Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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È una posizione attendista quella emersa dal Comitato esecutivo dell’Ania, l’associazione degli assicuratori presieduta da Giovanni Liverani che si è riunita ieri per trovare il modo di dare il proprio contributo alla manovra 2026 nella maniera più indolore possibile. Ieri gli assicuratori hanno intanto ribadito la propria contrarietà alle tegola da un miliardo che potrebbe abbattersi sulle polizze infortuni per chi guida l’auto. In ballo, come anticipato da MF-Milano Finanza nei giorni scorsi, ci sarebbe un aumento dell’aliquota fiscale, dal 2,5 al 12,5% che, secondo un’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate, dovrebbe valere in via retroattiva negli ultimi 10 anni. Gli assicuratori sono convinti che l’interpretazione dell’Agenzia sia sbagliata e in ogni caso vogliono tenere l’argomento fuori dalla manovra. Ieri durante il Comitato esecutivo c’è stato anche un aggiornamento sulla riforma della governance, cui sta lavorando da mesi l’associazione.
C’è una norma nelle bozze della Legge di Bilancio che in questi giorni è rimasta sotto traccia eppure rischia di avere effetti dirompenti sulla tassazione dei dividendi incassati dalle società, in particolare da quelle che detengono una quota inferiore al 10% delle partecipate. Fino a oggi la tassazione dei dividendi è stata fortemente agevolata dal regolatore che, nel rapporto tra le società partecipate e le partecipanti, solo il 5% del dividendo ricevuto è soggetto a tassazione Ires (del 24%), mentre il restante 95% è esente. In questa cornice interviene l’articolo 18 del testo della manovra circolato negli ultimi giorni che mantiene valida l’esenzione al 95% soltanto per le partecipazioni, dirette e indirette, superiori al 10% del capitale. Mentre per tutte le imprese che hanno quote inferiori a questa soglia il regime agevolato verrà eliminato, prevedendo l’applicazione dell’Ires al 24% sul 100% del dividendo incassato. In pratica l’imposta sale dall’1,2% al 24% per tutte le imprese che incassano dividendi da società di cui detengono quote inferiori al 10%.
Tra 2024 e 2050 la popolazione in età da lavoro in Italia è destinata a diminuire di oltre 7,2 milioni di unità, mentre la popolazione attiva – che assomma occupati e disoccupati – è attesa in calo di circa 3,2 milioni. La previsione è contenuta in un Focus dell’Istat sulle previsioni sulle forze lavoro al 2050 e conferma un trend già in atto da anni.
L’Italia si prepara a rivedere il regime fiscale per i nuovi residenti ad alto reddito, introducendo un vincolo di investimento nell’economia reale come condizione per accedere alla flat tax da 200 mila euro. Una proposta che segna un cambio di paradigma: da incentivo fiscale puro a strumento di politica economica, con l’obiettivo di attrarre non solo residenze di lusso, ma anche capitali pazienti – investiti secondo criteri etici e responsabili e orientati a coniugare rendimento finanziario e sviluppo economico-sociale di lungo periodo – e produttivi. La misura si inserisce in un contesto europeo di forte competizione per attrarre individui ad alta capacità contributiva. Paesi come Svizzera, Spagna, Francia e Portogallo offrono regimi agevolati che svincolano la tassazione dalla logica worldwide, puntando su consumi, investimenti e radicamento nel territorio. L’Italia, con il regime dei “neo-residenti” introdotto nel 2017, ha finora giocato un ruolo da protagonista: flat tax fissa sui redditi esteri, esenzione da Ivie e Ivafe, durata fino a 15 anni, estensione ai familiari con imposta aggiuntiva di 25.000 euro.

