Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Le assicurazioni italiane sembrano avere gli anticorpi necessari per uscire indenni dalla crisi provocata da Covid. Se alle banche europee la pandemia ha causato un calo vertiginoso dei rendimenti sul capitale (roe) azzerati nel secondo trimestre rispetto al 6% dello stesso periodo 2019 a causa delle pesanti rettifiche sui crediti (MF-Milano Finanza del 7 ottobre), nel caso delle compagnie assicurative della Penisola quest’anno si potrebbe assistere addirittura a una replica della redditività record che era stata registrata nel 2019, quando il dato complessivamente del return on equity era stato del 12,9%. Le stime sono inevitabilmente ancora parziali ma il primo semestre dell’anno per le imprese assicurative italiane è stato positivo sotto diversi punti di vista. Per quanto riguarda la redditività del ramo danni la scarsissima diffusione delle polizze assicurative per interruzione del business ha evitato perdite alle imprese italiane che invece in altri Paesi sono state molto pesanti. Basti pensare ai Lloyd’s di Londra che per la pandemia hanno registrato sinistri di oltre 5 miliardi di sterline. Nel caso dell’Italia l’impatto è stato praticamente nullo ma, come negli altri mercati, c’è stato invece l’effetto positivo del lockdown.
Proprio nell’anno del Covid a sorpresa raggiunge nuove vette la ricchezza totale dei Paperoni che vola a 10,2 trilioni di dollari. Il nuovo massimo (il precedente a 8,9 trilioni di dollari risale a fine 2017) è stato toccato a fine luglio 2020, a seguito del rimbalzo a V del valore dei loro asset dopo la caduta subita nel periodo del lockdown. Sempre più ricchi insomma (tra i pochi infatti ad aver visto l’auspicata ripresa a V) i multimiliardari nel frattempo hanno però anche subito una sorta di mutazione genetica: sempre più innovatori e in grado di captare i macrotrend accelerati dal Covid-19, ma anche interessato alle tematiche ambientali e sociali. E’ quanto emerge dal report di Ubs e PwC che analizza ricchezza e modelli di business degli uomini e donne più ricchi al mondo. Secondo l’analisi il profilo vincente è appunto quello del «miliardario innovatore e disgregatore (disruptive)», che riesce cioè a inquadrare comparti in crescita e a importarvi modelli di business originali, in grado di rivoluzionare il mercato di riferimento. Va da sé che molti degli ultra-ricchi provengono dai settori tech (dove il 94% è classificato come innovatore) ed healthcare (71%).
Leonardo Del Vecchio rompe gli indugi e sale ancora in Mediobanca. A due mesi dall’autorizzazione della Bce, nei giorni scorsi Mister Luxottica ha superato il 10% di Piazzetta Cuccia, portandosi al 10,162%. In termini assoluti si tratta poco più di un arrotondamento, visto che la quota precedente era il 9,889%. Il segnale va però letto alla luce delle scadenze in avvicinamento. Tanto più che, come previsto dal Tuf in caso di superamento del 10%, Delfin ha diffuso una serie di informazioni sulla natura e sulle finalità dell’iniziativa: «L’investimento di Delfin in Mediobanca ha carattere finanziario e di lungo termine, con la volontà di garantire stabilità e sostenere la crescita», spiega il documento. «Eventuali ulteriori incrementi della quota saranno valutati, tempo per tempo, sulla base del rendimento dell’investimento, delle condizioni dei mercati e dell’opportunità di acquisto». Delfin esclude inoltre di voler «acquisire il controllo della banca» o di «esercitare un’influenza dominante sulla gestione», di voler «proporre un’integrazione o una revoca degli organi amministrativi o di controllo della banca» e di avere «accordi con altri soci o terzi sulla propria quota».
Pir tradizionali o Eltif? Per Ennio Doris, fondatore e presidente di Banca Mediolanum, la scelta è facile. Bisogna puntare sui pir tradizionali e in particolare alzare la loro quota da 30 a 60 mila euro (tenendo conto che attualmente vi è un limite massimo di investimento di 150 mila euro). «Occorre uno shock», ha commentato il banchiere, una risposta concreta per far ripartire l’economia reale. Pur riconoscendo l’importanza di strumenti alternativi, Doris ha messo in evidenza come l’unico modo per creare un mercato per questi prodotti passi attraverso il potenziamento dei pir tradizionali. A oggi non vi è ancora un mercato finanziario in cui collocarsi, se l’obiettivo è investire in società non quotate. Ne consegue che, seguendo il filo del ragionamento, nel momento in cui «gli strumenti tradizionali raggiungeranno il successo auspicato e verranno portate moltissime aziende sul mercato», si creerebbe spazio anche per strumenti alternativi come gli Eltif.
  • CATTOLICA
Secondo fonti consultate dall’Agi, il recesso nell’ambito della partnership in via di definizione tra la compagnia veronese e le Generali sarebbe inferiore al 20%, soglia oltre cui si avvererebbe una delle condizioni sospensive

