una situazione destinata a incancrenirsi a fronte dell’invecchiamento della popolazione e della bassissima natalità. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2024 le nascite sono state 369.944, in calo del 2,6% sull’anno precedente (una contrazione di quasi 10mila unità). E nel 2025 andrà ancora peggio: in base ai dati provvisori relativi a gennaio-luglio le nascite sono circa 13mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2024 (-6,3%)
Addio a badante e collaboratrice domestica. La persona che si prende cura professionalmente dei nostri cari, anziani o con qualche acciacco di salute, ha un nuovo nome proprio: assistente familiare. È un lavoratore o una lavoratrice, anche straniero, dipendente della famiglia (quindi assunta con un rapporto di lavoro domestico) o di un’Agenzia per il lavoro (quindi a servizio in famiglia attraverso un rapporto di somministrazione di lavoro). Svolge l’attività di assistenza personale presso il domicilio della persona con un livello di non autosufficienza psicofisica, a ore oppure in regime di convivenza, contribuendo a promuoverne l’autonomia e il benessere in funzione dei suoi bisogni e del suo contesto. A stabilirlo è il decreto del 19 settembre 2025 del ministero del lavoro che, in attuazione dell’art. 38, comma 1, del dlgs n. 29/2024 (recante norme in materia di politiche in favore delle persone anziane), approva le Linee guida e definizione degli standard formativi degli assistenti familiari. La nuova figura professionale è inserita nel settore «servizi alla persona» dell’Atlante del lavoro e delle qualificazioni, area «svolgimento attività assistenza a soggetti non auto sufficienti» (ADA.20.02.01).
Il mercato ha registrato, nel terzo trimestre 2025, una contrazione sia in termini di controvalori che di numero di operazioni: nei primi nove mesi si sono concluse poco più di 1.000 operazioni per un controvalore complessivo di oltre 58 miliardi di euro, l’11% in meno rispetto alle 1.128 operazioni chiuse nello stesso periodo del 2024, per un totale di 66 miliardi. In crescita le operazioni a livello domestico, guidate dal consolidamento in ambito financial services. Tuttavia, secondo KPMG, le aspettative rimangono positive grazie a una serie di operazioni in via di finalizzazione nel settore Energy, nel settore Industriale e nel Lusso.
Alle imprese serve un codice etico per minimizzare la responsabilità amministrativa dell’ente connessa ai reati commessi da dirigenti e dipendenti, avvalendosi di sistemi di Intelligenza Artificiale (IA). Un modello di codice etico è stato elaborato dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), una delle due autorità nazionali per l’IA (l’altra è l’Acn), e l’articolato è disponibile in allegato allo schema di linee Guida per l’adozione dell’Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione. Peraltro, il modello AgID contiene clausole trasversali riferibili anche alle imprese e agli operatori economici
Ecco i dieci documenti da scrivere prima di usare l’Intelligenza Artificiale (IA) in azienda, per essere in regola con la privacy. È il Regolamento UE sull’IA n. 2024/1689 stesso a esigere la contestuale applicazione delle sue disposizioni e delle disposizioni del GDPR (regolamento UE sulla privacy n. 2016/679). Ciò si applica nei casi in cui con l’Intelligenza Artificiale si trattano dati personali, evenienza questa di sicuro accadimento
Per il terzo anno consecutivo c’è un segno più che precede il dato delle insolvenze, in Italia. Si tratta, cioè, dei casi in cui le imprese, sotto pressione per gli effetti dei dazi e delle evoluzioni nel commercio internazionale, non riescono a mantenere fede ai pagamenti verso i fornitori. Quest’anno, in Italia, sono attesi 13.000 casi di insolvenze, in aumento del 35% rispetto al dato rivisto per il 2024 (9.612 casi). Una stima che, dopo il minimo toccato a metà del 2023, torna a essere in linea con la maggior parte dei paesi europei e supera il livello pre-pandemia. Anche a livello globale, infatti, sono attesi aumenti nei casi di insolvenze del 6% nel 2025 e del 5% nel 2026, per poi diminuire nel 2027 (-1%). Sono solo alcune delle cifre contenute nell’ultimo Insolvency report pubblicato da Allianz Trade, società specializzata nell’assicurazione dei crediti commerciali, secondo cui c’è un elemento in più a minacciare la stabilità delle imprese, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, cioè l’intelligenza artificiale. Sono molte le nuove imprese nate, in particolare in Europa, con nuove registrazioni superiori del +9% nel periodo 2021-2024 rispetto al 2016-2019), e negli Stati Uniti, dove le nuove richieste di apertura d’impresa risultano +36% più alte
