STUDIO ACRI-IPSOS: NEL 2021 CRESCE SOLO DEL 2% LA QUOTA DI ATTIVITÀ FINANZIARIE INVESTITE
di Marco Capponi
Gli italiani, anche se a piccoli passi, si stanno trasformando in un popolo di investitori. A confermarlo è stato ieri il 21° rapporto Acri-Ipsos, presentato alla vigilia della giornata mondiale del risparmio in programma per oggi. Dallo studio è emerso che nel 2021 la quota di chi ha scelto di investire i propri risparmi è cresciuta su base annua di 2 punti percentuali, raggiungendo il 37%, livello massimo dal 2008. Un dato che non può essere però letto senza considerare l’altra faccia della medaglia: il 28% del totale destina a soluzioni di investimento solo una piccola quota dei suoi risparmi, e quasi i due terzi del campione complessivo (61%) continua a preferire la liquidità. Anche i materassi, d’altro canto, si vanno via via sgonfiando: l’anno scorso a tenere i risparmi liquidi era il 63% delle famiglie.

A rafforzare la convinzione che gli investimenti non siano più un tabù è intervenuta un’altra evidenza, forse la più significativa dell’intero studio: la propensione a scommettere su strumenti finanziari a maggiore rischio sta aumentando in modo considerevole. Nel 2020 a dichiarare che questi asset fossero la miglior forma di investimento era il 9% della popolazione: ora si è passati al 14%. E guardando solo a quella fetta di famiglie che ha risparmiato, l’investimento definito a rischio è aumentato dal 13% al 21%, sfiorando addirittura la quota (22%) di chi ritiene che l’unica maniera vincente di usare il proprio denaro sia spenderla in consumi o tenerlo liquido. Il grande sconfitto di questo trend, d’altra parte, è stato il mattone: nel 2008 più della metà degli italiani (il 56%) riteneva gli immobili l’investimento migliore in assoluto. Ora il dato, pur rappresentando ancora la scelta più diffusa in valore assoluto, è sceso fino al 32%. Anche in questo caso però la neonata propensione al rischio (nel 2008 era pari al 3%) si scontra con il suo contraltare: guardando agli strumenti finanziari effettivamente posseduti dal campione intervistato la stragrande maggioranza rientra nell’alveo della protezione massima. Sul totale coinvolto dal report il 90% possiede un conto corrente (dato invariato rispetto al 2020), mentre le altre voci hanno subito tutte una qualche flessione: le azioni dal 10% al 9%, i fondi comuni d’investimento dal 15% all’11%, le assicurazioni vita e fondi pensione dal 27% al 23%.

Un ulteriore dato che desta ottimismo è quello relativo alla fiducia che gli italiani ripongono nelle leggi che regolano e tutelano il risparmio. Per la prima volta dal 2005 la quota di chi si sente ben tutelato dal sistema normativo è arrivata al 50%, pareggiando quella degli scettici. La forbice si è assottigliata progressivamente dal 2016, quando la percentuale di chi riteneva le misure legislative efficaci era stata appena del 26%. Al contempo, «il dato aggregato rimane espressione di preferenze ancora molto polarizzate», ha sottolineato l’ad di Ipsos Italia, Nando Pagnoncelli, che ha presentato il rapporto insieme al presidente di Acri Francesco Profumo (si veda il box in pagina). Se quindi le misure normative prese nell’ultimo quinquennio hanno riscosso la fiducia della popolazione, l’ulteriore sfida che si innesca ora è quella di mettere il risparmio al servizio del Paese. Per il 26% degli intervistati, 4 punti in più rispetto allo scorso anno, l’apporto del risparmio alla crescita economica e allo sviluppo stesso di una società democratica e civile è fondamentale. E se, come spesso è stato ribadito dalle autorità politiche ed economiche, molto del legame tra investimenti e ripresa passa anche dai consumi, per le famiglie quelli da privilegiare dopo la crisi sanitaria sono i beni di sopravvivenza: non a caso il 28% del campione ha incrementato nel corso degli ultimi due-tre anni la sua spesa per medicine e sanità. Sul versante opposto, complici le restrizioni pandemiche, il 58% del totale intervistato ha diminuito la sua spesa per alcune attività di svago e tempo libero come cinema, teatri e concerti. (riproduzione riservata)
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