Il turismo fatica a risollevarsi dopo il lockdown. La stagione estiva è stata double face: fino alla fine di luglio c’è stato un encefalogramma piatto, in agosto si è registrato un rimbalzo ma assai parziale e che non è riuscito a recuperare il perduto, settembre è ritornato poi col segno quasi completamente negativo. L’ acuirsi dei contagi sta mettendo seriamente a rischio pure la prossima stagione invernale. Dice l’albergatore Franco Vanucci, presidente del consorzio Riccione turismo: «La mancanza di sicurezza mette in difficoltà. Le notizie spaventano e per prenotare una vacanza di Natale i turisti aspettano di essere certi che sia tutto in ordine. Siamo nella nebbia».
  • SOStariffe.it
Visionando i preventivi rilasciati sul suo portale negli ultimi 12 mesi, SOStariffe.it ha potuto analizzare qual è stata l’evoluzione nazionale in merito alle attivazioni di polizze per il furto dell’auto. Al primo posto tra le auto per le quali è stato quantificato il maggior numero di preventivi relativi a un’assicurazione per furto troviamo la Panda 3ª serie, modello che ha registrato il 7,32% del totale di preventivi, seguita da Golf 7ª serie e Yaris 3ª serie. Secondo i dati raccolti dal Dossier sui furti d’auto elaborato da LoJack Italia relativi al 2019, la regione più colpita dai furti d’auto è stata la Campania, con oltre 23 mila furti. Seguono Lazio (17.021), Puglia (16.389), Sicilia (13.178) e Lombardia (10.013).

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  • Delfin oltre il 10% di Mediobanca con prestiti di Unicredit e Intesa
La Delfin di Leonardo Del Vecchio comunica alla Consob di aver superato la soglia del 10% di Mediobanca, di non avere intenzioni ostili, di agire in autonomia «senza altri soci», e di essere pronta a incrementare la propria partecipazione a seconda delle opportunità di mercato. La holding di uno degli imprenditori più ricchi d’Italia ha comprato un altro 0,2% circa del capitale, salendo così al 10,16% di Piazzetta Cuccia. E ha finanziato gli acquisti grazie a due prestiti erogati da Unicredit e Banca Intesa. Delfin agisce da sola, ma le due maggiori banche italiane sono pronte a fare affari con lei. Se è vero che difficilmente potrebbero fare altrimenti, è anche vero che Del Vecchio così facendo manda un segnale in Mediobanca e alle istituzioni: a chi nei mesi scorsi faceva notare che la sua Delfin è basata in Lussemburgo, e che Mediobanca è il primo azionista di un asset strategico per il Paese come le Generali, il patron di Luxottica fa sapere che le banche tricolori sono con lui. Non solo Unicredit, di cui Delfin è un socio storico, ma anche Intesa Sanpaolo. Del Vecchio non ha mai palesato le sue intenzioni su Mediobanca, né il management ha sondato qual’è la visione del suo primo azionista. E anche di recente ci sono stati dei mal di pancia sul controllo di Banca Generali: Mediobanca era e potrebbe essere in futuro interessata a rilevare la controllata di Generali, ma i soci privati del gruppo di Trieste, cioè proprio Del Vecchio (4,8%) e Francesco Caltagirone (5,25%), non paiono inclini a cederla a Piazzetta Cuccia ricevendo in parte in cambio titoli delle stesse Generali.
  • Effetto virus sui miliardari mai così tanto a così pochi in oltre un secolo di storia
Alla fine dello scorso luglio, i patrimoni globali dei miliardari avevano toccato la cifra record di 10.200 miliardi di dollari: stracciato il precedente picco di 8.900 miliardi di fine 2017. Le settimane nere di febbraio e marzo, al clou della pandemia, avevano aperto crepe nei loro forzieri. Ma lo spettacolare recupero azionario dei mesi successivi ha consentito ai ricchi censiti dal rapporto di Ubs e PwC di rimpinguare le casseforti: tra aprile e luglio i loro patrimoni sono balzati all’insù del 27,5%. Sono oggi 2.189 persone, altro record, quaranta delle quali si trovano in Italia (quattro in più del 2019, con 165 miliardi in tasca e per la metà “self made”).