Aumenta il rischio di crediti deteriorati per le imprese italiane, anche a causa delle attuali tensioni geopolitiche e delle incertezze economiche legate, in particolare, all’introduzione dei dazi. Il tasso di deterioramento del credito alle imprese, ossia il rischio di default riguardante anche possibili sofferenze, inadempienze probabili e crediti scaduti, si assesterà, infatti, al 2,9% nel 2025, al 3% nel 2026 e nuovamente al 2,9% nel 2027, rispetto al 2,6% registrato nel 2024, quindi allo stesso livello del 2019, ma di gran lunga inferiore al picco del 7,5% toccato nel 2012, anno della crisi dei debiti sovrani. A delineare lo scenario sono i dati contenuti nel periodo Outlook Abi-Cerved 2025-27 secondo cui, in generale, nel triennio previsionale si stima un aumento in tutte le aree geografiche e in tutti settori economici, ma più sostenuto nell’industria e nelle costruzioni. «Le nostre stime sull’evoluzione dei crediti deteriorati mostrano uno scenario incerto per le imprese italiane, strette fra tensioni geopolitiche e incertezze economiche legate anche all’introduzione dei dazi americani», osserva Luca Peyrano, amministratore delegato di Cerved. «Nel triennio previsionale, comunque, si rimane ben lontani dai livelli raggiunti nei periodi di crisi, a conferma di una migliore redditività e posizione patrimoniale delle nostre aziende»
Nel caso un cui un provvedimento ampliativo dei diritti di un privato venga annullato da parte del giudice amministrativo la cognizione circa il diritto al risarcimento non è di competenza del giudice amministrativo bensì di quello ordinario. Lo afferma la Corte di cassazione a Sezioni Unite con la sentenza 26080 depositata il giorno 25 settembre 2025. Il caso di specie trae origine dall’annullamento di un provvedimento che concedeva ad un privato il diritto ad apportare modifiche ad un edificio. Ricorreva il beneficiario dell’atto annullato al Tribunale Ordinario, nel corso del procedmento si costituiva l’amministrazione deducendo l’incompetenza del giudice ordinario a favore di quella del giudice amministrativo. Il Tribunale rinviava pertanto la questione alle Sezioni Unite della Corte di cassazione per l’ individuazione del giudice effettivamente competente nel caso di specie. Il procedimento dopo avere compiuto il proprio corso veniva deciso dalle Sezioni Unite con il provvedimento qui in commento. Il ragionamento seguito da parte dei giudici della Corte di cassazione trae le proprie mosse da una considerazione basata sulle norme vigenti.

Le tensioni geopolitiche, le fratture nelle catene di fornitura, il moltiplicarsi di eventi atmosferici estremi e le incursioni nei sistemi informatici per violare le reti aziendali e spesso anche la privacy degli individui. Viviamo una realtà in cui la vulnerabilità è diventata un ingrediente della quotidianità. In questo contesto, la sicurezza acquista centralità come priorità strategica e leva competitiva. Per le imprese, per le infrastrutture critiche, per la società: non basta più sperare di non essere attaccati. «Cresce la spesa per proteggersi, ma
resta la questione della gestione consapevole di sistemi sempre più complessi, interconnesi e pervasivi», afferma Andrea Monteleone, presidente di Anie Sicurezza
Il fintech continua a crescere a livello globale, anche se a ritmo più moderato. Secondo un report del World Economic Forum, i clienti delle aziende sono aumentati in media del 37% tra il 2022 e il 2023, un incremento inferiore rispetto a quello registrato nel 2020-2021 (55%) e nel 2021-2022 (52%): la decelerazione riflette una normalizzazione dopo la spinta alla transizione digitale del periodo pandemico.
