Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

L’adesione al pool consentirà alle stesse di beneficiare di «condizioni migliori e potrebbe determinare una gestione più efficiente del rischio catastrofale nell’interesse di tutti i soggetti coinvolti». È quanto spiegato dal presidente dell’Antistrust, Roberto Rustichelli, durante l’audizione davanti alla commissione sul sistema bancario. «Allo stato, premesso che spetta ad Ania svolgere – all’atto dell’effettiva costituzione del pool – un’autovalutazione della conformità alle norme antitrust delle attività svolte in sede associativa, l’autorità continuerà a monitorare con grande attenzione la concreta attuazione del progetto».
Lo schema di riforma del Tuf approvato in via preliminare dal governo contiene novità che, nel complesso, delineano un cambio di passo significativo rispetto all’ordinamento previgente, cristallizzando in norme di rango primario alcuni interventi che il mercato invocava da anni. Il dibattito di queste due settimane sembra essersi concentrato solo su certi aspetti di indubbio rilievo; eppure, focalizzarsi su di essi potrebbe far perdere di vista l’obiettivo principale e apparentemente ben avviato: quello di ammodernare il nostro sistema finanziario. Per esempio, i critici hanno posto l’accento sulle norme che a loro dire svuoterebbero i possessori di partecipazioni più minute: unificando al 30% le soglie oltre le quali scatta l’obbligo di opa – tradizionalmente inteso come di garanzia per le minoranze – anche grazie alla revisione delle condizioni che qualificano il concerto tra gli azionisti; facilitando il cosiddetto. squeeze-out post-consolidamento e anche l’acquisto totalitario (subordinato, però, a un ampio consenso dei soci); addirittura prevedendo la possibilità che gli statuti delle quotate fissino una soglia di possesso del capitale al di sotto della quale non sia consentito partecipare al dibattito assembleare. Si tratta però, a ben guardare, di modifiche ispirate alle prassi diffuse nei diritti esteri più business-friendly e protettivi degli investitori.

L’86% delle auto immatricolate in Italia sono straniere. E il comprensorio piemontese dell’automotive (il più grande in Italia) registra un miliardo in meno di fatturato e la perdita di 1.500 posti di lavoro. È la fotografia della débâcle dell’auto, settore un tempo portante dell’economia. Una riforma impostata male dall’Europa, il Green Deal, sta provocando danni macroscopici. Ovviamente vi sono altre cause: la scarsa lungimiranza dei produttori d’auto che sono arrivati sui modelli ibridi con spaventoso ritardo rispetto alla concorrenza asiatica, la minore disponibilità economica di larghe fasce della clientela, le difficoltà nella circolazione provocate dalla mancanza di infrastrutture. È legittima la preoccupazione del sindacato. Dice Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl: «Non è più possibile mantenere inalterate le attuali limitazioni imposte dal regolamento Ue sulle emissioni di Co₂, che prevedono sanzioni insostenibili e la cessazione della produzione di motori endotermici entro il 2035. Se non si interverrà tempestivamente, il settore automotive europeo rischia di essere travolto, con gravi ripercussioni occupazionali e industriali. La posizione di paesi come Francia e Spagna, favorevoli al mantenimento dell’attuale quadro normativo, è miope e pericolosa: ignora completamente gli aspetti di sostenibilità sociale che ogni scelta politica dovrebbe considerare. L’Ue, in questi anni, non ha messo in campo misure adeguate per accompagnare una transizione realmente sostenibile sul piano industriale e occupazionale. Mancano interventi sulla rete infrastrutturale, sugli investimenti nella componentistica e, soprattutto, una strategia efficace contro le pratiche di dumping attuate sistematicamente dai costruttori cinesi».
Non si possono installare telecamere nell’esercizio commerciale senza cartelli e informative ma soprattutto senza accordi sindacali in presenza di dipendenti. E per attivare l’attenzione dell’Autorità basta un sopralluogo ordinario della polizia municipale. Lo ha ribadito il Garante per la protezione dei dati personali con il provvedimento n. 457 del 4 agosto 2025.
La polizia locale di Modena ha effettuato un accertamento di routine presso un negozio di vicinato riscontrando l’installazione di un impianto di videosorveglianza privo di segnaletica e senza accordi sindacali o autorizzazioni espresse dell’Ispettorato del Lavoro. L’Autorità ha quindi avviato un’istruttoria che si è conclusa con l’applicazione di una sanzione amministrativa stante la carenza dei cartelli e per l’impiego di telecamere in presenza di di
pendenti senza le necessarie autorizzazioni. Nel provvedimento il collegio ha ricordato che i trattamenti di dati personali effettuati tramite impianti di videosorveglianza nei luoghi di lavoro devono rispettare i principi di liceità e proporzionalità del Gdpr, artt. 5, 6 e 9 e conformarsi alle discipline nazionali più specifiche in materia di tutela dei lavoratori.
Il rimborso delle spese chilometriche sostenute per chilometri effettivamente percorsi con tariffa pattuita con il committente non rappresenta un rimborso di spese da addebitare analiticamente ma concorre alla formazione del reddito di lavoro autonomo; gli oneri sostenuti oggetto di tale riaddebito restano deducibili dall’esercente arte o professione in ragione dell’incarico eseguito. In questi termini si è espressa l’Agenzia delle entrate con la risposta n. 270 pubblicata il 23 ottobre 2025.
Il ddl esonera dall’obbligo di assicurazione i carrelli elevatori che operano all’interno di
aree aziendali, stabilimenti, magazzini o depositi, e gli altri veicoli utilizzati dalle in zone
non accessibili al pubblico nelle stazioni ferroviarie, nelle aree portuali e aeroportuali.
Viene inoltre integrata la disciplina sui modelli di organizzazione e di gestione in mate
ria di sicurezza sul lavoro per escludere la responsabilità amministrativa dell’impresa;
a tal fine l’Inail elaborerà modelli semplificati per le micro, piccole e medie imprese.
L’utilizzo dei video terminali per il lavoro agile verrà assicurato con la consegna al lavoratore di un’informativa che individuerà i rischi connessi all’esecuzione del lavoro.
