MEDIOBANCA OK DELL’ ASSEMBLEA A BILANCIO E MODIFICHE STATUTARIE PROPOSTE DAL CDA
di Luca Gualtieri
Mediobanca supera l’esame dell’assemblea, anche se Leonardo Del Vecchio ha detto no alle politiche di remunerazione del gruppo. Ieri, nella tradizionale data del 28 ottobre, i soci di Piazzetta Cuccia (rappresentativi del 69,9% del capitale) si sono espressi su un nutrito ordine del giorno. Nello specifico, nella parte ordinaria sono stati approvati il bilancio al 30 giugno e la distribuzione di un dividendo di 66 centesimi, l’acquisto di azioni proprie fino al 3% del capitale, le politiche di remunerazione e la revoca del piano di incentivazione 2021-2025. In sede straordinaria invece l’assemblea ha dato l’ok all’annullamento delle azioni proprie in portafoglio, alla revoca della delega ad aumentare gratuitamente il capitale e soprattutto alle modifiche statutarie approvate nelle scorse settimane dal board. L’unico punto su cui Del Vecchio si è opposto è quello relativo alle remunerazioni, mentre sulla polizza assicurativa di responsabilità civile a favore dei consiglieri Delfin si è astenuta. Francesco Gaetano Caltagirone invece (entrato in Mediobanca all’inizio di quest’anno e attestato dall’estate scorsa al 3%) avrebbe votato a favore su tutti i punti. Il mercato, così come i soci del patto di consultazione, hanno in ogni caso confermato il sostegno alla gestione di Piazzetta Cuccia

Passano soprattutto le modifiche allo statuto proposte dal board. Alla fine di settembre infatti Delfin (primo socio al 18,9%) ha proposto di eliminare il requisito statutario secondo cui tre amministratori devono essere dirigenti di Mediobanca da almeno tre anni e di alzare il numero dei consiglieri di minoranza, con la previsione che più liste possano concorrere alla nomina di tali figure. Le richieste sono state esaminate dal board di piazzetta Cuccia che ha risposto con una controproposta: l’eliminazione del vincolo sui tre dirigenti e l’aumento della rappresentanza destinata alle minoranze (fino a un massimo di tre consiglieri) con un posto riservato ai rappresentanti degli istituzionali. Dopo la mossa del cda, Delfin ha ritirato le proprie richieste «al fine di semplificare il processo assembleare evitando la possibile confusione che potrebbe essere creata dalla presenza di due proposte parzialmente divergenti».Mercoledì intanto l’istituto milanese ha approvato i conti del primo trimestre 2021-2022 che si è chiuso con ricavi per 706 milioni (+13%), un margine di interesse di 358 milioni (+4%) e commissioni record che superano per la prima volta i 200 milioni, 203 milioni per la precisione (+17% sul trimestre precedente e del 7% annuo), mentre l’utile netto è salito a 261,9 milioni (+30,9%). A sostenere il flusso delle commissioni è stata la crescita del business del wealth management (96 milioni, +27%) oltre al contributo del corporate & investment banking (8 milioni, +23% sul trimestre e -4% su base annua).

Nel frattempo l’attenzione dei soci e del mercato è concentrata sulla governance delle Generali. Su questo fronte Mediobanca va dritta per la propria strada, intenzionata a confermare il ceo Philippe Donnet anche se con il voto contrario dei grandi imprenditori. Se a breve partirà il lavoro degli advisor sulla long list dei candidati, qualcuno crede che ci sia ancora spazio per un riavvicinamento tra i grandi soci e Piazzetta Cuccia. Uno scenario plausibile? Si vedrà. Di certo sia Del Vecchio sia Caltagirone hanno già iniziato a lavorare sul progetto di una lista con candidati di standing e un progetto strategico alternativo per Generali. Proprio ieri l’imprenditore romano ha arrotondato la quota nella compagnia al 6,689%. (riproduzione riservata)
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