Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali


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Dopo tre anni, torna a peggiorare la capacità da parte delle imprese di onorare i propri debiti con le banche. Ma ciò avviene con pesi diversi a seconda dei comparti. Infatti, il settore delle costruzioni e delle infrastrutture e quello dei servizi manifestano i maggiori rischi di insolvenza. È quanto si rileva dalla lettura della quarta edizione dell’Osservatorio Npe di Cribis Credit Management che fornisce una visione complessiva sul mercato dei Non performing exposure, ossia i crediti deteriorati. A giudizio degli analisti la causa di tale andamento è da ricollegare anche alla fine dei piani di preammortamento della finanza agevolata.
Nel nostro sistema finanziario c’è una mina vagante, che potrebbe deflagrare tra non molto tempo. È il mercato del denaro interbancario e in specifico la curva impazzita dell’Euribor, parametro di indicizzazione in voga per mutui e prestiti. Una “mina vagante” e dormiente che sta minacciando migliaia di mutuatari (pmi e consumatori) i quali dopo gli ultimi interventi della Bce vedono le rate dei loro piani d’ammortamento in aumento del 30-40%. A questo punto, il costo al servizio del debito rischia di essere insostenibile per le pmi, spesso appesantite da un extra indebitamento acceso per affrontare la carenza reddituale da lockdown pandemico e ora alle prese con il caro energia e il caro materiali.
Le risorse attribuite dall’Europa all’Italia per il Pnrr non potranno essere spese se non adottando, nelle procedure di gara, i Cam, ossia i Criteri ambientali minimi. Il piano di ripresa e resilienza prevede, infatti, l’adozione, quale elemento propedeutico di qualsiasi finanziamento di soggetti pubblici o privati, il principio “Dnsh” (Do no significant harm), ovvero non arrecare danni significativi all’ambiente.
Bonus ristrutturazioni a 360 gradi. L’agevolazione che consente la detrazione Irpef maggiorata del 50% fino al 31 dicembre 2024 è utilizzabile non solo per le opere edili di mera manutenzione ordinaria e straordinaria, ma per una più vasta gamma di interventi: acquisto di immobili già ristrutturati; opere finalizzate alla sicurezza statica e antisismica degli edifici; installazione di ascensori anche per l’adeguamento alla legge 13/1989; sostituzione – riparazione – innovazione di impianti elettrici e idraulici; costruzione di muri di cinta e di muri esterni di contenimento; realizzazione di interventi finalizzati alla messa in sicurezza delle abitazioni per prevenire atti illeciti da parte di terzi; acquisto/costruzione di box auto.
Meglio non risparmiare nei tradizionali cartelli che allertano le persone sull’attivazione di un sistema di videosorveglianza condominiale. Ed è buona regola mettere a disposizione degli utenti anche una informativa dettagliata sul corretto trattamento dei dati con tutti i dettagli e i riferimenti logistici.

