SOLO 50 MILIONI NEL SETTORE IN ITALIA NEL 2020, IN FRANCIA 20 VOLTE TANTO. STANNO PERÒ NASCENDO LE PRIME ESPERIENZE VIRTUOSE

di Pierluigi Mandoi
«La digitalizzazione del settore assicurativo permette di progettare una nuova offerta, più flessibile e dinamica, diretta a un nuovo consumatore che fino a ora non era incluso nella proposta assicurativa. Il mercato lo sa, non manca più la consapevolezza delle opportunità. Quello che manca, adesso, sono gli investimenti». Ha commentato così lo stato dell’arte dell’insurtech Simone Ranucci Brandimarte, presidente di Yolo e dell’Italian insurtech association, all’interno di uno dei panel del Festival delle assicurazioni 2021 organizzato da MF-Milano Finanza in collaborazione con Class Editori e Assinews. Gli investimenti nel settore hanno registrato un’ulteriore accelerata nel 2021, superando nei primi sei mesi (7,2 miliardi di dollari) il totale dell’intero 2020, con una fetta sempre più larga (il 43%) in Europa. All’interno del Vecchio continente, però, l’Italia figura nelle retrovie: «Nel 2020 tra startup, collaborazioni e progetti speciali di compagnie tradizionali sono stati investiti in tutto 50 milioni di euro, in Francia 20 volte tanto. È un gap con il resto del continente che non dovrebbe essere atteso», ha continuato Ranucci Brandimarte. Le ragioni del ritardo accumulato, ha chiarito Francesco Cerruti, direttore generale di Vc hub Italia (espressione dei principali portatori d’interesse nell’ambito dell’innovazione), sono di due tipi: «Un ecosistema meno maturo rispetto ad altri Paesi ma anche meno attivismo di soggetti molto pesanti che altrove sono il traino dell’innovazione, cioè i fondi previdenziali e i corporate venture capital». In Italia solo sei aziende sulle 40 quotate sul Ftse Mib hanno un fondo di venture capital. Eppure sono svariate le opportunità fornite dalla digitalizzazione, e in Italia se ne stanno vedendo i primi esempi. Come il meccanismo di social insurance raccontato da Edoardo Monaco, ceo di Axieme group: «Siamo stati i primi in Italia a introdurre la possibilità di ridare parte del premio all’assicurato se si è comportato in modo virtuoso. E questo è stato possibile grazie alla tecnologia che ci permette di offrire un servizio digitale end-to-end». Oppure il servizio di assistenza stradale digitale che Hlpy fornisce alle compagnie che offrono bundle Rc auto: 3.000 mezzi di soccorso sul territorio che l’assicurato, in caso di guasto o sinistro, può contattare tramite app con condivisione in tempo reale delle informazioni utili. «Il cliente viene aiutato velocemente, la compagnia risparmia costi e ha maggiori dati per gestire l’eventuale sinistro», ha spiegato il ceo Valerio Chiaronzi, la cui azienda ha sviluppato piattaforma digitale e rete fisica di supporto in soli otto mesi. Infine, l’insurtech offre opportunità anche per il ramo Vita, nel quale in Italia si segnala Vitesicure, unica compagnia in Europa a fornire una polizza vita totalmente digitale e senza documenti in carta. «Con la tecnologia si può allargare il mercato a chi ne ha più bisogno, e questo rende sostenibile la nostra offerta perché inclusiva», ha detto la fondatrice Eleonora Del Vento, ricordando l’iniziativa della «polizza sospesa» lanciata durante l’emergenza pandemica: un’assicurazione per chi non può permettersela pagata con parte delle provvigioni. Il Festival ha anche ospitato un panel sulle prospettive dei prodotti di investimento assicurativi, tra rendimenti delle gestioni separate in continua diminuzione e ricorso ai prodotti multiramo: vi hanno partecipato Luigi di Falco (responsabile Vita, Ania), Lorenzo Alfieri (country head, JpMorgan AM), Federica Vicenzotto (chief compliance officer, Intesa Sanpaolo Vita), Fausto Tenini (analista, Mf Intelligence Unit) e Alessandro Lazzari (Assinews). (riproduzione riservata)
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