Sul clima viviamo nell’inconsapevolezza, ma non c’è nessun “effetto Greta”: il paradigma “più vecchio, più saggio” si applica anche alle competenze e alle azioni per contrastare la crisi climatica. Inoltre, la conoscenza è importante e le persone con un’elevata alfabetizzazione climatica hanno una probabilità tre volte maggiore di intraprendere azioni concrete per la salvaguardia del pianeta. Sono questi i punti principali del primo «Allianz Climate Literacy Survey», con cui il gruppo assicurativo Allianz ha verificato le conoscenze sui cambiamenti climatici e sulle relative politiche della popolazione in Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Sebbene il vertice mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in agenda dalla prossima settimana a Glasgow (CoP26) sia al centro dell’attenzione mondiale, l’alfabetizzazione su questi temi sembra essere gravemente bassa nei cinque paesi oggetto dell’indagine: infatti, solo il 14,2% degli intervistati dimostra di essere veramente alfabetizzato sul clima, cioè di avere un’alta preparazione su questi temi.

Sullo sfondo delle recenti proteste per la crisi climatica, che sono state ampiamente sostenute dai giovani in tutto il mondo, Allianz ha anche indagato la distribuzione delle conoscenze per classi di età, domandandosi se i giovani, oltre ad essere paladini del clima, siano anche meglio informati. Sembra non essere questo il caso. Le conoscenze sul clima aumentano infatti con l’età: la percentuale di intervistati con un alto livello di alfabetizzazione climatica è più elevata tra i Boomers con il 16,3%; la Gen-Z raggiunge solo l’11,5%. Il paradigma “più vecchio, più saggio” sembra applicarsi anche all’alfabetizzazione climatica. L’indagine mostra inoltre che la probabilità di impegnarsi attivamente per ridurre l’impronta di CO2 aumenta in maniera sostanziale con l’alfabetizzazione climatica. Gli intervistati con elevate conoscenze sul tema hanno più del triplo di probabilità di collocarsi nel gruppo dei “molto attivi”: la quota è del 44,3%, contro il 12,6% degli intervistati con basse conoscenze.
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