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  • Bassa leva e contribuzione definita Fondi pensione italiani i più sicuri
Sulla mole dei fondi complementari non c’è paragone: in Uk questi investitori istituzionali valgono circa 4.000 miliardi di sterline, quasi il doppio del Pil. In Italia valgono soltanto 223 miliardi di euro, il 12% del Pil. Se però guardiamo a cosa è accaduto nelle scorse settimane, quando la Banca d’Inghilterra ha acquistato circa 20 miliardi di “guilt”, i titoli di Stato inglesi, per salvare proprio i Fondi pensione, a rischio di fallimento, l’Italia spicca per sicurezza. I nostri Fondi pensione possono rendere poco o tanto, a seconda dei casi, ma una cosa è certa: mai la Bce sarà obbligata a correre in loro aiuto acquistando titoli di Stato italiani. La ragione di questa differenza è regolamentare. La regolamentazione inglese è molto permissiva, laddove quella italiana è persino troppo restrittiva: l’uso della leva finanziaria è da noi contenuta entro limiti molto severi. Ma, oltre a questo, molti fondi pensione inglesi sono “a prestazione definita”, mentre quelli italiani sono sostanzialmente “a contribuzione definita” (a parte alcuni vecchi fondi ormai in esaurimento).
  • Da avversari a nuovi alleati le banche scoprono il private debt
In un Paese fortemente bancocentrico come l’Italia gli istituti sono stati a lungo il tappo che ha frenato la crescita dei fondi che investono nel debito delle aziende. Ora però la situazione sta cambiando. I primi dieci anni di questi fondi sono tutto sommato un successo: dal 2018 le erogazioni sono raddoppiate, mentre si è sensibilmente accorciata la distanza rispetto agli altri Paesi europei. Fatti pari a 100 i finanziamenti al sistema imprenditoriale, nel 2017 dai fondi di private debt veniva solo il 20%, l’anno scorso era salito al 34%; ancora lontano dal 54% della Germania e ancor di più dalla media Ue (67%), ma in via di avvicinamento. Anche in valori assoluti il settore ha ancora volumi contenuti – 2,2 miliardi contro i 372 miliardi dell’Europa ma secondo le previsioni del centro di ricerca Prequin nei prossimi 3-5 anni potrebbe esserci una decisa rimonta, così come è successo nel 2021 (Prequin prevede che in Europa i volumi raggiungano gli 877 miliardi di dollari nel 2026).
  • L’aumento dei tassi d’interesse spinge le surroghe dei mutui mentre i prezzi delle case salgono
Secondo l’ultima edizione della Bussola Mutui, realizzata da Crif e MutuiSupermarket. it, a settembre le surroghe sono state il 21% di tutte le richieste di mutui avanzate sul canale online, tre volte il dato registrato a maggio. «L’aumento delle rate mensili, in aggiunta al resto del carovita, mette a dura prova le finanze di molte famiglie italiane. Chi pensa di poter avere difficoltà a onorare le scadenze, cerca di rottamare il vecchio mutuo e sostituirlo con uno a tasso fisso o variabile con cap», dice Stefano Rossini, fondatore e amministratore delegato di Mutuisupermarket.it. L’incidenza delle surroghe è destinata a salire, considerato che nelle prossime settimane è atteso un ulteriore incremento degli indici Euribor. In questo scenario, Stefano Magnolfi, executive director di Crif, segnala che l’aumento dei tassi non ha fin qui frenato il mercato immobiliare, che prosegue nel percorso di crescita che aveva caratterizzato l’intero 2021. Nel secondo trimestre di quest’anno (ultimo dato disponibile), le compravendite residenziali sono ulteriormente cresciute dell’8,6% rispetto al periodo corrispondente dello scorso anno, arrivando a quota 219 mila. Per quanto riguarda i prezzi, nel periodo aprile-giugno gli appartamenti già utilizzati crescono del 3,3% nel confronto annuo, quelli nuovi addirittura del 5,8%.
  • L’Europa che non investe
In Germania, Italia, Francia, le famiglie tornano a riempire i depositi bancari per proteggere risparmi che però l’inflazione minaccia di erodere. “I tedeschi stanno diventando sempre più poveri”, ha scritto nei giorni scorsi il Frankfurter Allgemeine Zeitung, in un approfondimento che sottolinea come, nonostante l’elevata inflazione, le famiglie della prima economia europea continuino ad accumulare denaro sui conti correnti e sui depositi a vista. Solo ad agosto, scrive il quotidiano, questi titoli sono cresciuti di circa 36 miliardi di euro, arrivando alla cifra record di 2.197 miliardi (+107 miliardi in tre mesi). Dunque, l’eccesso di risparmio non è solo un problema italiano, ma riguarda tutta l’area euro.
  • Inflazione, energia, geopolitica la paura di un altro cigno nero
I mercati sono fragili e il nervosismo serpeggia tra gli investitori. Dall’aumento dei tassi al possibile peggioramento della crisi del gas, ecco quali sono i principali fattori di rischio che potrebbero scatenare una nuova tempesta. Sottolinea Ramenghi, «i mercati restano molto volatili e, nonostante brevi rimbalzi tecnici, gli investitori sembrano essere posizionati prevalentemente per scenari negativi». Cosa deve succedere perché le Borse davvero possano recuperare terreno? Per l’esperto di Ubs, «dovranno emergere indicazioni di una discesa dell’inflazione americana, e magari qualche segnale di distensione sul fronte dell’Ucraina».

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  • Auto elettriche? Il car sharing preferisce quelle a benzina
Sembra che l’Italia non sia ancora pronta per un sistema di car sharing 100% elettrico. Nel nostro paese Share Now è attivo a Milano, Torino e Roma con una flotta di 1.750 veicoli, di cui appena 100 sono 100% elettrici (e si trovano solamente a Milano). Numeri troppo risicati se confrontati a quelli degli altri paesi. E dire che, secondo Motus-E, l’associazione che raccoglie gli stakeholder della mobilità elettrica, l’infrastruttura di ricarica nel nostro paese è tra le migliori d’Europa: in Italia 100 guidatori di auto elettriche hanno accesso in media a ventuno punti di ricarica, il doppio rispetto alla Germania dove sono 10 e meglio della Francia dove la media arriva a dodici.

  • Più Btp e liquidità, meno fondi Così le famiglie italiane stanno in trincea
In soli due anni l’economia italiana è riuscita a recuperare quanto perso nella prima parte del 2020. Una ripresa più forte di quella degli altri Paesi europei ha consentito ai redditi delle famiglie di tornare su valori storicamente elevati. Una dinamica che si scontra, però, con l’alta inflazione. Infatti, sebbene si riducano le quantità acquistate, il valore della spesa continua a crescere, lasciando le famiglie con meno risparmio. Minor risparmio si traduce in minori investimenti finanziari. Tra gennaio e giugno 2022, le famiglie sono riuscite a investire in attività finanziarie poco più di 25 miliardi di euro di nuove risorse. La prudenza ha continuato a guidare i nuovi investimenti. Sembra ad esempio essere tornato l’interesse per i titoli di stato italiani. Le preoccupazioni per l’andamento dei mercati hanno invece penalizzato i fondi comuni, con disinvestimenti netti per 4 miliardi, mentre l’esigenza di un migliore equilibrio nel portafoglio ha favorito l’investimento di oltre 12 miliardi nei prodotti assicurativi e previdenziali.
  • Come salire sul trend delle materie prime
Materie prime, blockchain ed ecosistema automotive, sono gli asset che tengono banco nei portafogli degli investitori professionali. È quanto risulta dall’annuale ricerca paneuropea svolta nell’estate 2022 da WisdomTree per comprendere le scelte d’investimento degli istituzionali. Transizione energetica, cybersecurity e intelligenza artificiale sono gli altri megatrend di lungo periodo ritenuti particolarmente attraenti per l’impatto trasversale che avranno nell’epocale trasformazione strutturale in atto. Da sottolineare che i destini dei megatrend e del mondo delle commodity sono strettamente intrecciati.