DALL’INDAGINE CAPGEMINI: I NUOVI METODI DI PAGAMENTO, ENTRO IL 2026, ARRIVERANNO AL 28%
di Fabrizio Milazzo
I nuovi metodi di pagamento digitali, come quelli istantanei, con valuta elettronica, su mobile e tramite portafogli digitali, nonché i servizi di online banking e QR code, rappresenteranno, entro il 2026, circa il 28% del totale delle transazioni non in contanti, rispetto al 17% registrato nel 2021. Una crescita che testimonia la fame di innovazione da parte delle imprese. La stima è contenuta nel World payments report 2022 di Capgemini. Stando all’indagine, basata su dati provenienti da 17 mercati internazionali, tra cui l’Italia, l’89% delle pmi, dovendo fare fronte, soprattutto, alle attuali criticità relative ai flussi di cassa che ostacolano la fase di crescita, ritiene di non essere sufficientemente servita dalla propria banca di riferimento e sta pertanto valutando la possibilità di rivolgersi a un fornitore alternativo del comparto Pay-tech, che risulti più adatto alle proprie esigenze. «Le piccole e medie imprese sono la colonna portante della crescita economica globale, in quanto contribuiscono alla metà del Pil e dell’occupazione», evidenzia Monia Ferrari, financial services director di Capgemini in Italia, «eppure, sono tra le più colpite dalla recente volatilità del mercato. Le banche e i provider di servizi di pagamento devono riallineare le loro priorità per sfruttare questo valore inutilizzato, offrendo servizi di pagamento innovativi ed esperienziali».

I trend di crescita dei nuovi strumenti di pagamento. Gli utenti di pagamenti globali con codice QR potranno raggiungere quota 2,2 miliardi nel 2025 (erano 1,5 miliardi nel 2020). I pagamenti istantanei si stima, invece, faranno segnare un tasso composto di crescita, nel medesimo periodo, di circa il 29%. Le stime degli esperti indicano che le transazioni eMoney registreranno un tasso di crescita di circa il 27%. E ancora, entro il 2025 i ricercatori affermano che gli utenti unici di portafogli digitali a livello globale aumenteranno di circa una volta e mezza per raggiungere 4,4 miliardi totali. Dal punto di vista geografico, i paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico contribuiranno per oltre il 50% ai volumi globali delle transazioni non in contanti entro il 2026. Incrementi notevoli nell’uso di sistemi di pagamento istantaneo si prevedono in America Latina, soprattutto nei mercati di Brasile, Perù e Colombia. Anche in Europa gli analisti prevedono che i portafogli digitali favoriranno la crescita del volume delle transazioni non in contanti. Tutto ciò avverrà in un contesto in cui nelle vendite al dettaglio l’e-commerce crescerà 10,5 volte più velocemente delle vendite in negozio nel periodo 2019 – 2025.

L’insoddisfazione delle pmi. Gli effetti derivanti dalla pandemia e dalla crisi geopolitica continuano a incidere sulle catene di approvvigionamento, contribuendo in maniera significativa alla crescita dell’inflazione e al debito delle imprese. E le piccole e medie imprese stanno subendo il peso maggiore dell’impatto rispetto alle imprese più grandi. Si consideri che le pmi rappresentano oltre il 90% delle imprese in tutto il mondo. In media, contribuiscono per metà al Pil mondiale e sono il principale datore di lavoro. In base agli esiti dell’indagine, il 61% degli intervistati ha affermato di avere rapporti con banche tradizionali in quota da due a cinque; quasi un quarto ha affermato di aver lavorato con fornitori di servizi di pagamento (da sei a dieci). Spesso termini sfavorevoli per i prodotti finanziari, inclusi canoni di noleggio per i pos, interessi elevati sul capitale circolante e copertura dello scoperto, costringono le pmi a mantenere più relazioni bancarie. Le banche sono chiamate ad adattarsi alle diverse dimensioni delle pmi, ai diversi livelli di maturità aziendale e ai settori in cui operano. Quindi, affinché le banche possano gestire in maniera proficua i rapporti con le pmi devono personalizzare le offerte. In tal senso, solo l’11% delle pmi ha dichiarato di essere soddisfatto delle proprie relazioni bancarie, il 44% si è dichiarato insoddisfatto e il 45% indifferente. Il risultato è che nove pmi su dieci dichiarano che stanno riconsiderando i rapporti con le proprie banche relativamente a varie categorie di prodotti. Sul mercato si affermano, quindi, sempre più le Fin-tech che stanno innovando e supportando le piccole e medie imprese, puntando soprattutto sulla digitalizzazione delle catene di approvvigionamento e del valore per modernizzare i metodi di pagamento e migliorare i tempi e i processi. I principali nuovi player stanno creando un ecosistema basato sui servizi di pagamento principali affiancati da altri prodotti finanziari, come le assicurazioni, e prodotti “quasi bancari”, come la gestione del capitale e la consulenza, per costruire convenienti pacchetti da proporre alle pmi.

Le banche “tradizionali” chiamate a cambiare rotta. Le pmi sono fondamentali per il settore bancario in quanto contribuiscono con oltre 800 miliardi di dollari all’anno alle entrate bancarie globali. Nonostante l’elevato potenziale, si tratta di una clientela che si trova spesso nel limbo dei servizi finanziari. Per molte banche, il costo elevato del servizio e la bassa redditività delle pmi ne sminuiscono l’attrattiva. E così, le Pay-tech stanno lentamente, ma inesorabilmente, penetrando nella catena dei pagamenti B2B e con l’ingresso di Big-tech e Fin-tech il segmento delle pmi sta diventando un campo di battaglia competitivo. Per riconquistare la fiducia delle pmi, le banche “vecchio stampo” dovranno aumentare il valore dei propri servizi, eliminando le restrizioni che attualmente ne bloccano la crescita. Ma dal report emerge che oltre un quarto delle banche possiede un’infrastruttura monolitica e poco flessibile, con il 75% dei manager che preferisce mantenere in funzione i sistemi attuali piuttosto che innovare. Nonostante il segmento di mercato delle pmi valga oltre 850 miliardi di dollari in tutto il mondo, queste aziende, a giudizio degli esperti, sono ancora troppo spesso trascurate dal settore bancario tradizionale rispetto ad aziende più grandi e al mercato retail.

Le potenzialità inespresse della blockchain. Tra le numerose tecnologie innovative adottate dalle banche per rimanere competitive, la Distributed ledger technology (Dlt), ossia la blockchain, sta emergendo come un elemento fondamentale. Però, come evidenziato nel report, anche se molte banche e provider di servizi di pagamento concordano sul potenziale di trasformazione di questa tecnologia, la sua adozione è destinata a rimanere piuttosto stabile poiché le risorse limitate continuano a frenare le opportunità di investimento.

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