di Pierluigi Mandoi
La previdenza complementare ha girato l’angolo dopo le difficoltà della pandemia, ma la sfida per il settore è consolidare ulteriormente la crescita. La parola d’ordine è intercettare i bisogni dei giovani. Questo il punto di vista che ha trovato d’accordo i maggiori esperti del tema nel panel «Previdenza complementare in cerca di new look» all’interno del Festival delle assicurazioni 2021, organizzato da MF-Milano Finanza e Accenture. In un Paese in cui tra i tre pilastri del sistema pensionistico quello pubblico risulta prevalente, per far crescere la previdenza complementare è necessario innanzitutto che ci sia crescita economica, ha spiegato Mario Padula, presidente del Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione): «Occorre poi fare un ragionamento sui giovani e su un’area di lavoro non standard in progressivo ampliamento, al di fuori dall’architettura tradizionale del sistema previdenziale. Per attirare i giovani bisogna pensare sia a interventi mirati dal punto di vista della fiscalità sia a veri e propri incentivi finanziari». Gli ha fatto eco Edoardo Fontana Rava di Banca Mediolanum: «In tutta Europa il livello di previdenza complementare è basso. Ma i clienti sono assolutamente interessati ad avere risposte sulle loro esigenze: non solo investimento, ma preoccupazione sull’autosufficienza, sul mantenere l’impiego e rispettare nel tempo impegni come il mutuo. Si deve entrare in una dimensione di consulenza previdenziale». Ha anche aggiunto che, affinché eventuali agevolazioni fiscali possano avere successo, è necessario che si garantisca che non vengano messe in discussione successivamente. Un esempio di incentivo potrebbe essere, secondo Nadia Vavassori di Amundi, «eliminare il plafond dei 5.164 euro per la deducibilità ai fini Irpef dei versamenti ai fondi pensione. In questo modo anche i genitori potranno contribuire più facilmente alla previdenza dei figli». Ma occorre anche che ci sia informazione sulla flessibilità che la normativa conferisce ai fondi pensione, ha dichiarato Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche itinerari previdenziali: «spiegare che lo strumento può adattarsi ai bisogni grazie alla possibilità di chiedere l’anticipazione fino al 30% dopo otto anni o fino al 75% per l’acquisto della prima casa. Non si tratta semplicemente di versare e aspettare 50 anni per riavere il denaro». «Il tema dell’accesso ai fondi con credito d’imposta durante la vita del prodotto è importante», ha concordato Ugo Loeser di Arcafondi: «le strade sono pubblicizzare meglio la flessibilità e concedere incentivi fiscali all’adesione». Infine, ha spiegato Jacopo Schettini Gherardini di Standard Ethics, una tattica vincente potrebbe essere «puntare sulla sostenibilità degli investimenti da parte dei fondi. Il tema Esg è tenuto molto in considerazione dai giovani: se la previdenza complementare ne tenesse conto si potrebbe rendere chiaro che anche un investimento nei fondi pensione potrebbe contribuire a rendere il mondo migliore tra 20 o 30 anni». (riproduzione riservata)
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