Reclami transfrontalieri per violazioni della privacy (relativamente) accelerati: la trattazione, in effetti, potrebbe anche superare i due anni. È quanto previsto dalla proposta di regolamento europeo integrativo e correttivo del Gdpr (regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679) recante disposizioni per la revisione dei procedimenti transfrontalieri (compresi quelli relativi all’irrogazione di sanzioni amministrative). La proposta di novella ha fatto un passo in avanti con il via libera, dato il 21/10/2025, da parte del Parlamento europeo a una proposta che risale al 4/7/2023. Il percorso legislativo, comunque, non è ancora al traguardo: manca la formale adozione del Consiglio, cui seguirà la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE e, 15 mesi dopo, quindi presumibilmente nei primi mesi del 2027, l’effettivo inizio di operatività. Le nuove norme vengono descritte dalle autorità legislative UE quali norme di velocizzazione dei procedimenti e di rafforzamento dei diritti degli interessati, ma non mancano profili opinabili proprio a riguardo dell’effettività del provvedimento rispetto agli obiettivi di sburocratizzare e rendere più trasparente l’attività delle autorità UE della privacy.
Non è illegittima la perdurante rilevanza penale, come ipotesi di reato, della condotta di guida senza patente in caso di recidiva infrabiennale. Né viola la costituzione il calcolo della pena che è detentiva e non solo pecuniaria. Lo ha affermato la Cotte costituzionale con la sentenza numero 154, depositata ieri, rigettando diverse questioni di legittimità degli articoli 1, comma 2, e 5 del decreto legislativo numero 6 del 2016 e 16, comma 15, del codice della strada, sollevate dal Tribunale di Firenze in composizione monocratica, chiamato a giudicare un soggetto imputato del reato di guida senza patente con recidiva infrabiennale.

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Tasso di natalità in picchiata. Il numero medio di figli per donna ha raggiunto il minimo storico: 1,13 nei primi sette mesi del 2025. Erano 1,18 nel 2024 e 1,2 nel 2023. Secondo i dati provvisori forniti dall’Istat, da gennaio a luglio di quest’anno le nascite sono state meno di 200 mila (197.956 per la precisione), 13 mila in meno rispetto allo stesso periodo del (-6,3%). La situazione si è quindi aggravata rispetto all’anno scorso quando in 12 mesi si sono persi 10 mila nuovi nati (meno 2,6%).
Giornata di acquisti in Borsa per Generali il cui titolo ieri ha chiuso a 32,45 euro (+1,28%). Ad accelerare la corsa del Leone sono state le analisi delle case d’investimento che, dopo gli incontri con il ceo Philippe Donnet e il management, hanno aggiornato le stime. Morgan Stanley ha fissato a 37,5 euro il prezzo obiettivo (+14% rispetto ai corsi attuali) perché il gruppo genera cassa a «un livello superiore ai competitor, con un incremento dell’8%». Akros si è allineata attorno a un target di 35 euro. Le prospettive di Generali saranno all’attenzione dei grandi azionisti – a partire da Mediobanca sotto le insegne di Mps (13,2%), Delfin (10,05%), Caltagirone (6,3%), Edizione (4,8%) – e dei grandi fondi dopo il cda del 12 novembre che approverà i conti dei nove mesi. Ma anche di Unicredit che ad aprile si era schierata contro il rinnovo del cda. A spingere il titolo c’è anche la posizione di Bnp Paribas che sarebbe controparte del derivato sul 5,39% siglato da Unicredit per ridurre in parte l’impegno nel Leone (facendo cassa) mantenendo però i diritti di voto. Il gruppo francese avrà quindi i benefici della quota (dividendi e apprezzamento del titolo) mentre l’istituto guidato dal ceo Andrea Orcel riceverà una sorta di “canone”. Al cda di novembre potrebbe poi tornare il tema della nomina di un direttore generale.