«Nel 2023 i ricavi del fintech mondiale sono cresciuti del 40% rispetto all’anno precedente, mentre i profitti del 39%: e il mercato dell’Italia ricalca questo trend», spiega Camilla Cionini Visani, direttrice di ItaliaFintech, sottolineando che l’ecosistema della Penisola «conta 596 startup e due unicorni, Satispay e Scalapay» e che «tra il 2023 e il 2024 sono stati investiti 1,1 miliardi di euro nel fintech italiano, con un aumento del 30% rispetto al biennio precedente». Tra i segmenti su cui è forte l’attenzione, figurano «quello dei pagamenti digitali, la tokenizzazione e i digital asset, la blockchain, la DeFi e il wealthtech.
Nel mondo bancario, i servizi di pagamento sono da sempre la prima linea dove si testano tecnologia e innovazione. E attorno ad essi ruotano le strategie digitali degli istituti finanziari che hanno subito un’accelerata per via delle nuove esigenze dei clienti e della concorrenza di fintech e banche digitali. È quanto emerge dall’ultima indagine di ABI Lab, che restituisce l’immagine di un settore in pieno mutamento, in cui le transazioni da mobile app sono ormai
2,3 volte superiori a quelle eseguite via web. Lo smartphone non è più solo un canale, è diventato il canale per la relazione banca-cliente
Il “phygital”, ovvero l’interazione connessa tra esperienza nel negozio fisico e digital journey, è un concetto già interiorizzato dalla maggior parte dei consumatori moderno, che scelgono il canale più conveniente per fare acquisti. Secondo una ricerca condotta da BVA Doxa in collaborazione con Salesforce Italia, i driver di scelta che spingono gli italiani a fare spese in digitale sono in particolare la possibilità di avere prezzi migliori e offerte convenienti (61%).
Anche la comodità di poter effettuare gli acquisti direttamente da casa propria (58%), in qualsiasi orario si desideri e in totale autonomia, senza pressioni da parte del personale di vendita, sono fattori molto influenti.

Tra il 2014 e il 2023 gli incidenti che hanno coinvolto ciclisti sono stati oltre 164 mila. I morti sono circa tremila e i feriti più di 150 mila. Il trend è in aumento ma è perché aumenta l’uso della bicicletta. Questo monitoraggio — colossale, con mappe interattive che consentono addirittura di risalire a ogni singolo sinistro — è stato condotto da un gruppo di ricercatori che fa capo al Politecnico di Milano. Decisivo l’apporto dell’Istat che ha messo a disposizione dati georeferenziati e rapporti provenienti dalle forze dell’ordine, Aci e ministero dei Trasporti. I numeri della mappatura mostrano grandi differenze tra strade e scenari delle varie regioni. Non tutte, infatti, presentano lo stesso livello di pericolosità. La Lombardia è la regione con il maggior numero di incidenti in assoluto: esattamente 41.502 tra il 2014 e il 2023. Subito dopo vengono Emilia-Romagna (30.447) e Veneto (23.139), dove l’uso della bicicletta è molto diffuso ma dove il traffico e la densità urbana aumentano i pericoli. E sono proprio queste le regioni, compresa la Toscana, dove si registra il 70% degli incidenti in bici.
