Paola Valentini
Anche nel 2021 le polizze Vita di ramo I legate alle gestioni separate hanno lottato per proteggere i rendimenti medi, che nell’ultimo quinquennio si sono attestati sul 3% medio confermando la tendenza calante degli ultimi anni (3,13% nel 2017, 3,03% nel 2018, 2,84% del 2019, 2,62% nel 2020) per via della compressione dei tassi dei Btp. Non a caso nella composizione delle gestioni, come emerge dai dati Ania, pur rappresentando l’asset class principale, la quota di Btp in portafoglio si sta riducendo a favore di una maggiore diversificazione in obbligazioni societarie e fondi. Un’altra strada per proteggere le performance è rappresentata dalle riserve, ossia i cosiddetti fondi utili che recepiscono le novità delineate dall’Ivass nel 2018. Una decina di gestioni hanno previsto la possibilità di costituire una riserva per spalmare parte dei capital gain realizzati in un certo anno sugli esercizi futuri (al massimo 8) per stabilizzare i rendimenti.

La ricerca di fonti di reddito è inoltre resa più urgente dall’aumento dell’inflazione. In ogni caso per chi ricerca la protezione sul lungo termine l’appeal delle gestioni separate rimane, grazie alle caratteristiche proprie di queste polizze. «Al momento abbiamo evidenza di una costante richiesta», afferma Emiliano De Salazar, direttore Vita di Sara, che ha appena lanciato una polizza Vita (Sara Gestione Valore) legata alla gestione separata Fondo Più e dedicata al nuovo partner distributivo Banca Finnat. Il patrimonio investito nelle ramo I è separato da ogni altro asset della compagnia: quindi, qualsiasi cosa succeda, nessuno potrà toccare i capitali. In altre parole, spiegano da Intesa Sanpaolo Vita, «il denaro che le costituisce può essere incassato solo dai clienti che vi hanno investito». Un ulteriore profilo di protezione riguarda i portafogli, i quali sono immunizzati alla volatilità dei mercati.

L’insieme delle regole di bilancio fanno sì che le ramo I non subiscano le oscillazioni caratteristiche degli altri prodotti finanziari: il patrimonio e il rendimento (seppure quest’ultimo contenuto) sono stabili nel tempo offrendo in questo modo sicurezza all’investitore. I titoli, fino a quando rimangono all’interno della gestione e non vengono venduti, sono valorizzati al prezzo a cui sono stati inizialmente acquistati (cosiddetto criterio di contabilizzazione di tipo storico). Il valore della linea cambia quando il titolo viene venduto: la differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita si trasferirà sulla quotazione della gestione separata. Le plusvalenze arrivano anche dai redditi generati dai titoli in portafoglio (le cedole), ferme restando le garanzie di rendimento minimo previste dalle condizioni contrattuali. Anche se queste sono ormai in via di estinzione, resta la garanzia del capitale (al netto dei costi). Caratteristiche che continuano a sostenerne la domanda di polizze di ramo I sia nella versione pura sia nella formula delle multi-ramo in abbinamento con le unit linked. L’Ania rileva che da inizio 2021 a fine agosto le polizze di ramo I hanno registrato nuovi premi in aumento del 3,1% a 38,7 miliardi, anche se in agosto sono scesi dell’1,3% a 2,73 miliardi. Dai dati dell’associazione delle compagnie assicurative guidata da Maria Bianca Farina risulta inoltre che nel 2020 nonostante l’impatto della pandemia gli attivi in gestione sono saliti a 570,7 miliardi, +3,3% rispetto al 2019. Quanto alla composizione degli investimenti, nel 2020 è aumentato del 2,6% l’ammontare in titoli a reddito fisso ma è sceso, anche se in misura marginale, il loro peso percentuale (da 81,3% nel 2019 a 80,7% nel 2020); in particolare, i Btp con un’incidenza del 40,1% si confermano l’attivo principale, sebbene in calo rispetto al 2019. Resta marginale l’investimento in titoli di capitale (l’1,6% del totale nel 2020 contro l’1,9% del 2019), mentre tra le altre attività è aumentato l’investimento in fondi e sicav, passato dal 15,2% nel 2019 al 16% nel 2020.

Sempre dall’analisi Ania sulle 295 gestioni separate commercializzate nel 2020 risulta che lo scorso anno 112 hanno ottenuto un rendimento compreso tra il 2% e il 3%, range in cui è compresa anche la performance media di mercato (2,62%); 38 gestioni separate hanno reso meno del 2% mentre le rimanenti 145 (con una quota di attivi pari al 21%) hanno ottenuto rendimenti superiori al 3%. E anche quest’anno, come emerge dall’analisi di MF-Milano Finanza che ha raccolto un’anticipazione sul 2021 di un campione di oltre 50 polizze che comunicano i dati mensili (al 31 agosto), i rendimenti dovrebbero registrare un ulteriore leggero calo.

Detto questo, nella scelta delle polizze presenti sul mercato è necessario valutare caricamenti e costi di gestione, eventuali clausole relative al disinvestimento anticipato o all’interruzione dei versamenti. Va comunque detto che nel panorama del ramo Vita i prodotti rivalutabili si confermano i meno costosi, con commissioni totali (dati Ivass) comprese tra 1 e 2% l’anno (mentre per i prodotti multi-ramo e le unit linked i valori sono compresi tra 2 e 4%). D’altro canto va tenuto presente che le polizze di ramo I sono tra i pochi strumenti di risparmio che non scontano l’imposta di bollo, ovvero la mini-patrimoniale dello 0,2% annuo sul capitale investito che colpisce tutti gli altri prodotti di investimento a eccezione, oltre che delle gestioni separate, dei fondi pensione e delle polizze sanitarie. Inoltre, come per tutte le polizze Vita, è previsto il differimento dell’imposta sui rendimenti al momento della liquidazione del capitale oltre alla libera scelta dei beneficiari in caso di morte dell’assicurato e l’esenzione dalle imposte di successione. (riproduzione riservata)
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