IL PRESIDENTE XI JINPING AVVIA LA MAGGIORE ISPEZIONE NELLA STORIA DEL SUO GOVERNO
di Elena Dal Maso
Si aggrava lo stato di salute del settore immobiliare cinese, colpito da nuovi default. Da un lato il colosso Evergrande non ha pagato le cedole di altri tre bond lunedì scorso, dall’altro Sinic Holdings ha avvertito che non sarà in grado di rimborsare capitale e interessi su 250 milioni di dollari di un bond in scadenza il 18 ottobre. Il gruppo ha spiegato che uno dei suoi creditori il 20 settembre ha chiesto il rimborso di 75,42 milioni di dollari e ha incaricato una terza parte di rilevare le controllate estere del gruppo a causa della mancata restituzione dei capitali.

Intanto Evergrande, 305 miliardi di dollari di debito, è ancora sospesa dalle contrattazioni di Hong Kong e ha mancato la sua terza tranche di pagamenti di obbligazioni nelle ultime tre settimane, rinfocolando i timori del mercato sul contagio nei confronti di altri gruppi immobiliari alle prese con una serie di scadenze a breve termine. Alcuni detentori di bond hanno detto a Reuters e Bloomberg di non aver ricevuto pagamenti di cedole per un totale di 148 milioni di dollari sulle emissioni di aprile 2022, aprile 2023 e aprile 2024. A fine settembre il colosso del mattone cinese non aveva onorato le prime due cedole.

La data ultima per staccare il dividendo, 30 giorni dalla prima scadenza, è il 23 ottobre, dopodiché verrà dichiarato il default. Secondo i dati Refinitiv, il prossimo anno scadranno un totale di 101,2 miliardi di dollari di bond emessi da società immobiliari cinesi. «Ci saranno più fallimenti in futuro se il problema della liquidità non migliora notevolmente», ha scritto il broker Cgs-Cimb in una nota, aggiungendo che le aziende con un rating creditizio più debole hanno difficoltà a rifinanziarsi. Il mercato immobiliare cinese vale il 28% circa del Pil, oltre 50mila miliardi di dollari, secondo Barclays, più grande di quello statunitense, appesantito da 5mila miliardi di debito, più del Pil del Giappone nel 2020, ha calcolato Nomura.

La sua crisi è in buona parte imputabile al nuovo programma del governo per una maggiore equità che contrasta col possesso di più abitazioni e di fatto ha impedito ai costruttori di indebitarsi ulteriormente.

Il presidente cinese Xi Jinping avrebbe aggiunto nelle ultime ore un altro capitolo alla nuova stagione di maggior controllo dello Stato sull’economia. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, il leader si strebbe concentrando sui legami che le banche statali cinesi e altri gruppi finanziari hanno sviluppato con i big player del settore privato per frenare il capitalismo nell’economia del Paese.

Secondo il quotidiano americano, il presidente Xi – la cui campagna è iniziata alla fine dello scorso anno con un attacco normativo ai giganti tech – starebbe avviando un’ispezione ad ampio spettro sulle istituzioni finanziarie, che secondo i calcoli di Bloomberg in Cina valgono 54.000 miliardi di dollari. Verifiche che, annunciate a settembre con pochi dettagli, si concentrano sul fatto che banche statali, fondi di investimento e authority sarebbero diventati «troppo vicini alle imprese private come il gigante Evergrande, la società di viaggi Didi Global e il colosso tech Ant Group». L’esame, condotto dalla principale agenzia anticorruzione e incentrato su 25 istituzioni, «è il più vasto da quando il presidente Xi è salito al potere quasi dieci anni fa». (riproduzione riservata)
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