Aon plc e Mergermarket hanno pubblicato l’ultima edizione del Report M&A Risk in Review relativa alla prima metà del 2023.

Secondo l’indagine condotta su 50 dirigenti di team di corporate development, società di private equity e banche d’investimento, i dealmaker restano ottimisti sullo stato di salute delle fusioni e acquisizioni. Quasi la metà degli intervistati (il 46%) prevede che il numero di operazioni a livello globale aumenterà in maniera lieve o significativa nei prossimi 12 mesi rispetto al 2022. Un altro 20% prevede che i numeri dell’anno prossimo rimarranno in linea con i volumi attuali.

I dati raccolti da Mergermarket hanno indicato che nel secondo trimestre 2023 sono state annunciate circa 8.850 operazioni di M&A a livello globale, con un calo del 15% rispetto al trimestre precedente. Il valore complessivo di queste operazioni è però aumentato rispetto al primo trimestre 2023, passando da circa 664 miliardi di dollari nel primo quarter a ca. 814 miliardi nel secondo.

Questo non significa necessariamente che il percorso sarà tranquillo: dal rischio climatico, fiscale e informatico alla dislocazione dei mercati e all’incertezza geopolitica, raramente prima d’ora le strategie di M&A sono state messe alla prova da forme di volatilità così diverse e simultanee. I dealmaker devono essere proattivi nel controllare tutti i rischi possibili, mettere in campo piani di mitigazione per quelli al di fuori del loro controllo diretto e utilizzare soluzioni di trasferimento del rischio quando disponibili.

Il report M&A Risk in Review esplora queste dinamiche nel dettaglio, riportando le aspettative degli investitori per le operazioni di fusione e acquisizione a livello globale nei prossimi 12 mesi, i principali settori e i rischi che vedono, così come il modo migliore per mitigarli.

Tra i punti salienti del Report:

  • Il 68% degli intervistati ritiene che il settore tecnologico, dei media e delle telecomunicazioni (TMT) sarà quello più prolifico di operazioni di M&A nei prossimi 12 mesi. Al contrario, il 32% dei rispondenti prevede invece che il settore dei servizi finanziari sarà quello che registrerà meno deal, assieme a quello delle costruzioni (per il 26% del campione).
  • Il 72% degli intervistati prevede un peggioramento delle condizioni di finanziamento rispetto al 2022, di cui il 38% si aspetta che diventeranno molto più difficili. In risposta a ciò, i dealmaker si stanno rivolgendo a fonti di finanziamento alternative, tra cui il private equity (64%) e i prestiti non bancari (38%), oltre al ricorso ai mercati dei capitali di debito (34%).
  • Il 96% degli intervistati prevede un aumento del controllo dei parametri ambientali, sociali e di governance (ESG) nei deal nei prossimi tre anni. Il 48% di questi prevede un aumento significativo. Inoltre, il 24% afferma che le controversie in materia ambientale sono quelle che destano maggiore preoccupazione in relazione a potenziali controversie in una transazione.