I sistemi pensionistici di Paesi Bassi, Islanda e Danimarca si confermano ai vertici della classifica globale con il rating massimo, seguiti da Singapore e Israele. L’Italia – terzultima in Europa – si colloca al 37° posto su 52 Paesi, seguita da Cina e Giappone. Il punteggio complessivo del nostro Paese sale da 55,4 nel 2024 a 57 nel 2025, grazie a un miglioramento in tutti e tre gli indici analizzati – adeguatezza, sostenibilità e integrità. Il punteggio resta tuttavia al di sotto della media europea (69) e globale (64). E’ quanto emerge dallo studio annuale Mercer CFA Institute Global Pension Index (MCGPI), realizzato da Mercer, business di Marsh McLennan, insieme a CFA Institute.
Migliora la qualità dei sistemi pensionistici a livello globale
I Paesi che hanno ottenuto un punteggio superiore a 80 hanno ricevuto il grado massimo di valutazione, A. Questi Paesi offrono sistemi di reddito da pensione solidi, capaci di garantire buone prestazioni, sostenibilità e un elevato livello di integrità.
L’Index utilizza una media ponderata dei tre sottoindici di adeguatezza (che misura non solo l’ammontare delle prestazioni pensionistiche, ma anche il supporto governativo al sistema pensionistico rilevato per ciascun Paese), sostenibilità (che valuta l’equilibrio attuariale tra contributi e prestazioni) e integrità (che considera la governance e la regolamentazione, con particolare attenzione al settore privato).
Otto sistemi pensionistici hanno migliorato il proprio ranking rispetto all’anno precedente. Ciò conferma un miglioramento complessivo della qualità dei sistemi pensionistici a livello globale, in un periodo in cui le persone vivono più a lungo e i tassi di natalità continuano a diminuire.
Italia: progressi nei tre indici ma sostenibilità ancora sotto la media europea
Guardando all’Italia, il nostro Paese si posiziona 37° su 52, a fronte del 35° posto su 48 dello scorso anno. L’edizione di quest’anno ha visto l’ingresso di 4 nuovi Paesi (Kuwait, Namibia, Oman e Panama), che si sono posizionati tutti prima del nostro Paese.
Il miglioramento del punteggio complessivo dell’Italia – passato da 55,4 a 57 – è legato a progressi registrati in tutte e tre le dimensioni considerate: adeguatezza, sostenibilità e integrità. Tuttavia, il nostro Paese rimane il penultimo al mondo e in Europa per sostenibilità.
“Il nostro sistema previdenziale risente di fattori strutturali che richiedono una visione di lungo periodo – ha aggiunto Morelli. L’invecchiamento della popolazione, il tasso di fecondità ai minimi storici, l’aumento della spesa pubblica e la contrazione della forza lavoro richiedono un’evoluzione degli strumenti di protezione economica delle persone e un sistema capace di adattarsi ai nuovi bisogni e ai nuovi equilibri sociali. Serve un impegno congiunto da parte di istituzioni, imprese, fondi pensione e cittadini per costruire un equilibrio più solido tra risorse pubbliche e private, sostenendo la crescita e rafforzando la previdenza complementare come leva di sostenibilità del sistema. Solo attraverso una collaborazione costante sarà possibile garantire nel futuro stabilità, adeguatezza e sicurezza delle prestazioni”.
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