  • Caltagirone arrotonda la quota al 5,25%

  • AXA potrebbe aver bisogno di ricapitalizzare la controllata XL
Alcuni analisti parlano di una ricapitalizzazione tra 1 e 2 miliardi di euro per la compagnia specializzata nell’assicurazione danni e infortuni per le grandi imprese
e la riassicurazione. Molto sorvegliata dalla sua acquisizione per 15 miliardi di dollari, XL è stata colpita dalla crisi Covid-19. All’inizio dell’anno, l’assicuratore aveva già dovuto rivedere verso il basso il suo target a causa dei costosi disastri naturali.
D’ora in poi dovrà affrontare la crisi di Covid, che sta lasciando segni importanti sui conti di XL. Gran parte della fattura per il coronavirus, stimata in 1,5 miliardi di euro per il gruppo, è a carico della divisione, a causa di richieste di risarcimento relative a perdite operative o cancellazioni di eventi.

Handelsblatt

 

  • L’assicurazione vita è sempre più simile agli altri investimenti finanziari
In futuro, i clienti troveranno sempre più rara una garanzia di capitale al 100%. La pressione sul lato degli investimenti è semplicemente troppo forte. Il leader di mercato stabilisce la direzione. E la maggior parte dei circa 80 concorrenti in Germania probabilmente seguiranno l’esempio. Con il messaggio poco appariscente “Allianz Leben investe nel futuro della previdenza”, l’assicuratore dà il segnale di partenza per cambiamenti significativi in tutto il settore. Ciò sarà particolarmente sentito dai clienti interessati alle assicurazioni vita a partire dal prossimo anno. Perché a prima vista, le nuove regole sembrano un peggioramento. La polizza classica è stata comunque sottoscritta da sempre meno persone a causa del basso tasso d’interesse garantito dello 0,9%. D’altro canto, molti fornitori hanno evidenziato le possibilità più lucrative offerte dalle varianti moderne, integrando di solito soluzioni di fondi come fonte di rendimento. Almeno veniva promesso che alla fine del periodo almeno l’importo che i clienti avevano pagato sarebbe stato restituito. In futuro Allianz garantirà solo tassi di rimborso del 98%, 80% o addirittura 60%, a seconda del prodotto e della tolleranza al rischio del cliente. Nel caso ideale, la ricompensa per la rinuncia alla garanzia sarebbe un rendimento più elevato. Con questo passo di Allianz, gli assicuratori vita sono etntrati nel nuovo mondo del rischio. Invece di un’elevata percentuale di titoli di Stato a tasso fisso, in futuro le assicurazioni vita saranno sempre più supportate da azioni, immobili, investimenti in energie rinnovabili e infrastrutture. Anche con una garanzia dell’80% degli importi versati, essi dovrebbero rappresentare circa i due terzi del patrimonio investito.
Il portafoglio sottostante di una polizza di assicurazione sulla vita è quindi simile alla mancia che ogni consulente d’investimento dà oggi ai suoi clienti, che vogliono ottenere un rendimento ragionevole. L’assicurazione sulla vita, il prodotto d’investimento preferito dai tedeschi, sta quindi affrontando un cambiamento significativo.