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Toccherà oggi alla presidente-direttrice del Louvre, Laurence des Cars, fornire le prime risposte sulla clamorosa rapina di domenica. Mentre i ladri sono ancora in fuga, la storica dell’arte che guida il museo dal 2021 sarà ascoltata dalla commissione Cultura del Senato, chiamata a chiarire le falle del più importante museo del mondo. Secondo la procura di Parigi, che conduce le indagini, la refurtiva ha un valore pari a 88 milioni. Il museo non riceverà alcun risarcimento visto che lo Stato esercita il ruolo da proprio assicuratore quando le opere dei musei nazionali si trovano nel loro abituale luogo di conservazione
Anche i diciassettenni, se accompagnati, potranno mettersi al volante, ma fino ai venti tutti dovranno stare più che attenti al codice della strada: ogni infrazione vale doppio.
È probabilmente questa la principale novità prevista dalla revisione delle norme dell’Ue sulle patenti di guida, condensata in due direttive approvate dal Consiglio. Entreranno in vigore venti giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue, ma i singoli Paesi avranno tre anni per recepirle nel diritto nazionale e un altro anno per prepararsi alla loro attuazione. Il principio cardine è una maggiore attenzione alla sicurezza, alla luce dell’agghiacciante dato sugli incidenti stradali che ogni anno in Europa costano la vita a più di 20mila persone.

Il requisito anagrafico per l’accesso al pensionamento di vecchiaia nel 2050 salirà a 68 anni e 11 mesi per uomini e donne (dai 67 anni attuali) e toccherà i 70 anni nel 2067. Le previsioni elaborate con i modelli della Ragioneria Generale dello Stato, riportate dalle stime sulle forze lavoro al 2050 dall’Istat evidenziano l’impatto del progressivo invecchiamento della popolazione, dell’allungamento della vita media e dell’innalzamento graduale dell’età pensionabile. Gli effetti dell’inverno demografico continueranno a farsi sentire nei prossimi decenni, considerando che la quota di anziani di 65 anni e più sul totale della popolazione potrebbe aumentare da meno di uno su quattro individui (24,3%) nel 2024 a più di uno su tre nel 2050 (34,6%).
La disdetta è stata inviata a fine settembre ma non è ancora stata scritta l’ultima parola. Ieri è emerso che Allianz ha deciso di sfilarsi dall’Ania e lo ha fatto mettendo nero su bianco la volontà di non voler far più parte dell’Associazione degli assicuratori a partire dal primo gennaio 2026. Lo ha confermato il direttore generale Maurizio Devescovi incontrando i sindacati che hanno espresso la loro preoccupazione in proposito. Un passo che segue quanto fatto da Unipol ancora a fine 2014 e che risponderebbe a una fase di confronto particolarmente delicata all’interno dell’Ania. È in discussione, da qualche tempo, la riforma della governance e dunque dei pesi e delle rappresentanze delle varie compagnie del Paese che tuttavia, negli anni, hanno assunto forme differenti rispetto al solo core business delle polizze. Tra gli operatori chiave del comparto, per esempio, c’è anche la divisione Insurance di Intesa Sanpaolo che, ovviamente, opera secondo un modello che chiaramente si ispira a quello della bancassurance. Anche quest’ultima, negli ultimi mesi, avrebbe manifestato un certo dissenso rispetto alle scelte fin qui portate in approvazione, al punto da essersi astenuta su almeno un paio di delibere importanti. Al momento il gruppo non avrebbe inviato alcuna disdetta, il termine ultimo per farlo era il 30 settembre, ma ciò non toglie che una certa insoddisfazione per come si sta sviluppando il dialogo potrebbe far maturare una decisione differente nel corso del 2026.
