NEL TRIMESTRE BALZO DEL 7,2% A 757,1 MILIONI. UTILE A 262,6 MILIONI. OGGI L’ASSEMBLEAdi Luca Gualtieri
Anche per Mediobanca il trimestre luglio/settembre è stato il migliore dei tempi recenti. Dopo i risultati record di Unicredit, ieri il mercato si è concentrato sui numeri di piazzetta Cuccia che, alla vigilia dell’assemblea annuale, ha annunciato il nuovo massimo storico dei ricavi, cresciuti nel periodo del 7,2% a 757,1 milioni. Il contributo più significativo è arrivato dal margine di interesse che è salito dell’11% a 396 milioni grazie al contributo positivo di tutte le divisioni e in particolare del consumer (+8%) a seguito del miglioramento dei volumi, del riprezzamento degli attivi e dell’attenta gestione del costo della raccolta. In crescita anche le commissioni (+4% a 210 milioni), grazie alla crescita sostenuta del wealth management (+17%), trainata dalle maggiori commissioni di gestione e da upfront fee che si sono mantenute sui medesimi livelli dello scorso esercizio. In controtendenza si è mosso invece il cib (-10% a 68,7 milioni) che pure ha registrato una performance positiva del mid corporate (quasi triplicato, da 5,5 a 14,6 milioni) e del lending (+47%). In rallentamento è risultata invece l’area capital markets con l’apporto dell’advisory stabile. Il conto economico si è chiuso con un utile netto di 262,6 milioni, in linea con i 261,9 milioni dello scorso anno e in netta crescita rispetto ai 191 milioni del trimestre precedente, cui corrisponde un Rote del 12% e un eps trimestrale pari a 0,31 euro.

Il book value della partecipazione in Generali (12,8% del capitale, da cui è arrivato un risultato netto di 86,6 milioni, in calo rispetto ai 95,1 milioni dello scorso anno) è diminuito da 3 a 2,4 miliardi, variazione «perlopiù ascrivibile alla diminuzione delle riserve da valutazione ex Afs al 30 giugno scorso (-780 milioni) derivante in particolare dall’aumento dei tassi di interesse sui titoli obbligazionari governativi e corporate», ha chiarito una nota.

Proprio sul tema Generali il ceo Alberto Nagel si è soffermato durante la conference call di presentazione dei risultati. In particolare, al banchiere è stato domandato di un potenziale interesse per la partita Banca Generali: «Su dossier di m&a di grandi dimensioni dove c’è una controparte che decide, dovremmo essere contattati visto che si conosce il nostro potenziale interesse», ha affermato il banchiere. Il dossier è tornato rovente nelle scorse settimane quando Generali ha confermato un interesse per l’americana Guggenheim Partners. Se il deal andasse in porto – questa l’ipotesi che circola sul mercato – Trieste potrebbe vendere il suo 50,17% di Banca Generali. Già nel 2020 il dossier era finito nel mirino di Mediobanca che è da anni alla ricerca di una preda nel settore del wealth management e che a suo tempo indirizzò due lettere d’intenti al board delle Generali. La proposta si scontrò però con la dura opposizione di Delfin e di Caltagirone. Per adesso Nagel non si sbilancia sull’operazione: «Abbiamo una strategia relativa al nostro piano strategico sulla quale siamo in esecuzione. Nelle priorità del piano c’è lo sviluppo del wealth management che sta andando meglio del previsto. È il primo contributore di commissioni e questo avviene a pochi anni dall’entrata di Mediobanca in questo segmento. In questo scenario è necessario consolidarci», ha spiegato il banchiere, che ha preferito non commentare i rumor riportati giovedì 27 ottobre da MF-Milano Finanza riguardo un possibile rafforzamento di Francesco Gaetano Caltagirone nel capitale della merchant bank milanese: «Favoriamo l’engagement con tutti i soci, manteniamo una possibilità di confronto con tutti, anche con Delfin e Caltagirone, ma non riteniamo utile e opportuno commentare le indiscrezioni circa un arrotondamento delle quote», ha concluso Nagel. (riproduzione riservata)
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