Nel 2022 il valore aggiunto corrente generato dal complesso dell’economia nazionale (valutato a prezzi base) ha segnato una crescita del 6,8% rispetto all’anno precedente, quando il rimbalzo dell’economia (+9,7%) aveva consentito un pieno recupero dei livelli pre-crisi.

In tutti i settori istituzionali si sono registrate dinamiche positive. In particolare, la crescita dell’economia è stata guidata dal settore delle società non finanziarie, il cui valore aggiunto è aumentato del 9,1% (+14,8% nel 2021), contribuendo per 4,8 punti percentuali all’andamento complessivo del 2022.

Il valore aggiunto delle imprese finanziarie è aumentato del 3,4% (-5,4% nel 2021): la crescita è stata trainata dalle banche e dagli altri intermediari finanziari, i cui risultati hanno più che compensato la contrazione dell’attività assicurativa.

Le piccole imprese e i lavoratori autonomi, inclusi nel settore delle famiglie, hanno segnato nel 2022 una crescita del valore aggiunto del 3,6% che, seppure più contenuta rispetto all’anno precedente (+6,5%), ha consentito il recupero dei livelli pre-crisi (il loro valore aggiunto ha superato di 3,1 miliardi di euro quello del 2019).

Nel suo complesso, il settore delle famiglie, la cui attività include la componente figurativa legata all’utilizzo degli immobili di proprietà, ha fatto registrare un aumento del valore aggiunto pari al 3,4% (+4,5% nel 2021), che si è tradotto in un contributo di 1 punto percentuale alla crescita complessiva del 2022.

Infine, il valore aggiunto generato dall’attività delle amministrazioni pubbliche è aumentato del 6,9% rispetto all’anno precedente (+2,6% nel 2021).

Crescono la quota di profitto e il tasso di investimento delle società non finanziarie

Il valore aggiunto delle società non finanziarie, che nel 2021 era aumentato del 14,8% (+112,5 miliardi di euro rispetto al 2020), ha segnato nel 2022 un’ulteriore crescita del 9,1% (+79 miliardi).

La dinamica positiva dell’attività produttiva ha generato un aumento di 39,5 miliardi (+8,2%) dei redditi da lavoro pagati ai dipendenti (nel 2021, +49,9 miliardi di euro) e di 4,7 miliardi di euro (+19,6%) delle imposte sulla produzione (nel 2021, +5,9 miliardi di euro). Nel corso del 2022 le società non finanziarie hanno beneficiato di importanti misure di sostegno all’attività produttiva: i contributi alla produzione sono aumenti del 101,6% (+13,7 miliardi di euro rispetto al 2021) per effetto dei crediti d’imposta concessi dalle amministrazioni pubbliche per le spese energetiche.

Il risultato lordo di gestione del settore, ossia il margine operativo, ha sperimentato un aumento del 12,8% (+19,2% nel 2021), registrando nel 2022 una dinamica più sostenuta di quella del valore aggiunto. Pertanto, il tasso di profitto, calcolato come rapporto fra risultato lordo di gestione e valore aggiunto, si è portato al 45,1% dal 43,6% dell’anno precedente.

È confermato il trend crescente degli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie, dopo il crollo del 2020. Nel 2022, gli investimenti fissi lordi sono aumentati del 16,5% (+30,9 miliardi di euro), consolidando la crescita del 13,7% (+22,4 miliardi di euro) dell’anno precedente. La dinamica relativa di investimenti e valore aggiunto ha indotto un aumento del tasso di investimento che, salito al 22,9%, si è portato al livello più alto dalla crisi finanziaria del 2008.

Gli investimenti delle società non finanziarie sono stati trainati dalle spese per l’acquisto e
manutenzione di immobili residenziali e non residenziali che, nel complesso, sono cresciute di 14,2 miliardi di euro, pari al 34,7% (nel 2021, +2,5 miliardi e +6,4%). Gli investimenti per l’acquisto di macchinari e attrezzature hanno registrato un incremento di 11,1 miliardi di euro (+13%), mentre quelli in mezzi di trasporto sono aumentati di 2,9 miliardi di euro (+15,8%).

La crescita dell’economia e le misure di sostegno per la copertura delle maggiori spese energetiche nonché la crescita dei contributi agli investimenti – trainati dai bonus edilizi – hanno determinato un miglioramento dell’accreditamento del settore, che ha raggiunto il livello di 54,7 miliardi di euro (+46,5 miliardi di euro nel 2021) nonostante il forte aumento della spesa per investimenti.

Peggiora l’accreditamento delle società finanziarie

Il settore delle società finanziarie include banche, altri intermediari finanziari e creditizi (leasing, factoring, credito al consumo, ecc.), imprese di assicurazione e ausiliari dell’intermediazione finanziaria (società di gestione dei fondi comuni, agenti di assicurazione, brokers, ecc.).

Nel 2022 il valore aggiunto del settore ha registrato un aumento del 3,4%, dopo la flessione del 5,4% dell’anno precedente. Nonostante l’incremento delle imposte sulla produzione (+26,7% rispetto al 2021), la lieve riduzione dei redditi da lavoro dipendente pagati (-0,6%) ha determinato una crescita del risultato lordo di gestione (+4,8%).

Il reddito primario ha mostrato una dinamica fortemente positiva (+13,4% rispetto all’anno precedente), dovuta principalmente all’andamento dei redditi da capitale, il cui saldo netto è aumentato di 6,7 miliardi di euro rispetto al 2021 (+21,4%). In dettaglio, la diminuzione dei redditi netti derivanti dagli investimenti diretti all’estero (-0,9 miliardi di euro rispetto all’anno precedente) è stata più che compensata dall’andamento positivo degli interessi netti (+7,3 miliardi) e degli altri redditi da investimenti netti (+0,8 miliardi).

Il risparmio del settore è aumentato di 3,0 miliardi di euro (+5,5%) rispetto al 2021. Le società finanziarie hanno ricevuto dalle amministrazioni pubbliche 5,8 miliardi di euro (erano stati 11,7 nel 2021) a titolo di garanzia sui prestiti concessi alle piccole e medie imprese, come rimborsi dei crediti fiscali maturati per il pagamento anticipato di imposte e copertura di perdite in conto capitale di alcune banche residenti.

Gli investimenti delle imprese finanziarie sono aumentati di 1,3 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (+17,2%). L’accreditamento netto del settore è ulteriormente peggiorato di 3,9 miliardi, portandosi nel 2022 a 55,5 miliardi di euro.

Fonte: ISTAT