La zavorra della moda, ma non solo. Perché a guardare la performance dell’export dei distretti produttivi nell’analisi di Intesa Sanpaolo, il quadro che emerge è fatto più di ombre che di luci. All’interno di uno scenario internazionale complesso, tra tensioni geopolitiche e guerre reali e commerciali, i distretti (che nell’analisi non includono la farmaceutica, area in forte progresso, in grado di spingere al rialzo i dati Istat globali) chiudono in calo il primo semestre dell’anno, riducendo le vendite estere del 2,7% a 80,4 miliardi, risultato di una frenata che si palesa sia nel primo che nel secondo trimestre. Flessione diffusa a più comparti ma che arriva con particolare intensità dal sistema moda, una discesa di calzature, pelletteria e oreficeria che arriva all’8% nei beni di consumo.I distretti della moda toscani, tra pelletteria di Firenze e abbigliamento di Empoli, sono in effetti tra i più colpiti, cedendo nel complesso mezzo miliardo di vendite. Guardando alle medie generali delle categorie, se la meccanica e la metallurgia tengono, prodotti in metallo, elettrodomestici e prodotti della moda (intermedi e di consumo) sono invece i più penalizzati.Un quadro opposto invece per i distretti dell’agroalimentare, gli unici nel complesso a sviluppare una crescita sia nel primo che nel secondo trimestre.
Generali Real Estate Spa, in qualità di gestore patrimoniale per conto dei proprietari, ha completato la vendita di un portafoglio immobiliare di quattro immobili storici nel centro della città di Graz, in Austria. L’acquirente del portafoglio di pregio è Grazer Wechselseitige Versicherung AG (GraWe). Per Generali Real Estate Spa si tratta di immobili non più strategici.
Anche i giovani professionisti provano a giocare di squadra e fare fronte comune. I temi all’ordine del giorno sono tanti: welfare, previdenza, impatto dell’intelligenza artificiale, equo compenso, formazione. Per questo, Francesco Cataldi, presidente Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec), Vincenzo Carbonelli, presidente associazione italiana giovani notai (Asign), e Carlo Foglieni, presidente Associazione italiana giovani avvocati (Aiga) hanno firmato il protocollo giovani professionisti al Cnel («il nostro organismo guarda con particolare interesse a questo protocollo d’intesa, avendo di recente pianificato un piano giovani per dare sempre più voce alle nuove generazioni nei processi decisionali» ha spiegato Francesco Titotto, capo della segreteria tecnica del presidente).
La clausola «visto e piaciuto» non esclude la garanzia per vizi della cosa venduta quando il venditore, in mala fede, abbia occultato tali vizi: è quanto la Cassazione ribadisce con l’ordinanza 27968 di ieri. L’ambito è quello dei vizi che riguardano la cosa mobile o immobile oggetto di compravendita (nella fattispecie si trattava di un autocarro con difetti strutturali occultati da verniciatura). L’utilizzo della clausola «visto e piaciuto» (sold as seen, nel gergo anglosassone spesso usato anche nei contratti stipulati in Italia seppur privi di attinenze internazionali) vale a ribaltare l’allocazione del rischio nella vendita il quale, di default, grava sul venditore: l’articolo 1490 del Codice civile stabilisce infatti che il venditore è tenuto a garantire che la cosa venduta sia immune da vizi che la rendano inidonea all’uso a cui è destinata o ne diminuiscano in modo apprezzabile il valore.

In Germania e A livello globale, l’inflazione è considerata il rischio macroeconomico maggiore e attualmente è più probabile che gli assicuratori non siano disposti a fare nuovi investimenti nei mercati finanziari. Allo stesso tempo, gli investimenti al di fuori dei mercati azionari continuano a guadagnare importanza. “Nell’attuale situazione di mercato, gli assicuratori stanno investendo sempre più in investimenti che li proteggono dall’aumento dell’inflazione”, ha dichiarato Marcus Severin, esperto di assicurazioni di Blackrock, in occasione della presentazione dell’attuale Global Insurance Report. Vedono quindi opportunità di rendimento “soprattutto negli investimenti infrastrutturali e in altri investimenti sui mercati privati”. Nell’ambito dello studio, il gestore patrimoniale ha intervistato 463 top manager di assicuratori di 33 mercati, 26 dei quali tedeschi, con un patrimonio totale di 23 trilioni di dollari. Gli assicuratori sono tra i maggiori investitori nei mercati finanziari. Il loro comportamento d’investimento è quindi interessante anche per gli altri investitori.