Il supervisore francese ACPR ritiene che il deterioramento della redditività del settore, particolarmente marcato nel non vita, sia “preoccupante”.

L’assicurazione francese ha resistito alla crisi. Ciò è evidenziato dal rapporto di solvibilità medio del 242% registrato alla fine del 2020. Un rapporto che si è “stabilizzato verso l’alto durante la prima metà del 2021”, ha sottolineato l’Autorité de contrôle prudentiel et de résolution (ACPR) durante la presentazione delle cifre del mercato francese 2020.

Il supervisore è tuttavia allarmato dalla “bassa redditività” degli assicuratori che “in un contesto di tassi bassi persistenti, rimane preoccupante”, ha insistito il suo segretario generale Dominique Laboureix.

Ha aggiunto: “Stano facendo la loro comparsa nuovi rischi. Per potervi resistere, dobbiamo investire e per investire, dobbiamo essere redditizi”. Le sue parole fanno eco a quelle del presidente dell’ACPR e governatore della Banque de France François Villeroy de Galhau. “Non dobbiamo entrare nel dibattito o nella lotta sbagliata. La questione è la redditività, non la solvibilità”, ha detto nel dicembre 2020.

Redditività a mezz’asta nei danni

L’ACPR si dice particolarmente attenta al deterioramento dei combined ratio, che sono molto marcati nei rami danni alla proprietà dei professionisti e rischi agricoli (122% nel 2020, cioè + 28 punti rispetto al 2019) e catastrofi naturali (139% nel 2020, in calo di 8 punti rispetto al 2019).

La debolezza della redditività tecnica è tanto più preoccupante in quanto anche le entrate finanziarie tendono a diminuire. Nel 2020, il risultato netto del settore nel suo complesso è stato di 9,7 miliardi di euro, con un calo di quasi il 25% rispetto al 2019. Anche se questo è stato un anno di crisi, il settore ha anche visto il suo reddito netto diminuire dell’11% nel 2019. La redditività, cioè il rapporto tra il reddito netto e il capitale proprio delle organizzazioni assicurative, è del 5% per tutto il settore per l’esercizio 2020. Questo è un netto calo rispetto al 2019 (6,8%) e al 2018 (7,8%).

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