di Manuel Follis
Manovre in corso nell’azionariato di Autostrade per l’Italia. Nello specifico sono i soci di minoranza che sembrano intenzionati a cambiare la loro posizione. Appia Investments (cordata formata da Edf e Dif che vede Allianz come principale investitore) e il fondo Silk Road sono entrati nell’azionariato nel 2017 pagando 14,8 euro per azione, e ora avrebbero aperto il dossier riguardante le quote. Una prima finestra per uscire dalla compagine dei soci della società infrastrutturale si è chiusa a fine agosto. I piccoli azionisti insieme detengono l’11,94% di Aspi e avevano 45 giorni di tempo per vendere al consorzio formato da Cdp Equity di cui fanno parte anche Blackstone e Macquarie alle medesime condizioni con cui Atlantia aveva venduto il suo 88%. Il signing dell’operazione Cdp-Atlantia risale a metà giugno e la deadline per esercitare l’opzione è quindi scaduta a fine agosto. Come aveva anticipato MF-Milano Finanza i soci di minoranza alla fine hanno deciso di non sfruttare questa opzione. Adesso c’è chi si interroga sul futuro della loro partecipazione. Di sicuro nelle ultime settimane è cambiato il clima intorno ad Aspi, come dimostra la firma dell’atto transattivo con il governo che mette fine di fatto all’ipotesi di revoca della concessione. Negli ultimi giorni è circolata la voce che Allianz e Silk Road potessero tornare a valutare l’uscita dall’azionariato, ovviamente valutando prezzo e condizioni. La scelta però mal si concilierebbe con la minusvalenza che i soci dovrebbero registrare, tanto che qualcuno scommette che invece gli azionisti di minoranza prima o poi lavoreranno per incrementare la quota. In parallelo, procede la trattativa con Atlantia per i risarcimenti dovuti in seguito al crollo del ponte Morandi. La holding guidata da Carlo Bertazzo in maggio aveva ricevuto una notizia di contestazione da Appia Investments e da Silk Road. I due soci hanno contestato genericamente «violazioni di dichiarazioni o garanzie» e hanno evidenziato altresì «di non essere allo stato in grado di quantificare le rispettive pretese risarcitorie, rispetto alle quali i contratti prevedono in assenza di dolo o colpa grave un limite del 15% del prezzo pagato». In sostanza, l’oggetto del contendere riguarda eventuali risarcimenti che dovrebbero spettare agli azionisti. A maggio Appia Investments e Silk Road non avevano quantificato il petitum, ma avevano scritto ad Atlantia per garantirsi il diritto a trattare. Secondo quanto previsto contrattualmente, una prima fase prevede di cercare un componimento amichevole (fase tuttora in corso) mentre successivamente i due azionisti potrebbero avviare una procedura arbitrale. I contratti prevedono che in assenza di dolo o colpa grave il risarcimento non possa superare il 15% del prezzo pagato, ossia una cifra poco superiore a 250 milioni. Ieri intanto Atlantia è stata inserita anche nel Mib Esg Index, il primo indice blu-chip per l’Italia che include i più importanti emittenti quotati che dimostrano di mettere concretamente in campo comportamenti virtuosi in materia Esg. Di recente, Atlantia è stata confermata nel Ftse4Good Index Series, altro paniere che classifica le migliori imprese al mondo in termini di pratiche e trasparenza in materia ambientale, sociale e di governance, e ha registrato significativi avanzamenti nei rating Esg emessi da primarie agenzie internazionali come Msci, Vigeo-Eiris (parte di Moody’s Esg Solutions) e Gresb, indice specializzato nella valutazione del settore infrastrutture. (riproduzione riservata)
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