Ingaggiato il cacciatore di teste Egon Zehnder per stilare la lista del board uscente
di Andrea Deugeni e Luca Gualtieri
Nuova riunione del patto di consultazione l’8 novembre. Le fondazioni valutano di salire al 9,9% per superare l’Agricole e ottenere due membri in consiglio. L’incognita Tononi
È Egon Zehnder l’advisor scelto dal Banco Bpm per il processo di selezione delle 15 candidature che andranno a far parte della lista del consiglio uscente in vista del rinnovo del board ad aprile 2023. Lo ha comunicato ieri l’istituto guidato da Giuseppe Castagna al termine del cda che aveva all’ordine del giorno l’individuazione dell’head hunter in una rosa di nomi composta, secondo le indiscrezioni, anche da Spencer Stuart e Russell Reynolds. Mentre secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, non era invece in agenda dei consiglieri la scelta del partner assicurativo nelle polizze danni, per cui nei giorni scorsi in Piazza Meda sono arrivate le offerte vincolanti di Credit Agricole Italia e di Axa. Mentre non è ancora stata recapitata quella delle Assicurazioni Generali, che pure nei mesi scorsi aveva presentato una manifestazione di interesse non vincolante per la partnership bancassicurativa.

Il dossier lista del consiglio uscente è sul tavolo anche dei rappresentanti delle casse di previdenza e delle fondazioni socie del Banco, titolari di un patto di consultazione salito il 29 settembre -dopo l’ingresso della Cassa Forense- dal 6,2% al 7,8%. Al momento non è stata ancora fissata una nuova riunione, ma il patto coordinato dall’Enpam (all’1,9%) e di cui fanno parte anche Fondazione Crt (1,78%), Lucca (1,16%), Alessandria (0,5%), Trento e Rovereto, Manodori e Carpi per un totale dello 0,32%, più Inarcassa (allo 0,5%), hanno previsto di incontrarsi subito dopo l’8 novembre, giorno in cui la banca comunicherà al mercato i risultati del terzo trimestre.

Oltre ad analizzare l’andamento del business, i componenti del patto porteranno avanti il confronto sulla scelta del proprio rappresentante nella lista del consiglio. Dei 15 nominativi solo 12 entreranno in consiglio, mentre tre saranno riservati invece alle minoranze. Dopo alcune riunioni iniziali sul metodo di individuazione, si sta iniziando a discutere di candidature, anche se non sono ancora stati identificati nomi precisi. Con un occhio alle mosse di JpMorgan, testa di ponte del Credit Agricole nel blitz primaverile dei francesi nel capitale dal Banco, al 5,2% circa, è in cantiere anche l’arrotondamento dal 7,8% fino alla soglia rilevante ai fini Bce del 9,99% per controbilanciare e superare la presenza nel libro soci della Banque Verte (al 9,18%) e riconquistare così la posizione di primo azionista. Il rafforzamento dovrebbe avvenire attraverso acquisti -divisi fra vari enti- all’interno dell’accordo parasociale.

A questo punto i rappresentanti del patto nel board della banca potrebbero essere due. Intanto, secondo quanto riferiscono a MF-Milano Finanza alcune fonti fra gli azionisti del patto il presidente di Banco Bpm Massimo Tononi potrebbe non far parte della lista del board. Il banchiere starebbe manifestando la volontà di non essere inserito, una scelta che qualcuno ha messo in relazione con la partita in fieri della prossima elezione, sempre ad aprile 2023, della presidenza della Fondazione Cariplo. Da Piazza Meda fanno sapere che l’istituto «ha già intrapreso un iter formale di analisi e selezione, anche con il supporto di advisor esterni indipendenti, per la presentazione della lista del prossimo cda. In ogni caso, anche alla luce del percorso positivo intrapreso e dei risultati ottenuti in diversi ambiti dal gruppo, il presidente Tononi è aperto a valutare la propria ricandidatura. Solo al termine di tale procedimento ritiene però opportuno, da parte di tutti i candidati, pronunciarsi ufficialmente in merito: e ciò, in primis, da parte sua». Il banchiere ha poi smentito di essere tra i possibili candidati alla successione di Giovanni Fosti. Nei giorni scorsi intanto gli advisor Lazard, Citi e Kpmg hanno ricevuto da Crédit Agricole e da Axa le offerte vincolanti per il ramo danni del Banco. Non è escluso che Generali scenda in campo, anche se l’interesse della compagnia sul dossier si sarebbe intiepidito. Durante la prima fase del processo competitivo, Piazza Meda ha ricevuto proposte molto diverse sia come perimetro sia come accordo commerciale. Per ovviare a questo problema la banca ha fissato alcuni paletti che hanno consentito ai pretendenti di allineare business plan ed earn out. Per quanto riguarda le valutazioni, gli analisti ipotizzano una cifra compresa tra 250 e 300 milioni, anche se sensibile alle diverse aspettative di tasso interno di rendimento. (riproduzione riservata)
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