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C’era una volta Mediobanca. Da domani, 28 ottobre, sarà un’altra cosa. Quello che è stato il salotto buono della finanza italiana, la cassa di compensazione delle istanze industriali della prima repubblica, in estate ha cambiato padrone e da domani il management, per la prima volta, non si sarà svezzato professionalmente nei cortili di via Filodrammatici, ma arriverà da fuori. Finisce l’era di Alberto Nagel e Renato Pagliaro, in sella da quasi vent’anni nel corso dei quali il gruppo, nato appunto per fare la banca di medio termine, focalizzata nel finanziamento alle imprese, ha cercato di interpretare, non sempre riuscendoci, un mondo in veloce cambiamento: meno corporate and investment banking, più spazio a wealth management, finanza personale, assicurazioni
Dieci anni fa, nel primo giorno di quotazione in borsa di Poste Italiane, l’allora amministratore delegato del gruppo mastica amaro perché a metà seduta il titolo frena e chiude in flessione a 6,7 euro. La sera stessa Caio, ospite della trasmissione Porta a Porta, rassicura i risparmiatori che hanno investito sull’azienda che consegna loro la corrispondenza a casa e custodisce i risparmi sui libretti postali, uno dei titoli azionari, insomma, più popolari di sempre con un collocamento che in quei giorni garantisce al Tesoro italiano 3,3 miliardi di euro. «Avrà un passo da montanaro», tiene a dire in tv Caio, prefigurando una marcia lenta ma decisa
Allianz racconta il coraggio di superare la paura verso Milano Cortina 2026, di cui è sponsor. La società inaugura la nuova stagione olimpica con una campagna dedicata ai Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina. L’Italia è il primo Paese a lanciare il progetto, che apre il percorso verso la comunicazione globale del gruppo assicurativo, partner mondiale dei movimenti Olimpico e Paralimpico fino al 2032. Il messaggio è quello del coraggio nei momenti cruciali: la capacità di affrontare l’incertezza, di cogliere l’attimo e di trasformare la paura in energia per dare il meglio di sé. Il racconto si sviluppa attraverso le storie di tre protagonisti azzurri: i pattinatori artistici Sara Conti e Niccolò Macii e l’atleta paralimpico di sci di fondo Giuseppe Romele
Accordo sul mercato nazionale per dare maggior valore alla consulenza. In Europa il comparto ha raggiunto 650 mld. Cnp Assicura e Ing Italia hanno avviato una collaborazione per offrire soluzioni digitali e integrate orientate al lungo termine
Dopo mesi di discussioni e di ipotesi, le novità previdenziali per il 2026 sembrano, al momento, essere davvero limitate. La misura della quale più si è parlato (l’adeguamento dei requisiti pensionistici nel 2027) sembra essere attualmente l’unica (piccola) novità sul fronte delle regole per andare in pensione. L’aumento dei requisiti, inizialmente previsto in tre mesi nel 2027, verrà suddiviso in due parti: nel 2027 i requisiti saliranno di un mese, mentre nel 2028 si salirà di altri due mesi.
Fisco meno esoso e mercati: i vantaggi del Tfr nel fondo: Per quanto riguarda il Tfr, al momento non sembrano esserci novità in vista. L’anno scorso si era parlato di fare un nuovo semestre di silenzio assenso, per stimolare il conferimento del Tfr alla previdenza integrativa, mentre quest’anno si era ipotizzato di usare il Trattamento di Fine Rapporto lasciato in azienda (se con più di 50 addetti) per poter superare le soglie previste dalla pensione anticipata contributiva e potere così andare in pensione tre anni prima, a 64 anni. Ma nulla, ad oggi, è cambiato. Il 2026 sembrerebbe dunque riproporre gli stessi temi del 2025: tutti i lavoratori dipendenti, all’attivazione del proprio rapporto di lavoro, sono chiamati a decidere che cosa fare del proprio Tfr, lasciandolo in azienda o conferendolo ad un fondo pensione.
Come sfruttare bene il tesoretto della deducibilità: Un’altra delle novità della legge di bilancio per il 2026 dovrebbe essere legata all’abbassamento dell’aliquota prevista tra i 28.000 e i 50.000 euro, che dal 35% passerà al 33%. Ricordiamo che le aliquote Irpef hanno un impatto sul mondo della previdenza integrativa grazie alla deducibilità dei contributi versati.
Capitali quadruplicati se si investe fin dalla culla: Per il 2026 si era ipotizzato di favorire nel nostro Paese l’adesione alla previdenza integrativa fin da giovanissimi. Una suggestione arrivata dalla Germania, che sta valutando di erogare 10 euro al mese a tutti i neonati, a patto che siano investiti per il proprio futuro, ma anche dalla regione Trentino, che ha varato un «bonus nascita» di 1.100 euro, fatto da 300 euro iniziali più 200 euro per i successivi quattro anni, naturalmente da investire in un fondo pensione.
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